Sisco: “Voglio comunicare con sincerità quello che sento” – INTERVISTA

Sisco

Intervista al cantautore Sisco per la presentazione del suo nuovo singolo

Sul tetto del mondo è il nuovo singolo di Sisco, cantautore milanese che strizza l’occhio al pop internazionale, partendo da Michael Jackson e Whitney Houston, per arrivare alle più contemporanee Dua Lipa e Ariana Grande. Non manca l’attenzione alle nostre pop star di ultima generazione come Annalisa, a cui non risparmia parole di elogio, Elodie ed Emma. Lo sento al telefono per un intervista e per farmi raccontare il suo ultimo lavoro discografico.

Ciao Sisco, come stai?

«Ciao Antonino, tutto bene, a lavoro qui a Seveso nello studio discografico nel quale collaboro, io e Samuele stiamo lavorando a nuovi brani. È un lavoro intenso, non c’è un attimo di tregua».

Bene, ti chiamo per parlare di ‘Sul tetto del mondo‘, un brano fresco e dinamico in cui viene fuori una melodia interessante e la tua voce che si distingue da ciò che si ascolta in giro. Com’è nata l’idea di questa canzone?

«Intanto grazie mille, l’idea è nata circa un anno fa, parla di una situazione vicina a me di un anno fa, una persona a cui voglio molto bene stava vivendo una situazione sentimentale molto forte, quella storia mi ha portato a riflettere sulla fragilità delle storie d’amore, quanto spesso siano fragili e vulnerabili e quanto sia difficile riuscire ad ottenere qualcosa di sincero e duraturo. È una canzone che però nella seconda parte lancia un messaggio di speranza, possiamo dire che si divide in due parti, ad un certo punto dico: “Voglio scendere in campo. Ti giuro che darò tutto finché non sarò stanco”».

Leggo che hai dei modelli di riferimento molto alti, da Michael Jackson a Whitney Houston, quando credi che conti la vita di un artista per rendere credibile la sua interpretazione?

«Sai, non saprei, un artista comunica e ci mette tutto se stesso, poi bisogna vedere il messaggio che arriva a chi l’ascolta, a me un artista può trasmettere delle emozioni, ad altri no. Io cerco di comunicare ciò che sento, di raccontare il mio punto di vista, magari chi ascolta si può immedesimare nella mia storia. Sono una persona molto schietta, sincera, spero di comunicare con sincerità quello che sento, quello che sono. Per me è molto importante inoltre la collaborazione e mi reputo fortunato nell’avere incontrato gli amici del Phaser Studios di Seveso, tra vari artisti si possono avere scambi di idee, di sonorità, è una collaborazione che sono contento di avere cominciato. Poi, certo Michael Jackson, Whitney Houston sono per me dei punti cardine della musica, ascoltando loro, vedendo le loro performance puoi solo imparare».

Qual è il tuo primo ricordo come approccio alla musica? Quando hai capito che era la strada che volevi percorrere?

«Diciamo che fin da piccolo ho sempre amato cantare, cantavo sempre le sigle dei cartoni. I miei, assecondando questa mia passione, mi hanno scritto ad una scuola di canto, ho partecipato a diversi concorsi canori, mi sentivo sicuro, ero nella mia dimensione. Poi ho anche studiato danza per tredici anni, mi piace l’idea della performance completa. Da piccolo guardavo Violetta su Disney Channel, anche lei in qualche modo ha alimentato il mio desiderio di salire su un palco… (ride, nda)»

Quindi ti piace l’idea di una performance completa, dal ballo, al canto.

«Oggi nel nostro panorama ci sono artiste molto interessanti, penso a Emma, ad Elodie, ad Annalisa. Lei per me è un punto di riferimento, magari qualcuno la critica per le sue ultime scelte discografiche che hanno un po’ abbandonato la sfera più intima per lanciarsi verso una musica pop, io non la critico, a me piace e credo che abbia ambedue le facce, ha due anime che ha saputo dosare, lei è da dodici anni sulla scena, sta lavorando molto, è un’artista completa».

Tornando ‘Sul tetto del mondo‘, com’è nata questa canzone? Avete scritto prima il testo o la musica? Com’è venuta l’idea del video?

«Quando scriviamo una canzone si parte dalla melodia, dallo studio della base. Una volta completa l’idea della musica, facciamo una session di scrittura. Non parto da uno strumento, ma da un bit. Il videoclip lo abbiamo registrato presso i Phaser Studios di Seveso, alterna immagini statiche e animate ed è stato montato e diretto da Davide Scopazzi e Riccardo Campoccia. Il filmato è molto minimal e si articola in un gioco di luci e ombre che mi circondano. L’ombra simboleggia la sofferenza e la fragilità dell’amore al giorno d’oggi e la difficoltà di portare avanti una relazione, mentre la luce rappresenta la speranza nella ricerca di un legame forte e sincero, per il quale si è disposti a dare tutto, senza paura di sbagliare».

Antonino Muscaglione, nasce a Palermo nel 1976. Da sempre appassionato di disegno, attento a dettagli, per altri, non rilevanti. "Less is more", avrebbe scoperto in seguito, diceva Mies Van Der Rohe. Consegue la Laurea in Architettura nella Facoltà d'Architettura della sua città. Vive in Lombardia, si divide fra progettazione architettonica e insegnamento. Denominatore comune delle sue attività è la musica, da sempre presente nella sua vita. Non può progettare senza ascoltare musica; non può insegnare senza usare la musica come strumento di aggregazione.
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