‘Esistere‘ è il nuovo singolo di Jaboni
Dal 21 marzo 2025 è disponibile in radio e su tutte le piattaforme digitali ‘Esistere‘, il nuovo singolo di Jaboni, nome d’arte di Simone Iaboni. Il singolo è prodotto da Giorgio Lorito per Gil Produzioni. Il brano riflette sulla condizione di immobilità che spesso si prova di fronte alla vita, quando tutto sembra fermo e ricoperto di polvere, inclusi noi stessi. In questo stato la passione e l’amore diventano un appiglio, ma la vera svolta arriva solo attraverso il cambiamento interiore. Per esistere davvero è necessario lasciarsi andare, accettarsi e non permettere che la paura guidi le nostre scelte.
Dal punto di vista musicale, il brano si inserisce nel solco del sound elettro-pop di respiro internazionale che caratterizza fin dall’inizio il percorso artistico di Jaboni, con un arrangiamento capace di amplificare il contrasto tra staticità e slancio vitale, in perfetta sintonia con il significato del testo. Sento Simone al telefono per farmi raccontare com’è nato ‘Esistere‘ e per capire qual è il suo modo di intendere la musica.
Ciao Jaboni, come stai? ‘Esistere‘ arriva con la primavera, è un caso o una scelta?
«Diciamo che è stata è stata una coincidenza, una bella coincidenza. È un brano che vuole avere una visione propositiva, quindi mi piace sia uscito in primavera. Cerco di raccontare il mondo che viviamo, sono convinto che un barlume di speranza ce lo dà l’amore, la passione. Bisogna avere il coraggio di lasciarsi andare e non farci governare dalle paure per vivere in pieno i propri sentimenti, ingredienti essenziali della nostra esistenza».
Cosa pensi debba raccontare oggi la musica?
«Credo che la musica abbia un ruolo molto importante, è un ruolo che va oltre l’intrattenimento, deve lanciare dei messaggi netti, decisi, deve riuscire a comunicare positività. Ognuno, col proprio ruolo, deve mettere quelli che possono essere gli ingredienti per vivere meglio».
Come nascono le tue canzoni?
«Le mie nascono dalla parte melodica, quindi musicale, come viene, va via, registro al volo ovunque, mi capita mi venga in mente un motivo, una melodia anche quando sono in metropolitana, la prima cosa che faccio è catturarla, sai come diceva Vasco “le canzoni (…) nascon da sole sono come i sogni e a noi non resta che scriverle in fretta perché poi svaniscono e non ritornano più”. Una volta scritta la musica, mi lascio ispirare come fossi un regista, mi faccio ispirare dalla musica per trasmettere qualcosa, che sia un testo malinconico, nostalgico, cerco di costruire il brano, e il testo nasce dalle note. Ci sono tante componenti, un brano è istinto, ma anche costruzione.
Suono la chitarra, ma non è fondamentale, non riesco a fare musica da solo, è sempre un lavoro di team, il più delle volte la mia voce diventa lo strumento, può capitare, lavorando in gruppo, che un brano nasca in mezz’ora. È un’immagine romantica, la musica è come l’architettura, c’è una componente poetica, ma ci sono anche delle regole da seguire».
Sei musicista e anche architetto, chi è il tuo architetto preferito?
«Senz’altro Mies Van Der Rohe, le sue tensioni, la purezza delle sue composizioni ma anche le regole spesso così esplicite. La mia passione principale è stata la musica, ho avuto la fortuna di essere un adolescente degli anni ’90. Da Frosinone mi sono trasferito a Roma, l’architettura è venuta in parallelo».
In che modo pensi di far conoscere la tua musica?
«Oggi, con mio rammarico, i principali veicoli sono i social, faccio fatica ad entrare nel mondo tik tok, ma ho chi mi supporta a livello promozionale. È importante il suono ma anche l’immagine, abbiamo scelto per il video che supporta ‘Esistere’ la metafora del tennis, c’è un parallelismo che si crea, per me il tennis è la metafora dei rapporti, che è anche il principio della canzone sui rapporti interpersonali, tutto sta nelle nostre azione e nell’equilibrio, nello scambio che si crea col compagno di squadra».
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