Simonetta Spiri: “Canto con Roberta Bonanno l’importanza di saper affrontare tutto con il sorriso” – INTERVISTA

Simonetta Spiri Roberta Bonanno

Intervista a Simonetta Spiri che ci racconta “Questa sera metto i tacchi“, singolo pubblicato in duetto con Roberta Bonanno

È disponibile su tutte le piattaforme digitali dallo scorso venerdì 17 gennaio “Questa sera metto i tacchi“, singolo che unisce Simonetta Spiri e Roberta Bonanno in un inno all’amor proprio che vuole essere un omaggio a chi combatte ogni giorno la propria battaglia. Una proposta intensa, emozionante, d’altri tempi, figlia di un lodevole progetto che sostiene la ricerca di Fondazione AIRC.

Abbiamo raggiunto telefonicamente Simonetta per farci raccontare questa canzone e anche qualcosa sul suo percorso discografico.

Com’è nata “Questa sera metto i tacchi” e dove hai trovato l’ispirazione per questa canzone?

«È nata due estati fa, quando un autore molto sensibile, Giuseppe Macchitella, mi ha mandato una bozza piano e voce di una strofa e un ritornello, dicendomi che li aveva pensati per me e gli sarebbe piaciuto inserirmi in questo progetto a cui aveva iniziato a lavorare con Rory di Benedetto. Appena sentito il provino, mi sono commossa perché in quelle parole iniziali ho visto molto di me, il mio vissuto e con la musica a me piace comunicare e raccontare sempre tanto della mia vita. Mi hanno toccato profondamente e, anche se non era in linea con tutto il mercato musicale del momento, ho capito che quella canzone era la mia strada.

Sono, quindi, andata in studio, ho lavorato sul testo e ho cercato quel lato più personale di me. Mi è piaciuta veramente tanto da subito, ma l’ho tenuta nel cassetto forse perché mi sono lasciata condizionare da quelli che sono tutti i meccanismi di marketing musicale di oggi. Come potevo fare a darle una meritata promozione? La sentivo troppo bella e preziosa per buttarla così nel web, però ci pensavo sempre».

Poi l’incontro con Roberta Bonanno, concorrente come te di Amici nel 2007, ha cambiato tutto.

«Sì, l’anno scorso mi sono vista con Roberta che è sempre stata una mia amica dagli anni di ‘Amici’. Ho iniziato prima a lavorare per lei su alcuni brani con altri autori e poi le ho proposto questo pezzo consigliandole di presentarlo a Sanremo. Lei mi ha chiesto di provarci insieme e io all’inizio non me la sentivo perchè mi sono un po’ distaccata da questo mondo, però appena siamo andate in studio mi sono emozionata, mi è piaciuto cantarla con lei e abbiamo deciso di provare a presentarla al Festival.

Da lì è nata, con la complicità di Giuseppe e Rory che sono stati fantastici, una squadra vera e propria. Abbiamo messo tutte le forze su questo progetto, consapevoli delle difficoltà e dell’essere fuori dalle dinamiche di mercato attuali, ma a noi piace vivere di passione ed emozioni e vogliamo portare nella musica qualcosa che oggi sembra sia diventato discriminante».

Cosa ti fa sentire lontana dalle dinamiche dell’attuale mercato musicale?

«Sono d’accordo che ogni tanto serva leggerezza e anche io ho sperimentato con alcuni brani, però non mi sento mai me stessa fino in fondo con quelle che sono le canzoni in linea con la musica del momento. Io, in questo momento della mia vita, ho voglia di essere sincera come artista, sia musicalmente che a livello di tematiche. Voglio proprio essere me stessa a 360 gradi. Io devo avere il brividino che mi fa cadere anche la lacrima, perché per me la musica deve fare questo. Mi si spezza il cuore pensando che ci debbano essere per forza delle regole, delle mode, delle dinamiche. È veramente triste tutto questo. Questa canzone è un grido di speranza anche nei confronti del mondo della musica».

Com’è oggi il rapporto con Roberta?

«Dopo questa canzone si è rafforzato ancora di più. Roberta è stata anche la mia testimone di nozze, ho scelto l’abito con lei, viene spesso in Sardegna e le ho anche regalato uno dei miei cuccioli della mia cagnolina Sally».

Sembra lunedì, sempre lunedì, ma dentro l’anima è domenica“: si può essere positivi anche nella sofferenza?

«Io penso sempre che nella vita bisogna affrontare tutto con il sorriso, qualsiasi sia la circostanza e la battaglia che si sta vivendo in quel momento. Abbiamo utilizzato questa metafora della settimana perché il lunedì risulta sempre pesante, soprattutto per i lavoratori, e rappresenta proprio quella parte di vita che sembra essere sempre troppo in salita, ma io respiro, sorrido e cerco sempre quella speranza per dire che dentro l’anima è domenica.

La domenica, culturalmente parlando, è il giorno del riposo e della speranza, e quindi, noi dobbiamo sempre avere nell’anima questo senso della domenica, perché vivendo consapevoli della salita che si sta affrontando porta ad avere il doppio del peso. Invece, vivere la salita sapendo che, prima o poi, arrivi e troverai un sole fantastico ti rende il viaggio meno pesante, e ci si gode anche il panorama».

Perchè è importante dirsi che “ho imparato che posso amarmi ancora e stare ancora accanto a me“?

«Perché questa canzone è anche un invito all’autostima. Il progetto abbraccia la fondazione AIRC, l’ho dedicato a una mia carissima amica che, purtroppo, è venuta a mancare troppo presto. Si chiamava Sabrina, io le sono stata molto vicina nell’ultimo periodo. Avevo appena perso mia mamma e cercavo di dare a lei tutta la forza e tutto l’amore che potessi darle perché ero anche io in un momento di fragilità estrema. Lei mi diceva spesso che è sempre stata presa dal lavoro e dalla vita frenetica di Milano e solo in quel momento aveva capito di amarsi ancora di più, quando si è resa conto che la vita è così precaria e breve.

Io mi stendevo nel prato con lei, abbiamo letto un sacco di libri, ascoltavamo musica. Ho ricordi bellissimi anche di quel periodo difficile e duro perché lei sorrideva sempre. Mi ha lasciato una forza incredibile e le sarò sempre grata. Dopo che Sabrina è andata nel suo nuovo mondo, io ho lasciato Milano perché ho imparato ad amarmi anch’io e ho capito di stare meglio nella mia terra. Una volta mi disse che non sapeva quanto sarebbe rimasta ancora qui e mi fece promettere che sarei ritornata in Sardegna, perché la luce e il sorriso che avevo ogni volta che tornavo dalla mia isola, a Milano non me li vedeva mai. È stata la mia promessa».

Questa canzone, come hai detto prima, avete provato a presentarla a Sanremo, un palco che hai sfiorato diverse volte in passato non riuscendo però, finora, a toccarlo. Pensi più per sfortuna, per dinamiche di mercato o altro ancora?

«Con un brano come questo sono dinamiche mercato. Sono in quella fase in cui non posso essere una Nuova Proposta perché ho 41 anni, però non mi sento neanche una Big per quanto nel mio percorso abbia fatto un disco d’oro e un talent molto seguito. Sono in quell’intermezzo che non mi permette di fare nulla. O vivi di live oppure ti accontenti così. E poi, ora come ora, entrarci è ancora più difficile di prima, perché ormai il senso del Festival è il lancio discografico dei tormentoni della prossima primavera e dell’estate.

In passato, invece, Sanremo non è arrivato perché non ero pronta io, a livello psicologico e mentale. Ero molto sensibile e timorosa, e quello è un palco che mi ha sempre attratto tanto però allo stesso tempo mi ha sempre messo molta paura. Io credo che Sanremo sia una porta che non era destinata ad aprirsi e, probabilmente, non lo sarà mai, però almeno potrò dire di averci provato e non mi rimarrà il rimpianto. Sono ugualmente molto felice della mia vita».

Sono passati quasi 20 anni dalla tua partecipazione ad Amici. Guardandoti indietro, cosa diresti oggi a quella ragazza che muoveva i primi passi nel mondo della musica?

«È stata una delle esperienze più belle della mia vita. Ho potuto mettere alla prova me stessa, la mia timidezza, il mio essere introversa e un po’ silenziosa e certe volte, a causa di questo, anche poco compresa dagli addetti ai lavori. Io, a momenti, sono molto espansiva e solare e cerco di essere di compagnia ma, più che altro, per adattarmi alla situazione che devi vivere nel mondo, in cui è richiesto di socializzare e integrarsi. Io, però, sono un lupo solitario e, ad Amici, questo istinto non sapevo gestirlo. Avevo molti momenti di sconforto interiore che cercavo di mascherare dietro a dei sorrisi che non venivano capiti e non era neanche facile poterlo comprendere.

A quella ragazzina direi, quindi, di godersela in pieno e fregarsene di tutto, dei pregiudizi, di quello che dicono da casa, di quello che dicono gli insegnanti lì dentro: vai lì e canta come ti pare. Oggi farei cosi, ci metterei tutta me stessa, magari anche con quella nota che non è perfetta ma chissenefrega, l’importante è metterci l’anima. Invece arrivavo piena di blocchi perché gli insegnanti mi riempivano di paranoie ed ero un po’ frenata anche per via dell’età e della poca esperienza nel mondo della musica e della tv».

In questi anni hai affrontato più volte temi molto delicati come in “Questa sera metto i tacchi“, ed è inevitabile pensare a “L’amore merita“, canzone contro l’omofobia che, nel 2016, ha ottenuto il disco d’oro. È quello che consideri, finora, il momento più bello della tua carriera?

«Uno dei momenti più belli e soddisfacenti, sicuramente. È stato un momento meraviglioso che ha chiuso un cerchio e un ciclo molto importante del mio percorso, perché fino al 2016 ero una persona che oggi non sono più per una serie di motivi e di eventi che la vita mi ha fatto vivere. “L’amore merita” ha chiuso in bellezza questo ciclo della mia vita e rimarrà sempre un ricordo meraviglioso proprio perché è una canzone che mi ha dato grandi soddisfazioni e anche oggi la canto se capitano degli eventi e dei live. Sono molto orgogliosa perché, attraverso questo brano, tante persone hanno trovato conforto, la forza e il coraggio di parlare con la propria famiglia e di mettere la loro libertà al primo posto, e questa rimarrà sempre una delle mie più grandi soddisfazioni».

C’è, invece, un rimpianto o qualcosa che cambieresti del tuo percorso?

«No. Ho dei rimpianti nella mia vita che ho imparato però a perdonare, come dico ne “Il viaggio nei pensieri”, ma non fanno parte del mio percorso artistico. Perché ogni cosa che ho fatto mi è servita per diventare chi sono oggi e io sono fiera e orgogliosa di quello che sono oggi. Ho fatto tutto nel modo migliore che lo potessi fare in quegli anni e con quella consapevolezza. Non mi recrimino neanche il fatto di essere insicura, diffidente e un po’ animale selvatico, chiusa in me stessa».

E cosa vuoi che ci sia nel futuro di Simonetta?

«Nel futuro di Simonetta io spero che ci sia la serenità, perché ci dà la possibilità di vivere nel miglior modo le nostre passioni. Per me buttare fuori ogni tanto una canzone è una valvola di sfogo. Attraverso la musica e dipingendo i miei quadri, quindi attraverso l’arte in generale, mi piace poter seguire le mie passioni sempre con sincerità e in base a quello che sto vivendo in quel preciso momento della mia vita. E, quindi, avere la serenità per poter vivere di tutte le mie passioni credo sia una delle cose più importanti che posso sognare nel mio futuro per continuare a provarci in tutto, nella musica ma anche nel lavoro con mio marito: dare il meglio di sé con quella serenità che ci permette di poterlo fare, altrimenti rimaniamo bloccati».

Classe '92, il sogno della scrittura l'ho lasciato per troppo tempo chiuso in un cassetto definitivamente riaperto grazie a Kekko dei Modà, il primo artista ad essersi accorto di me e a convincermi che questa è la strada che devo percorrere. Per descrivere il mio modo di raccontare la musica utilizzo le parole che mi ha detto una giovane cantautrice, Joey Noir: "Grazie per aver acceso la luce su di me quando si sono spenti i riflettori". Non faccio distinzioni tra la musica che è sotto i riflettori e quella che invece non lo è, perchè l'unica vera differenza dovrebbe essere tra musica fatta bene e musica fatta male.
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