Intervista a Maiogabri che presenta il suo nuovo singolo: ‘La vita mia da parte‘
‘La vita mia da parte‘ è il nuovo singolo di maiogabri, una canzone diretta che ti cattura da subito dalle prime note della sua chitarra, arrivano le percussioni, i fiati rendono tutto schietto e sincero, una musica trascinante e un testo in cui l’artista racconta la disillusione nei confronti di un mondo imperfetto e la voglia di non abbandonarsi allo scorrere degli eventi.
‘La vita mia da parte‘ è un manifesto per credere fino in fondo nei propri sogni, e nel caso di maiogabri, al secolo Gabriele Majorana, di credere nella musica. Gabriele ci crede al punto che grazie a un concorso a cui ha partecipato quasi per caso si è ritrovato ad aprire il concerto finale del tour di Vasco Rossi allo Stadio Olimpico di Roma, mi racconta questa esperienza con una luce negli occhi che quasi riflette quella dei fari che si sono accesi sulla sua chitarra in occasione dell’apertura del concerto del grande Vasco. Lo sento per farmi raccontare com’è nato questo suo ultimo brano e quali sono i suoi progetti futuri.
Ciao Gabriele, come stai? Che ricordo hai di questa esperienza che hai da poco vissuto allo stadio Olimpico?
«Ciao! Molto bene, grazie. Cerco ancora – a distanza di un mese – di digerire la botta: è stata un’esperienza fenomenale, un sogno che ti si realizza davanti agli occhi e ti fa davvero pensare quanto la vita sia un’avventura imprevedibile e meravigliosa. Aver avuto il privilegio di suonare in uno stadio, prima di un colosso della musica italiana, al fianco poi dei miei compagni di viaggio, ossia i componenti della mia band di supporto, non ha avuto prezzo e non ha tutt’oggi parole per essere descritto pienamente. E’ una cosa che non dimenticherò mai».
Com’è nata l’idea di partecipare a questa selezione?
«In realtà l’idea di partecipare alla selezione del contest “Zocca Paese della Musica” è nata puramente per caso: durante un pomeriggio qualunque un mio carissimo amico, nonché collega cantautore, mi ha girato un bando che metteva in palio l’apertura di Vasco Rossi in uno stadio del tour 2025; ci ho pensato qualche istante, poi ho inviato in una manciata di minuti tutto il materiale. L’iscrizione era gratis, che avevo da perdere? Beh, col senno di poi posso dire che avevo da perdere qualche ora di sonno, dato che le selezioni poi si sono svolte a Zocca, paese natale di Vasco in provincia di Modena non facilissimo da raggiungere per un palermitano. Ma direi che ne è valsa la pena, è stata anche questa un’esperienza fantastica».
Ho molto apprezzato ‘La vita mia da parte‘, è un brano diretto che arriva tutto d’un fiato, la musica, il testo, ma anche il tuo modo di interpretarlo, com’è nato?
«’La Vita Mia Da Parte’ mi piace dire che è nata da sé, ormai più di un annetto fa. Da qualche tempo vivevo un conflitto interiore, tra il me diligente che inseguiva una carriera universitaria distante dai propri interessi, e il me ribelle che invece voleva fare il musicista ma schiacciato dagli impegni non riusciva neanche a sfiorare la chitarra. Sentivo proprio di star lasciando “la vita mia da parte”. Un giorno di marzo, così, mentre passeggiavo col cane, è nata questa frase – lascio la vita mia da parte, la vita mia che parte – con la melodia di quello che poi sarebbe stato il ritornello: il resto è venuto fuori di getto, e in una decina di minuti è nata questa canzone che, come ripeto sempre, più di tutte mi ha cambiato la vita, permettendomi di capire quanto spazio avessi bisogno di dare alla musica».
So che sei da sempre appassionato di scrittura, com’è stato il modo di passare da lunghi racconti alla scrittura di un brano?
«Passare da racconti lunghi e prosastici a canzoni brevi e più “poetiche” è un bel salto, va detto, che onestamente io ho fatto la prima volta per caso, unicamente per vincere una scommessa fatta all’età di dieci anni. Da quel momento la canzone è diventata il mio modello di scrittura preferito perché personalmente trovo che liberarsi dalla minuziosità delle parole per arrivare piuttosto ad un loro significato macroscopico, alle volte capace di essere più descrittivo dei punti e delle virgole, sia di una bellezza disarmante.
In fin dei conti scrivere una poesia – e io non sono un poeta, si tenga presente – è un po’ come far scrivere anche colui che legge o che ascolta: io ti racconto qualcosa e te la racconto con quell’inquadratura che io ho scelto, focalizzata in quegli aspetti che per me sono rilevanti, che tuttavia lasciano a te il compito di costruirne ulteriori, così da poter partire dalle mie parole per arrivare al tuo di significato».
Non so se hai una regola, ma com’è nata ‘La vita mia da parte’? Qual è, in altre parole, il tuo modo di scrivere?
«Generalmente io scrivo partendo, come nel caso de ‘La Vita Mia Da Parte’, da una frase, un pensiero che mi balena in testa che secondo me abbia la capacità e la potenza di rompere un muro, suscitando qualcosa. Da quella frase, che solitamente nasce già con una melodia – perché può essere cantata soltanto in un modo – poi arriva tutto il resto, secondo quella “malinconica ironia” con cui mi piace descrivere la bellezza della vita».
Chiedo sempre agli artisti che intervisto per la prima volta qual è stato il loro approccio con la musica, che ricordi hai da piccolo?
«Il mio primo approccio con la musica è nato in casa, nella quotidianità della mia famiglia. Da bambino ricordo che in salotto si ascoltavano i CD di mia madre, passando dal cantautorato italiano alla musica classica, mentre in camera di mio fratello girava il lettore MP3, tra rap e dance. Crescere così mi ha dato una visione ampia e, in un certo senso, già ‘istruita’: non dovevo scoprire cos’era la musica, perché sapevo già che poteva essere emozione, relax, tristezza, divertimento. In poche parole, la musica era una figata, e volevo che facesse parte anche della mia vita. Quando mio fratello – seguendo le orme di nostro padre – prese in mano una chitarra per strimpellare nel tempo libero, non ci misi molto a capire che volevo farlo anch’io. Da lì, è cominciato tutto».
Che progetti hai per i prossimi mesi?
«Per i prossimi mesi si prospettano tante cose belle ed impegnative: partirò e partiremo con la band per un mini-tour estivo del progetto (che è già iniziato) che toccherà festival e realtà siciliane, dopodiché ci riposeremo qualche settimana, giusto il tempo di dare qualche esame in conservatorio, e infine mi fionderò nuovamente in studio per portare a casa qualche nuova canzone che ho nel cassetto, che possa raccontare finalmente “maiogabri”, ossia le canzoni ed il cuore di un ragazzo un po’ scemo un po’ pazzo che da sempre si chiede – ma io, Gabri, che posto ho al mondo?».
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