In “Radio Sakura” Rose Villain sboccia come artista complessa e poliedrica – RECENSIONE

Rose Villain 2024

Nel suo secondo album in studio, la cantautrice milanese affronta tematiche importanti e attuali, smarcandosi dall’etichetta di rapper e proponendosi in diversi generi musicali

È uscito l’8 marzo, in occasione della Giornata Internazionale della donna (qui per la nostra playlist sul tema), “Radio Sakura”, il secondo album in studio di Rose Villain, dopo poco più di un anno dal fortunato esordio con “Radio Gotham”. Il disco è stato pubblicato in seguito alla sua prima partecipazione al Festival di Sanremo con “Click boom!”, dove si è classificata ventitreesima.

Questo nuovo capitolo discografico contiene dodici tracce, tra cui il brano sanremese, il singolo di lancio uscito a ottobre, “Io, me ed altri guai” e ben quattro featuring con alcuni tra i più noti colleghi esponenti del genere rap: Madame, Ernia, Bresh e Guè. Nel mese di ottobre canterà dal vivo i pezzi del suo nuovo disco e altri suoi celebri successi, in un tour che toccherà quattro importanti club italiani, non prima però di aver aperto, quest’estate, le date negli stadi italiani dei Coldplay.

L’amore raccontato nei suoi dualismi e nelle sue complessità

Già col brano sanremese si era intravista una volontà da parte di Rose Villain, di cantare e raccontare le complessità delle relazioni sentimentali. La persona amata viene descritta in una duplice forma in “Click boom!” (“Sei la mia condanna e la cura”), dove viene messa in luce anche la difficoltà a relazionarsi con l’altro, tra dipendenza ed evitamento (“E non ho mai avuto paura del buio, ma di svegliarmi con accanto qualcuno”).

L’amore viene inoltre narrato come la perdita di un equilibrio nella martellante “Stan”, (“Quando ci sei non sento gravità, con te perdo lucidità”), perché l’altro diventa il centro del proprio vivere. Lo diventa a tal punto che in “Graffiti”, si capisce quanto la cantautrice concepisca le relazioni amorose come una costante altalena, l’incapacità di essere mai completamente dentro o fuori dalla relazione (“Mi cerchi solo se ti dico di no”).

Nel featuring con Guè, “Come un tuono”, si comprende quanto però l’artista non voglia rinunciare all’esperienza totalizzante del sentimento e all’inaspettato che riserva, nonostante queste continue contraddizioni (“Spogliami anche il cuore e fallo un’altra volta”).

La complessità è quindi tormento, ma al contempo elemento irrinunciabile, valore aggiunto per l’autenticità della relazione, come viene definitivamente spiegato nel singolo di lancio “Io, me ed altri guai” (“Più siamo sbagliati più siamo perfetti, ami la pioggia anche se non lo accetti”). L’amore è quindi per la Villain un’esperienza in bilico tra la paura e la voglia di buttarsi.

La ricerca di un equilibrio attraverso l’amor di sé

In un album dove però la cantautrice milanese sperimenta sia a livello musicale, sia a livello di ricerca testuale, non mancano brani dove vi è una maggiore concentrazione sull’evoluzione personale, che non passa attraverso l’altro. In “Hattori hanzo” per esempio, si pone luce sulla necessità di avviare un percorso di riflessione e di meditazione, che abbia come obiettivo una maggiore capacità di essere autocentrati e resilienti (“Ma se non hai niente da dire meglio prendere pause e poi respirare perché restare calmi può erigere palazzi”).

Ma è in “Trasparente” che questa volontà viene resa più esplicita, a seguito però di frustrazioni derivate dalla scarsa attenzione degli altri (“Ma io adesso inizio a urlare, nessuno si preoccupa per me e sai che c’è lo farò io, non ho bisogno del vostro amore perché tanto ho il mio”).

E se le persone portano delusioni e mancanze, ecco che è la città d’origine che, dopo diverse fughe e ritorni, porta rifugio e dona consapevolezze. Il brano finale dell’album “Milano almeno tu” è infatti una vera e propria dedica a quei luoghi che, più di tante persone, riescono a raccontare di noi e a farci sentire al sicuro (“Milano almeno tu, ti prego abbi cura di me […] solo tu sai chi sono”).

Un tuffo nell’attualità

In diversi brani del disco inoltre Rose Villain riesce ad andare oltre al racconto autobiografico, spostando l’attenzione su temi caldi, dimostrando di avere ora più che mai, una penna che sa essere anche impegnata. Se “Huh” è un brano sull’empowerment femminile, in termini tipicamente trap più che femministi (“Sblocco il pussy power”), “Hai mai visto piangere un cowboy?” è il racconto delicato e sentito di un amore che ancora sembra essere proibito a causa dei pregiudizi altrui (“Hai paura di quello che senti, vuoi lasciarti andare ma non puoi, in mezzo a sognatori e delinquenti hai paura di noi?”).

In due brani di questo album si affronta anche il tema della morte e della salute mentale. Prima di tutto nella scanzonata “Il mio funerale”, dove la cantautrice parla della propria fine come di un momento di condivisione e socialità, seppur accompagnata dall’amarezza di non essere stata all’altezza delle persone amate (“Sono la figlia che forse un padre non vorrebbe”). Nella più riflessiva “Brutti pensieri” invece, il desiderio della fine continua a essere accostato alla paura di infliggere delusioni nell’altro. Anche qui però, a salvare la protagonista del brano, non sono i pensieri dedicati a chi soffrirebbe di più per un suo gesto definitivo, ma uno spiraglio di amore e volontà di prendersi cura di sé (“Non è finita se so che amo me”).

In conclusione

Quella che emerge dal racconto di questo album è una Rose Villain pienamente protagonista dei propri brani. I featuring presenti nell’album risultano spesso marginali interpretativamente, mentre la cantante emerge nell’uso più consapevole della sua vocalità e in una versatilità di generi che spazia dalle ballad al rap, dal pop arrivando persino a una bachata. Si delinea inoltre una personalità sempre capace di schierarsi nelle tematiche affrontate e di donarsi artisticamente in modo generoso e senza freni. In “Radio Sakura” infatti, si può affermare che la Villain sia definitivamente sbocciata nel suo essere “fragile, irriverente e ambiziosa”, citando le sue stesse parole in un’intervista con Radio Italia. Nella stessa intervista ha anche definito questo suo album come “la musica migliore che abbia mai scritto”. Quel che è certo è che questa seconda prova è sicuramente un tassello in più verso una maturità interpretativa più sfaccettata.

Miglior traccia: Trasparente

Voto complessivo: 7½/10

Tracklist e stelline
  1. Hattori Hanzo (feat. Madame) ★★★★★★★★☆☆
    [Rose Villain, Madame, Davide Rossi, Emiliano Shehaj, Sixpm]
  2. Click boom! ★★★★★★★★½☆☆
    [Rose Villain, Davide Petrella – Davide Petrella, Sixpm]
  3. Stan (feat. Ernia) ★★★★★★★☆☆☆
    [Rose Villain, Ernia, Sixpm, Joshua Darian Garzia]
  4. Huh? ★★★★★★☆☆☆☆
    [Rose Villain, Sixpm, Saulo Duarte]
  5. Graffiti (feat. Bresh) ★★★★★★★½☆☆☆
    [Rose Villain, Bresh, Andrea Evangelisti, Sixpm, Klodie Shantil Marr]
  6. Il mio funerale ★★★★★★☆☆☆☆
    [Rose Villain, Sixpm, Matteo Novi]
  7. Brutti pensieri (feat. thasup) ★★★★★★★½☆☆☆
    [Rose Villain, thasup, Sixpm, Nicola Lazzarin]
  8. Hai mai visto piangere un cowboy? ★★★★★★★½☆☆☆
    [Rose Villain, Sixpm]
  9. Trasparente ★★★★★★★★★☆
    [Rose Villain, Sixpm]
  10. Come un tuono (feat. Guè) ★★★★★★★☆☆☆
    [Rose Villain, Guè, Sixpm, Davide Petrella, Giorgio Pesenti]
  11. Io, me ed altri guai ★★★★★★★★☆☆
    [Rose Villain, Paolo Antonacci, Sixpm, Ed Cobb]
  12. Milano almeno tu ★★★★★★★★½☆☆
    [Rose Villain, Sixpm]
Insegnante e milanese d'adozione dai tempi dell'università. Nel tempo libero mi dedico alle mie due più grandi passioni: concerti e viaggi. Mi definisco memoria storica dei talent e music show italiani: Amici, X Factor e Sanremo non hanno segreti per me
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