Marco Masini con “Allora ciao”: quando è tempo di dire addio a un amore – RECENSIONE

Marco Masini 2024

L’addio, in una storia d’amore: un atto necessario quando non è il bene a sorreggere la coppia

Marco Masini è fedele a se stesso nel suo ultimo singolo “Allora ciao”. In rotazione radiofonica dal 13 settembre scorso, il singolo dal centrato mixage di atmosfere autunnali, scandisce le fasi d’addio di un amore e anticipa “10 amori”, il nuovo album di inediti che uscirà il prossimo 4 ottobre.

Il suono di una melodia antica |

La melodia anni Ottanta di una pianola, su cui poggia perfettamente la timbrica sabbiata di Marco con il suo vago accento toscano, fa pensare alla cifra stilistica delle ballad alla Francesco Gabbani, ma si tratta della sensazione di un attimo; infatti, non tarda a venire fuori tutta la personalità artistica del Masini di sempre. Graffiante e passionale, Marco sa raccontare le pieghe di un’anima in subbuglio senza entrare a gamba tesa, ma nemmeno evitando i dettagli più difficili da accettare nelle dinamiche di relazione fra persone.

Il racconto di un amore |

Un grande amore tramonta quando le archetipiche ritualità quotidiane fanno i conti con le buone intenzioni dell’inizio, scoprendo l’infelice inganno che sono diventate (“C’era un libro aperto sopra le lenzuola e le linee di un disegno appena cominciato e un profumo buono come quando il pane è pronto ma tu aspetti ancora un po’ con la voglia della nostra pelle nuova e la luce che cambiava il buio che scendeva era il nostro patto “fammi vivere per sempre e non ti ucciderò” ma per sempre è un concetto che sfugge che passa dalla bocca ed evapora che per sempre è soltanto un inganno ma te ne accorgi solamente da qui”).

In amore, è da considerarsi sbagliata ogni intenzione o azione volta a cambiare l’altra persona; si tratta di tentativi vani, dato che a trasformarsi è la natura stessa del sentimento, coinvolto nella legge universale del divenire. Un cuore innamorato riesce a complicare ciò che prova per l’altro, nell’intento di somigliare alla persona amata, invece di godere delle differenze e considerale una risorsa.

Transitorio e cangiante, l’amore non è immune al “tutto cambia, tutto si trasforma, nulla si distrugge” eracliteo; anzi, proprio per questo, è da proteggere nelle sue imperfezioni per non lasciarlo andare via (“E tu eri un semplice pensiero che sapevo complicare ci credi che ti volevo solo assomigliare, ma provavo a cambiarti Solo che poi non ho staccato mai dall’anima e vorrei solo toccare le tue mani, ma ora non posso più, non posso più mi dicevi con la voce trasparente quando arriva te ne accorgi senza fare niente ma se non è amore tu proteggilo lo stesso non lasciarlo andare via Ma proteggere è un verbo imperfetto se non sai da che cosa se non sai da chi “).

Dunque, cosa può portare alla decisione di intraprendere strade diverse e a dirsi “ciao”? Un saluto che non segna per forza la fine, anzi rappresenta una nuova consapevolezza, oltre la facciata di odio o, addirittura, la violenza che potrebbe essere usata per mascherare la vera natura del sentimento amoroso (“e ora dentro la testa il cemento di questo giorno uguale ad altri cento e tu eri potente e silenziosa come musica dagli occhi mi credi che ti volevo solo meritare, ma fingevo di odiarti solo che poi non ti ho staccato mai dall’anima e vorrei solo toccare le tue mani ma ora non posso più, non posso e c’è un ricordo che mi uccide mi credi il sole sul tuo viso in quel momento che ridevi e piangevi”).

Si mistifica ciò che si prova non per gioco, ma per debolezza o bassa autostima; perché ci si sente inferiori a chi ci è accanto o per paura di perdere il controllo della situazione. Tutti motivi non sostenibili intimamente né condivisibili socialmente e che potrebbero rendere impossibile continuare una storia.

L’asimmetria sentimentale tra i due della coppia si fa inconciliabile. Non c’è possibilità di mediare tra l’immaturità emotiva del narrante, innamorato di un’immagine idealizzata, e l’altra persona che non intende vivere quel tipo di relazione (“e mentre io mi innamoravo di un’immagine tu mi guardavi e avevi già capito che che non vivevi più, che non potevi più che non volevi più, che non volevi più”), preferendo mettere un punto e una distanza fisica (“E poi hai lasciato le mie mani con le mani e scegliendo le parole hai detto “allora ciao” allora ciao”). Sciolte da questo intreccio non più dolce e carezzevole, le mani possono ora salutarsi con un “allora ciao”, diventato un grido liberatorio per la capacità di dare la giusta prospettiva a un amore finito.

Appassionato della parola in tutte le sue forme; prediligo, in particolar modo, la poesia a schema metrico libero. Strizzo l'occhio all'ironico, all'onirico e al bizzarro. Insieme alla musica sia la parola. Dopo la musica, il silenzio; dal "vuoto sonoro", il nuovo concerto.
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