“L’albero delle noci” di Brunori Sas è il racconto di una nuova maturità, tra compromesso e disincanto – RECENSIONE

Brunori Sas

Nel suo sesto album in studio il cantautore calabrese racconta la sua generazione tra disillusione, nostalgia e nuove speranze 

È uscito venerdì 14 febbraio, nel pieno della settimana sanremese, L’albero delle noci, il sesto album in studio del cantautore cosentino Brunori Sas. L’album, che ha esordito al secondo posto della classifica Fimi, ha visto la luce dopo la fortunata partecipazione al Festival di Sanremo 2025 dove, col brano che dà il titolo al disco, si è classificato al terzo posto, aggiudicandosi anche il premio Sergio Bardotti per il miglior testo.

Il progetto è stato anticipato anche da altri tre brani: ‘La vita com’è’, colonna sonora del film di Alessandro BardaniIl più bel secolo della mia vita”, che ha ottenuto la candidatura come miglior canzone originale sia ai David di Donatello, che ai Nastri d’argento e i singoli ‘La ghigliottina’ e ‘Il morso di Tyson’. Brunori Sas sta presentando questo suo nuovo lavoro in un tour che toccherà, per tutto il mese di marzo, i palazzetti di ben sette città italiane. Rispettivamente a giugno e a ottobre invece calcherà, per la prima volta nella sua carriera, il palco del Circo Massimo di Roma e quello dell’Arena di Verona, in due date-evento con l’orchestra.

L’amore adulto tra rimpianto e crescita 

Il disco si apre con “Per non perdere noi”, brano dove il timbro dell’artista si fa più graffiato e l’arrangiamento è invece quasi rarefatto, quasi a voler sottolineare un dualismo che sarà il filo conduttore di molti brani dell’album. C’è infatti l’attaccamento smodato a un amore quasi idealizzato, che supera le soggettività che lo compongono (“Più di quello che hai perso tu, più di quello che ho perso io, siamo stati due eroi a non perdere noi”) e l’incapacità di vederlo mutare e prendere nuove forme (“È quasi un’ostinazione a tenere in piedi un sogno, mentre tutto intorno va a puttane”). 

Si legge tra le righe la delusione e lo smarrimento davanti ai sogni di gioventù che devono essere ridisegnati, anche nei singoli “La vita com’è” (Perché sai l’amore com’è, l’amore non è come volevi tu”) e “Il morso di Tyson”. È in quest’ultima che viene sottolineata al meglio la difficoltà di adattamento tra la nostalgia di un passato di grandi sentimenti (“Meno male che ci siamo voluti bene quando tutto era possibile, persino credere all’amore, al grande amore”) e un presente che richiede uno sforzo per giungere a nuove consapevolezze (“Meno male che ancora ci vogliamo bene, ora che sembra impossibile persino credere all’amore e meno male che indietro non si può tornare, anche se sarebbe splendido”). 

Nell’incalzante “Più acqua che fuoco” la riflessione si fa ancora più esplicita, in un’aspra critica alla società, che pone il desiderio come fulcro imprescindibile di un sentimento, che invece necessita di nutrirsi d’altro (“Uno slancio ideale con il passare degli anni lascia lo spazio al disincanto”).

Un tocco di radici e nostalgia 

La nostalgia non è tema ricorrente solo nei brani a tema amoroso in questo album, ma si percepisce anche nelle canzoni che più svelano la necessità dell’artista di rendere onore alle proprie radici. In “Pomeriggi catastrofici” il cantautore usa quasi la forma di uno stornello per cantare il valore della famiglia, in un inno ai ricordi più preziosi condivisi con essa (“Se stai con la famiglia, niente ti può accader”). In “Fin’ara la luna” invece il dolore della perdita, unito all’impossibilità di conviverci, vengono veicolati dall’uso del dialetto calabrese (“E ogni notte priego ‘u Patriterno ca si pigliassa puru ‘a vita mia, ca tant’iu senz’i tia ‘un ci puazzu stà”).

La difficoltà di essere cantautore in una nuova epoca

Non manca neanche in questo disco uno sguardo originale e personale alla società che muta. Brunori infatti racconta la fatica di essere cantautore in un’epoca in cui i riferimenti culturali e le parole stanno inevitabilmente cambiando. È difficile trovare temi da affrontare, ma soprattutto un linguaggio adatto quando “Tu vorresti tornare di nuovo ai bei tempi di mamma e papà, perché ti sembra normale che non sia normale la diversità”, come spiega ne La ghigliottina. Oltre a ciò, il cantautorato deve anche affrontare la morte della poeticità, come ben scritto in “Luna nera” (“Per strada non ti guarda quasi più nessuno, ormai cercano le stelle con la spunta blu”). 

Nel nome di Fiammetta

Se l’amarezza e lo scetticismo sembrano farla da padrone nei testi di questo album, ecco che la speranza è rappresentata e incarnata dalla nuova vita, arrivata nella vita del cantautore quattro anni fa. Brunori racconta quest’evento cruciale della sua esistenza, a metà tra il miracolo e la magia, nel brano di chiusura, “Guardia giurata” (“E poi i cieli si sono aperti, la Terra s’è fatta a metà, la luna ha baciato il sole, il vento e la pioggia hanno fatto l’amore in una stanza d’ospedale, come la sera di Natale, io, tu e tua madre”). Le risposte alle fatiche necessarie per il rimodellamento della propria vita, arrivano all’artista proprio mentre osserva la sua bambina, Fiammetta, sotto forma di nuove consapevolezze, nella sua dedica più bella, che è il brano sanremese L’albero delle noci(“E tutta questa felicità forse la posso sostenere, perché hai cambiato l’architettura e le proporzioni del mio cuore”). 

In conclusione

In questo sesto album in studio Brunori Sas mette quasi totalmente da parte la sua penna graffiante e politicamente impegnata, per lasciare spazio a riflessioni più vicine al suo microcosmo. A scrivere è un uomo maturo, con alle spalle esperienze di vario genere, ma soprattutto con nuove domande e nuovi tentativi di risposte alle dinamiche della sua quotidianità. I sogni e le prospettive cambiano e c’è bisogno di una nuova narrazione, di uno sguardo rinnovato, ma sempre ancorato a un’identità, quella di Brunori, riconoscibile nel suo essere a tratti cinico, a tratti inguaribilmente sognatore. Unico collaboratore in questo viaggio interiore, volto a costruire un’analisi attuale e sempre a fuoco, è Riccardo Sinigallia, che con le sue produzioni entra quasi in punta di piedi nel mondo dell’amico e collega, col quale ha anche condiviso il palco di Sanremo durante la serata delle cover, in un omaggio sentito, appassionato, ma anche ironico a Lucio Dalla.

Miglior traccia: L’albero delle noci

Voto complessivo: 8½/10

Tracklist e stelline
  1. Per non perdere noi ★★★★★★★★½☆☆
    [Brunori Sas – Riccardo Sinigallia]
  2. L’albero delle noci ★★★★★★★★★★
    [Brunori Sas – Riccardo Sinigallia]
  3. La ghigliottina ★★★★★★★½☆☆☆
    [Brunori Sas – Riccardo Sinigallia]
  4. La vita com’è ★★★★★★★★★☆
    [Brunori Sas – Riccardo Sinigallia]
  5. Pomeriggi catastrofici ★★★★★★★½☆☆☆
    [Brunori Sas – Riccardo Sinigallia]
  6. Il morso di Tyson ★★★★★★★★☆☆
    [Brunori Sas – Riccardo Sinigallia]
  7. Fin’ara luna ★★★★★★★★½☆☆☆
    [Brunori Sas – Riccardo Sinigallia]
  8. Più acqua che fuoco ★★★★★★★★½☆☆☆
    [Brunori Sas – Riccardo Sinigallia]
  9. Luna nera ★★★★★★★★★☆
    [Brunori Sas – Riccardo Sinigallia]
  10. Guardia giurata ★★★★★★★★★½☆
    [Brunori Sas – Riccardo Sinigallia]
Insegnante e milanese d'adozione dai tempi dell'università. Nel tempo libero mi dedico alle mie due più grandi passioni: concerti e viaggi. Mi definisco memoria storica dei talent e music show italiani: Amici, X Factor e Sanremo non hanno segreti per me
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