Comete ed Eugenio in Via Di Gioia – Il pop non è una cosa semplice, anche quando si fa semplice

Fiore

La semplicità è un atto di coraggio in questi tempi complicatissimi

Due singoli a un mese dalla loro uscita: “Più” di Comete, con cui il cantante ha anticipato il suo secondo album Lividi” (uscito lo scorso 5 aprile per Ala Bianca), e Portami degli Eugenio in Via Di Gioia. Cosa hanno in comune questi pezzi apparentemente  tanto diversi nella proposta?

Il tema centrale è quello delle relazioni fra persone, sicuramente, ma a colpire è la semplicità, per certi versi disarmante, delle metafore usate nei testi su un impianto melodico fresco e leggero, che porta a sentirli come canzoni dal registro adolescenziale, nel senso più puro ed “ingenuo” del termine. Qui, non c’è spazio alle inquietudini proprie di una fase evolutiva in cui è facile perdersi tra elucubrazioni ed idealizzazioni sull’amore. Nel caso di Comete, i versi costruiti con rime baciate, quasi scontate, rassicurano su quanto canteremo insieme a lui: una dichiarazione sincera e reale (“Lo so che tu lo sai che la mia mente È un posto indecente Dove passano tutte le cose che non vorrei avere in mente La notte, la gente Lo so che tu lo sai che io lo so che la mia mente mente sempre Se non parlo realmente di quello che sento per me”).

Mentre, il testo degli Eugenio in Via Di Gioia è la proposta eterodiretta per un viaggio ideale nelle trame dell’amore: come una conchiglia nel mare aperto, l’innamoramento trasforma la persona singola  in un ‘noi’ che trova senso e direzione certa soltanto attraverso la presenza dell’altr* (“Portami dove non si tocca Io un granello di sabbia nel deserto Tu una conchiglia da sola in mare aperto Come due naufraghi in cerca di universo Io trovo dentro te la direzione che ho perso Una ferita mai guarita nel guscio (Siamo noi) Siamo l’errore che fa nascere tutto”).

L’amore corrisposto cantato da Comete si fa letteralmente bambino, con una rappresentazione onomatopeica e simbolica delle sensazioni interiori, a tal punto prevedibile, da vedere la curiosità rapita e consegnata a una retorica del tutto scontata (“Se tu mi ami È tutto una cazzata Mi sento Boom E le mia mani vanno su Se non mi chiami Se non rispondi fino a domani Sai mi sentirò un po’ giù E non mi piace stare giù Più”). Quando l’avventura del cuore si è ormai attivata, gli Eugenio in Via Di Gioia, all’apice di un candido entusiasmo, esortano a percorrere insieme le rotte in un “dove” e verso un “oltre” semplici ed elementari (“Portami dove non si tocca Portami oltre l’orizzonte Portami dove non c’è campo Portami dove nessun altro”). Nello stesso mare, potranno incrociarsi le due canzoni: un posto ideale, dove per Comete ci si può perdere e ritrovare senza più pensieri, con la sola voglia di fare del proprio canto un atto di confessione autentica (“Lo sai che a volte vorrei solo correre e poi perdermi nel niente Sul mare, nel verde Dove ogni pensiero che mi passa poi mi passa veramente Gli abbracci, le sberle Lo so che tu lo sai che io lo so che la mia mente perde Se non parlo realmente di quello che sento per me”).

Per gli Eugenio in Via Di Gioia, invece, il contatto profondo e sincero con sé stessi porta a cogliere distanze e differenze con la persona amata, anche se nel testo permane un parossismo sentimentale tipico dell’età giovanile, forse non ancora matura da quel punto di vista (“Io un granello di sabbia alla deriva Tu bianca tra le onde, miraggio sulla riva Come clessidra che combatte con il tempo Stringimi e cadrò, cadrò contento Non c’entri niente con me, ma ora son parte di te Due mondi opposti che si abitano e non so perché Una ferita mai guarita nel guscio”).

Del resto, bisogna esperire le emozioni per poterle apprendere e scoprire che perfino dall’errore può nascere tutto (“(Siamo noi) Siamo l’errore che fa nascere tutto”): un tutto, così bello perché capace di trasformare la paura in calma (“Per la paura che diventa calma”) e di traghettarla in una dimensione nuova, più adulta e consapevole. Proprio come la proposta di Comete e degli Eugenio in Via Di Gioia che rompono le tendenze attuali del pop dance ed elettronico con una proposta essenziale e fresca, in grado di farsi cantare, “semplicemente”, per il gusto di intrattenere.

Appassionato della parola in tutte le sue forme; prediligo, in particolar modo, la poesia a schema metrico libero. Strizzo l'occhio all'ironico, all'onirico e al bizzarro. Insieme alla musica sia la parola. Dopo la musica, il silenzio; dal "vuoto sonoro", un nuovo concerto.
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