Recensione di “Alaska Baby“, ottavo album di inediti di Cesare Cremonini pubblicato lo scorso 29 novembre
“Vitale ed esplosivo come un disco d’esordio“: è così che Cesare Cremonini racconta “Alaska Baby“, il suo ottavo album di inediti pubblicato lo scorso venerdì 29 novembre e balzato subito in vetta alla classifica FIMI. Una definizione che è già indice di una ripartenza, di una ricerca di nuovi stimoli e nuove idee, di una necessità di rigenerarsi, di un mettersi in discussione, di un voler staccare, per un attimo, la mente da ciò che si è costruito in oltre vent’anni di carriera per ripartire dall’energia di un nuovo inizio.
Il progetto è nato, infatti, dopo un lungo viaggio da Bologna all’Alaska attraverso l’America, che per l’artista ha avuto il significato di una rigenerazione, sia di se stesso che della propria vena creativa. Le dodici canzoni sono, quindi, tutte legate da un filo, riflettono sul concetto di viaggio visto come ritorno all’origine e primo motore di rinascita umana e artistica, rimettendo così al centro il concetto di album in un’epoca di playlist.
Indice dei contenuti
Partenza e luce persa e poi ritrovata
Quanto il viaggio sia stato importante nel processo creativo di “Alaska Baby” è subito evidente nella title-track, un travolgente mix tra le reminiscenze brit-pop del ritornello e le suggestioni rap delle strofe, con un intro di fiati e timpani che ha le atmosfere di un kolossal. “Me ne voglio andare a perdermi nel mondo“, canta Cremonini in quella che emerge come una nitida fotografia della volontà di allontanarsi per ritrovare un contatto con la propria intimità dopo l’ultima, trionfale, tournée del 2022. E, in questo senso, l’Alaska ha recitato un ruolo fondamentale: non è un caso, infatti, la metafora “la mia anima come la luce dell’Alaska“, con cui l’artista sottolinea di aver recuperato la parte più luminosa dell’origine di se stesso.
I riferimenti alla partenza e a una luce persa e poi ritrovata sono evidenti anche nell’incalzante “Aurore boreali“, magico duetto con Elisa in cui le voci dei due artisti si sposano alla perfezione trovando quello che è, senza dubbio, tra i migliori connubi di sempre proposti dalla musica italiana. “Io non lo so quand’è che ho perso tutta la luce che avevo dentro, sono partito e sembravo un pazzo“: si guarda indietro Cremonini, pensando a com’era prima del viaggio e a com’è oggi, nell’augurarsi un presente, e un futuro, guidato dalla normalità (“Dovremmo fare cose normali, tornare a stringerci le mani, dirci quello che abbiamo dentro e non rimpiangere il domani“).
Fuga dalla realtà e casa che rimane sempre nel cuore
È anche una fuga dalla propria realtà quella di cui parla il cantautore perché, a un certo punto, persino l’amata casa può iniziare a stare stretta, e quindi la freschezza del funk di “Limoni” – la traccia maggiormente indicata a diventare singolo estivo insieme a “Il mio cuore è già tuo” – porta a pensare, con l’ironia che contraddistingue l’intero testo, che “lo sai mi manca il mare, qui non ci sono i limoni, Bologna è piena di zanzare“.
Una casa che rimane, comunque, sempre nel cuore e nella mente in qualsiasi posto ci si diriga, e quindi in “Alaska Baby” non poteva mancare la delicata e commovente dedica dell’artista alla sua Bologna, in una “San Luca” che vede anche il ritorno sulle scene di Luca Carboni, tornato a cantare per l’occasione dopo un lungo e forzato stop a causa della grave malattia che l’ha colpito negli ultimi anni.
È la canzone più bella ed emotivamente intensa del progetto, ed è inevitabile sottolineare – pur davanti a sonorità nettamente diverse – una diretta connessione con “50 Special” per l’argomento centrale dell’opera: i colli bolognesi, allora pensati con la leggerezza e l’allegria dei vent’anni e qui raccontati con la maturità dei quaranta che porta a percorrerli con un’attitudine più introspettiva e meditativa (“Quando non c’è qualcuno che mi aiuta vado a correre fino a San Luca, così magari mi trovo in qualche sentiero nuovo“).
Viaggio anche introspettivo
Il viaggio che intende Cremonini non prevede, però, per forza solo lo spostamento fisico. È anche un viaggio interiore che in “Ora che non ho più te” (di cui qui la nostra recensione), la hit che ha lanciato il progetto, permette di lasciare andare un passato importante per aprirsi a una nuova vita che lo è altrettanto e che chiede di essere vissuta con il coraggio di togliersi le maschere e amare, senza la paura di “farsi ancora del male, ancora le pare per una storia d’amore“, in una “Ragazze facili” che strizza l’occhio al cantautorato anni ’70 e che Cremonini descrive come “il tempio emotivo” di questo album.
È un allagarsi a nuove conoscenze che si porta con sè il mistero delle sonorità inquiete di “Dark room“, ma anche la bellezza dell’immaginazione e del sogno nella spensieratezza di “Streaming” (“Chi l’ha detto che non ce la fai a sfiorare il cielo con le dita, magari un giorno mi vuoi portare con te“). L’invito è ad aprirsi all’altro e conoscerlo con la pazienza e delicatezza di “camminare in punta di piedi nei tuoi pensieri per non disturbare l’eterna bellezza dei tuoi desideri” cantate in “Un’alba rosa“, dandosi però anche la speranza del colpo di fulmine raccontato dalla dirompenza de “Il mio cuore è già tuo” e dall’intimità di “Una poesia“.
Ideale chiusura del progetto è la toccante “Acrobati” in cui il viaggio è, invece, quello dell’artista, costretto a muoversi in una condizione di continuo equilibrio precario tra la propria ispirazione e i risultati che, soprattutto oggi, condizionano il mercato. Gli artisti hanno, quindi, la sensazione di camminare su una fune, si “sentono acrobati sulle rovine” e l’unica arma che hanno a disposizione sono “fogli bianchi appesi” in cui cercare di mettere tutta la propria sincerità (“Come posso fare a non sbagliare le parole, certamente è assai più facile mentire“), consapevoli che non dipendono solo da se stessi ma anche dal giudizio di un pubblico da convincere ogni volta (“Come posso fare per non perdere il tuo amore, certamente è assai più facile morire“).
Album figlio del pop più nobile
“Alaska Baby” emerge, così, come un album ispiratissimo, figlio del pop più nobile che spinge l’artista a elevarsi non solo artisticamente, ma anche spiritualmente. È un melting pot di argomenti, suoni, colori e atmosfere, in cui la canzone d’autore trova una commistione con il brit-pop, con le influenze dei Beach Boys, di Beck e dei Beatles, con l’elettronica utilizzata come sfondo di una musica strumentale e, addirittura, con le citazioni rap, mostrando un cantautore abile a giocare liberamente con la propria cifra stilistica.
Ma è, soprattutto, un disco del futuro e lo dicono i risultati che sta raccogliendo sulle piattaforme streaming, con il primo posto su Spotify per “Ora che non ho più te” e tutte le tracce entrate in Top200: non era mai successo prima a un artista con più di vent’anni carriera alle spalle ed è segno di come Cremonini abbia riscritto le regole del gioco. “Alaska Baby” potrebbe, così, diventare il volto di una rivoluzione e il motore di un nuovo corso per la musica italiana.
Miglior traccia: San Luca (feat. Luca Carboni)
Voto complessivo: 9/10
Tracklist e stelline
1. Alaska Baby ★★★★★★★★☆☆
[Cesare Cremonini, Davide Petrella, Alessandro De Crescenzo]
2. Ora che non ho più te ★★★★★★★★★☆
[Cesare Cremonini, Davide Petrella, Alessandro De Crescenzo]
3. Aurore boreali (feat. Elisa) ★★★★★★★★★½
[Cesare Cremonini, Elisa]
4. Ragazze facili ★★★★★★★★★½
[Cesare Cremonini]
5. Dark room (feat. Mike Garson) ★★★★★★★★½☆
[Cesare Cremonini, Alessandro De Crescenzo]
6. San Luca (feat. Luca Carboni) ★★★★★★★★★★
[Cesare Cremonini, Davide Petrella, Alessandro Magnanini]
7. Un’alba rosa ★★★★★★★★★☆
[Cesare Cremonini, Elisa, Alessandro Magnanini]
8. Streaming ★★★★★★★½☆☆
[Cesare Cremonini, Davide Petrella, Alessio Natalizia, Alessandro De Crescenzo]
9. Limoni ★★★★★★★½☆☆
[Cesare Cremonini, Davide Petrella, Alessio Natalizia, Alessandro De Crescenzo]
10. Il mio cuore è già tuo (feat. Meduza) ★★★★★★★★☆☆
[Cesare Cremonini, Davide Petrella, Alessandro De Crescenzo, Meduza]
11. Una poesia ★★★★★★★★½☆
[Cesare Cremonini, Alessandro De Crescenzo]
12. Acrobati ★★★★★★★★★½
[Cesare Cremonini, Davide Petrella, Alessandro De Crescenzo]
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