Il coraggio di essere Cesare Cremonini si vede anche in “Ora che non ho più te” – RECENSIONE

Cesare Cremonini 2024

Recensione del nuovo singolo di Cesare Cremonini disponibile da oggi

Coraggio. Questa è la parola che, più di tutte, si può accostare a Cesare Cremonini e che trova conferma nel suo nuovo singolo, “Ora che non ho più te“, da oggi in radio e su tutte le piattaforme digitali, primo estratto di un album che vedrà la luce prossimamente e che accompagnerà il cantautore, durante la prossima estate, sui palchi degli stadi di Lignano, Milano, Bologna, Napoli, Messina, Bari, Padova, Torino e Roma.

Coraggio di sperimentare e di proporsi in netta controtendenza con i dettami richiesti dal mercato attuale

Cesare Cremonini ha il coraggio di tornare dopo oltre due anni di silenzio discografico, in un mercato che non prevede più pause così prolungate, e di farlo senza guardare, e senza farsi influenzare, da quello che, nel frattempo, gli è accaduto intorno. Lo fa con un brano di oltre cinque minuti e contraddistinto da una lunga coda finale che va, quindi, in netta controtendenza con le durate, e l’immediatezza, richieste oggi da radio e piattaforme streaming. Lui è, forse, l’unico che oggi può permettersi di non allinearsi ad alcun dettame richiesto dall’attualità senza comunque perdere la propria visibilità radiofonica.

Ma Cremonini è anche il coraggio della sperimentazione. Non è mai uguale a se stesso, cerca continuamente di sorprendere con le strutture inusuali dei suoi brani e con gli arrangiamenti curati in maniera maniacale. E, ormai, è anche difficile collocarlo in un solo genere proprio per la sorpresa che scaturisce ogni volta nell’ascoltarlo. Cesare riesce a proporsi sempre in maniera nuova, pur mantenendo la propria identità.

Coraggio nel raccontare i sentimenti in maniera diretta e senza filtri

Un coraggio che emerge anche dal modo di cantare i sentimenti in una scena musicale in cui sembra più conveniente parlare di altro. “Ora che non ho più te” è una canzone particolarmente sofferta, almeno all’inizio. Si parla della fine di una relazione ed è evidente il senso dell’abbandono in versi come “un’anima sola che non sa più dove va“, “frequento solo i posti che tu non hai visto mai perché ho paura di incontrarti” e “ora che non ho più te lo sai che non riposo mai“.

È il racconto di un passato che deve, però, essere lasciato andare per aprire a una nuova vita sia per se stessi che per chi stava con noi e, infatti, il brano trova, nel secondo ritornello, la speranza di un sorriso (“Sorridi ancora una volta, ma ora la foto è più nitida“) e della libertà data all’altra persona (“Muovi le ali, sei libera“).

Ora che non ho più te” è una canzone autobiografica che mischia amore, dolore e rinascita. Cremonini canta ciò che ha realmente vissuto senza nascondersi, con un linguaggio immediato e reale, raccontando sensazioni che, però, è capitato a tutti di vivere e le fa, quindi, diventare uno spaccato di vita universale.

Coraggio di guardare al passato rileggendolo in chiave contemporanea

Cremonini ha il coraggio di guardare all’intimità del passato, portandola però nella contemporaneità dei synth e di un’elettronica che risulta comunque sempre elegante e mai invasiva. Si è già detto, ma oggi diventa necessario ripeterlo perché “Ora che non ho più te” è l’ennesima dimostrazione di ciò che disse Lucio Dalla in una delle sue ultime interviste, in cui designò Cesare come suo erede.

E lui il testimone l’ha raccolto. Sta percorrendo la stessa strada e anzi, la sta prolungando. Sembra aver interiorizzato il modo di cantare di Dalla e anche la sua capacità espressiva, il suo linguaggio diretto e, al tempo stesso, poetico, il suo gusto per i cambi di ritmo e per la ricerca nei suoni e nelle parole che devono essere funzionali alla musicalità della proposta, il suo essere non facilmente collocabile. Con Cesare Cremonini respiriamo, ogni volta, un po’ di Lucio Dalla. E anche questo è segno di grande coraggio.

Classe '92, il sogno della scrittura l'ho lasciato per troppo tempo chiuso in un cassetto definitivamente riaperto grazie a Kekko dei Modà, il primo artista ad essersi accorto di me e a convincermi che questa è la strada che devo percorrere. Per descrivere il mio modo di raccontare la musica utilizzo le parole che mi ha detto una giovane cantautrice, Joey Noir: "Grazie per aver acceso la luce su di me quando si sono spenti i riflettori". Non faccio distinzioni tra la musica che è sotto i riflettori e quella che invece non lo è, perchè l'unica vera differenza dovrebbe essere tra musica fatta bene e musica fatta male.
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