I commenti al singolo che anticipa il nuovo album del gruppo palermitano
Per iniziare, tre commenti di contenuto alto per sincerarsi del forte impatto ottenuto da “La città addosso”, l’ultimo singolo rilasciato da La Rappresentante di Lista.
@magisterprimus7611 dice: “Il brano in questione mette immediatamente in luce, ancora una volta, tutto il talento della band, che si distingue per una sensibilità musicale notevole, e soprattutto la voce di Veronica, la cui interpretazione iniziale cattura l’ascoltatore grazie a una profonda introspezione e una delicatezza che lascia intravedere una potenza emotiva immensa. La sua voce risplende, regalando una tonalità che si adatta perfettamente alla bellezza malinconica dell’apertura del pezzo. Tuttavia, dopo un inizio tanto promettente, il brano sembra non svilupparsi come ci si aspetterebbe. Quello che poteva essere un viaggio emozionale in crescendo rimane statico, come se l’arrangiamento fosse stato scelto in modo rapido, senza quella ponderazione necessaria a sostenere il livello emotivo dell’apertura che, ripeto, è semplicemente un’opera d’arte. Le scelte sonore si limitano a una dimensione che non evolve, lasciando la sensazione che il pezzo, per quanto bello nella sua base, resti stantio e non sfrutti appieno le sue potenzialità. Mi sarei aspettato un dinamismo differente comunque siete eccezionali davvero!”.
@fcf8269 coglie perfettamente l’ispirazione del pezzo agli anni Novanta senza essere la copia fedele: “Un’altra bella canzone che prende molto spunto dalle canzoni degli anni ’90 ma con un tocco melodico molto pesante, come per la loro canzone precedente “Paradiso”. Non stanno inventando nulla, ma non stanno nemmeno riproducendo alla lettera la stessa musica degli anni ’80 e ’90 come fanno molti altri artisti, che è il risultato più grande di questa band. E non è facile… Basta ascoltare altre canzoni contemporanee a questo periodo, usando lo stesso stile “retrò” e strumenti che cercano di essere anni ’80 o ’90 e si nota la differenza… Altre “replicano” il suono, mentre questo gruppo sta solo prendendo ispirazione e andando per la propria strada, creando qualcosa che è abbastanza diverso e familiare allo stesso tempo. Ben fatto”.
@andreapecchia8929 si sofferma su un passaggio del testo in cui viene fotografato perfettamente il condizionamento dei social media sulla società contemporanea (“La televisione ha detto è tutto apposto. Con poche semplici parole avete descritto ciò che viviamo”).
Indice dei contenuti
Il sound e i richiami
A @ylsanti6685 che lo definisce favoloso (“Spaccate!! Sound da favola!!!”), segue la puntualizzazione di @marcogiunta-km1dk (“Si vede e si sente che sono cresciuti con i gruppi rock italiani degli anni 90”). @MaxChia si emoziona alla sola vista della pianola, fondamentale strumento nella produzione rock (“Solo guardare la DX7 mi riempie di emozione❤️”) @francescocacco9373 apprezza la chitarra che gli fa ricordare quella di Franz Ferdinand (“Pezzone! Bravi! Poi il ritornello con gli accordi ostinati per 4/4 l’uno danno forza. Il basso gran tiro e su special finale sento chitarra Franz Ferdinand. Da musicista chitarrista Vorrei suonarla con voi 🎸”).
Troviamo ulteriori richiami nel commento di @thordumonde6624 (“Ricordano un po’ i no dupt”) e di @fabriziococco2603 (“bravissimi, sempre originali nel solco tra pop e rock. QUi molto gwen stefani vibes. Curiosità: un “ass stylist” fa davvero quello che la qualifica dice?”).
@ozne26 sente il richiamo dei Garbage (“C’è molto dei Garbage anche, non solo italiani ;)”) come @claudiogenova803 (“Garbage” vibes, mi piace molto questo sound… siete un po sottovalutati.”). Chiude @veronica_who che accosta LRDL ai Paramore italici (“I Paramore nostri”).
Le critiche negative
Eppure qualche difetto si sempre; ci pensa @domenicomaiorino5525 (“Voce stupenda, basso molto bello, tastiera ci sta….chitarra completamente non ci siamo, manca fantasia, dovevi trascinarla questa canzone non accompagnarla porca tr…a! Un po’ di fantasia. Poteva essere un bel pezzo ma la chitarra l’ha fatto ammosciare”) e @marcocalancamarkino2960 (“Solito brano commerciale che desolazione tra trap rap e questa litania, non c e più la canzone in Italia”).
Il ritornello, punto debole della canzone
Se, per @catamarro78, è il video a non funzionare (“La canzone è bellissima ❤️ ma il video fa veramente cagare… Scusate il francesismo ma licenziate chi ha creato questo storyboard … Se lo facevate con I’IA sarebbe uscito meglio! X il resto siete grandi💪🏻👍🏻”), per @alexgolgotar e @Lele-id5rl il punto critico del pezzo è il ritornello:
– @alexgolgotar (“Il ritornello non tira, passi tutta la canzone ad aspettare l’esplosione, che non arriva. Qualcuno parla di complessità compositiva, secondo me è mancanza di idee buone”);
– @Lele-id5rl (“Forse un po’ troppo pop ma grandi. Ritornello complesso, scrivono ad un livello ben più alto (e ci vuole poco) del trash attuale italiano”);
– @alexgolgotar (“Ritornello complesso non so… Secondo me ritornello mal riuscito piu che altro… Non ha tiro… Aspetti che il brano esploda, e non esplode nulla”);
– @Lele-id5rl (“@alexgolgotar Questo perché ti aspetti che un pezzo aderisca ad uno schema “classico” secondo il quale il ritornello deve “esplodere”. Ci sono grandi pezzi della storia del pop, fatti con ritornelli dimessi rispetto alle strofe o quasi inesistenti. Pensa a “World in my eyes” o “Master an servant” dei Depeche Mode oppure “Blue monday” dei New Order…Ne conoscerai altre anche tu. i LRDL sanno scrivere molto bene, quindi credo che in questo caso abbiano scelto di non fare quello che tutti si aspettano. Per non parlare del finale.”).
Il dibattito fra commentatori, tra bizzarro e semiserio
Tra i commenti ricorre più volte un “botta e risposta” ardito e vivace fra ascoltatori. Talvolta, perfino divertente come quello tra @jesushijesushi5761 e @manuelbattaglia4023:
– @jesushijesushi5761 (“II problema principale di questo brano risiede proprio nell’arrangiamento: superficiale, scialbo e privo di una direzione chiara. L’impressione è che l’intera produzione sia stata realizzata con fretta e approssimazione, come se ci si fosse accontentati di riempire gli spazi sonori senza curare davvero i dettagli. Alcune progressioni sembrano addirittura forzate, come se fossero state inserite senza una reale comprensione del contesto emotivo o musicale del brano. Ovviamente è solo il mio parere e quello che mi arriva nulla togliendo alla bellezza di musica e di immagine generale che hanno questi ragazzi!”)
– @manuelbattaglia4023 (“Guarda ti intendi di galline fidati…. è un bel pezzo”)
-@jesushijesushi5761 (“@manuelbattaglia4023 Devo confessarti una cosa che mi ha tormentato per ore. È giunto il momento di ammetterlo: anche il verso della gallina ha la sua armonia. Sì, hai capito bene. Per troppo tempo abbiamo ignorato questo raffinato esempio di musicalità nascosta, relegandolo a un semplice suono di cortile. Ma in realtà, è solo una questione di orecchio, di saper cogliere le sfumature, quelle che ovviamente tu capisci alla perfezione, da vero intenditore quale sei. Lascia che ti spieghi, per il puro piacere di discutere con qualcuno che certamente ha una comprensione tanto profonda quanto la tua. Il cluck-cluck della gallina non è un banale rumore, ma una vera e propria discesa cromatica. Quando la povera bestiola non riesce a deporre l’uovo, il suo verso si colloca magicamente su un accordo minore. È struggente, quasi drammatico, degno dei più grandi compositori romantici. Una sofferenza interiore che si esprime con una delicatezza tale da mettere in discussione l’intera opera di Mahler. Forse pure Bach si sarebbe preso qualche appunto e forse, anche, qualche contrappunto. Ma, attenzione! Quando finalmente l’uovo esce ed è qui che la magia si compie – il verso cambia di tonalità. Improvvisamente, abbiamo un trionfante accordo maggiore, una vera sinfonia della natura. È come se la gallina, in quel preciso istante, cantasse l’inno alla gioia della sua personale liberazione. La potremmo quasi considerare un’allegoria della vita stessa, non trovi? Immagina, dunque, una suite interamente dedicata a questo glorioso momento: “Concerto per Gallina in Do Maggiore”, accompagnata da un’orchestra di cortile che esplora la complessità emotiva del pollaio. Ecco qualcosa che nessun vero amante della musica potrebbe ignorare. Ora, capisco che per alcuni orecchi meno raffinati tutto questo potrebbe sembrare eccessivo, persino ridicolo. Ma tu, mio caro, sei diverso. Hai quel tocco, quella capacità di cogliere le sfumature che sfuggono ai più. Chi altro, se non tu, potrebbe comprendere appieno questa raffinata dissertazione musicale? Sicuramente ti sarà chiaro come tutto si giochi sulla sottile linea tra dolore minore e trionfo maggiore, non è così? In fondo, la vera musica è ovunque. Anche nel cortile dietro casa. Bisogna solo avere l’orecchio giusto per riconoscerla. E, fortunatamente, tu di certo ce l’hai.”)
– @manuelbattaglia4023 (“@jesushijesushi5761 dopo questo bel discorso devo riconoscere che hai proprio il cervello di una gallina”).
Un altro interessante confronto tra commentatori è quello tra @brandorossini e @claugo1379:
– @brandorossini (“Veramente sprecati per il ritorno nella nicchia scelta. Hanno grande talento.”)
– @claugo1379 (“@brandorossini ciao, cosa intendi per nicchia.”)
– @brandorossini (“@claugo1379 Immagina di essere al supermercato con una voglia matta di cioccolata fondente. La intravedi a fatica sullo scaffale più in alto: è pregiata, amara, costosa da produrre, e il supermercato ne ha poche barrette perché la domanda, da parte degli intenditori, è bassa e il guadagno minimo. Al contrario, sullo scaffale centrale, proprio all’altezza del tuo braccio, trovi una montagna di cioccolata al latte. Non è pregiata: contiene latte in polvere, additivi, zucchero a palate e poco cacao per ridurre i costi di produzione. Insomma, la qualità è volutamente bassa, il supermercato la compra a poco prezzo e ci guadagna molto rivendendola. In più, l’azienda che produce questa cioccolata “di bassa lega” paga profumatamente il supermercato per assicurarsi che il suo prodotto sia posizionato proprio lì, a portata di mano, molto più visibile della cioccolata pregiata. Tra le due, quale venderà di più nel lungo periodo? Siamo tutti d’accordo che la cioccolata pregiata, pur costando di più per via della sua qualità e purezza, meriterebbe il primato delle vendite nella sua nicchia di mercato. Ma come può competere con una barretta piena di zucchero, che costa meno e che paga per essere vista? Perché parlo di “ritorno”? I loro testi non sono mai stati leggeri o scanzonati, hanno Faber come riferimento; si sono presentati al festival come una “barretta di cioccolata al latte”, utilizzando la stessa strategia di marketing (e continuano a richiamarla, quasi sbeffeggiando se stessi), pur esprimendo concetti relativamente fuori target, ma facendolo in Gold&Pink! La maggioranza dei “clienti” italiani crede che siano “pieni di zucchero”; molti potrebbero rimanere delusi scoprendo che invece sono pregiati, amari e costosi da produrre.”)
– @brandorossini (“@claugo1379 Al supermercato, la cioccolata fondente pregiata è nascosta in alto, mentre quella al latte, economica e piena di zucchero, è a portata di mano e in bella vista. Chi venderà di più? La qualità non basta, serve visibilità. Come la cioccolata al latte, loro si sono presentati in Gold&Pink, pur avendo contenuti di valore. Molti, abituati allo “zucchero”, potrebbero spaventarsi scoprendo la loro vera natura.”)
Per concludere
Due punti di vista che colgono pienamente le reaction contrapposte e complesse, facendo una sintesi di qualità:
– @AngelaPotenza-zl2ts (“A me, durante l’ascolto, sono venute in mente vecchie loro canzoni molto belle, ma questo pezzo non mi ha preso per nulla. Mi son chiesta se fossi io un tempo diversa, ma sinceramente non credo. Apprezzo perché sono fan, ma…. stavolta non ce ne il testo ne la musica, e neanche il top della voce. Sono solo contenta di vederla! Forza Veronica vai avanti!!!!!❤️❤️❤️”)
– @mircolorenzetti3542 (“Le mode vanno da una parte… voi andate dall’altra… fate successo con un brano e la volta dopo cambiate… così si fa… anche perchè potete fare tutto senza sfigurare mai…”).
A questo punto, lunga vita artistica al nuovo album de LRDL, “Giorni felici”.
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