Rose Villain

Le donne mainstream, i duetti copia-incolla e Rose Villain “fuorilegge” solo all’apparenza

Denunciare un sistema di cui si è perfettamente complici: il caso di Rose Villain e dei duetti solo con i rapper

Ha suscitato non poche polemiche l’annuncio della tracklist del nuovo album di Rose Villain – “Radio Vega“, uscito venerdì – e contenente cinque featuring, tutti con artisti uomini (Geolier, Lazza, Guè, Chiello e Fabri Fibra). Scelta poco coerente per un’artista che, in più occasioni, si è dichiarata femminista e ha parlato di gender gap e di come le donne siano in minoranza e penalizzate nell’industria musicale, sottolineando l’importanza di unirsi per resistere a un sistema ancora troppo maschilista.

Rose Villain ha risposto alle critiche su questa assenza di collaborazioni al femminile dicendo che “per me la discriminazione sta nel dover mettere una quota rosa solo per avere una quota rosa, l’arte è senza genere” e ignorando, però, che nessuno le abbia chiesto di duettare forzatamente con colleghe donne. È liberissima di continuare a duettare solo con artisti uomini, ma diventa ipocrita denunciare un sistema in cui gli spazi per le donne sono pochi se poi lei è la prima a sposare questo sistema.

Percorso che ha il proprio focus nella strategia oggi principe della grande discografia

Il percorso della cantante milanese è in netta controtendenza con le sue stesse dichiarazioni e lo dicono anche i suoi primi due album: un totale di dieci collaborazioni tra “Radio Gotham” e “Radio Sakura“, otto con artisti uomini (Salmo, Carl Brave, Geolier, Tedua, Guè, Ernia, Bresh, thasup) e solo due con artiste donne (Elisa e Madame). Numeri che si alzano esponenzialmente guardando anche i duetti esterni a questi due progetti e che dicono di una carriera che ha il proprio focus nella strategia oggi principe della grande discografia: collaborare con i rapper per ottenere un boost di streaming.

Sono, infatti, di queste settimane i lavori di altre due fresche reduci da Sanremo proprio come Rose Villain e, anch’essi, parlano di una mancanza di unione e di solidarietà tra donne: “Nostalgia” di Noemi contiene tre duetti e tutti con artisti uomini (Tony Effe, Carl Brave e Neffa), mentre “Rosa dei venti” di Gaia ne contiene quattro, tre con artisti uomini (Toquinho e gli accalappia-streaming Guè e Capo Plaza) e solo uno con una donna (Lorenzza). Una tendenza condivisa da praticamente tutte le artiste donne balzate ai vertici delle classifiche negli ultimi anni.

Gli esempi che dicono di una tendenza ormai straabusata

Anna, nel suo ultimo album, ha chiamato in causa ben nove uomini (Tony Boy, thasup, Tony Effe, Sfera Ebbasta, Guè, Niky Savage, Artie 5five, Capo Plaza e Lazza) e solo una donna (Sillyelly). Angelina Mango, dopo la sua esplosione grazie ad Amici, ha collaborato solo con artisti uomini (Gemitaiz & Yung Snapp, Tedua, Marco Mengoni, Dani Faiv in due occasioni, Olly, Villabanks e Bresh) e la stessa cosa l’abbiamo vista con Annalisa dopo il boom di tormentoni come “Bellissima” e “Mon amour” (sette collaborazioni con Fedez & Articolo 31, Tananai, Coez, Capo Plaza, Guè & Ernia, Tedua e Gianni Morandi) e con Emma nel disco della sua svolta urban, “Souvenir” (quattro collaborazioni con Tony Effe, Lazza, Olly e Baby Gang).

Anche l’omonimo album di debutto di Madame vedeva otto presenze maschili (Rkomi, Carl Brave, Pinguini Tattici Nucleari, Guè, Villabanks, Ernia, Blanco e Fabri Fibra) e solo una femminile (Gaia), ma è stata Elodie, con il suo “This is Elodie“, a farsi capostipite di questa tendenza ormai stra-abusata: addirittura dieci gli uomini in concorso (Lazza, Low Kidd, Ernia, Fabri Fibra, Gemitaiz, Marracash, The Kolors, Michele Bravi, l’onnipresente Guè e Ghemon) e, come da abitudine, solo una donna (Margherita Vicario).

Avvicinamento ai nomi più impattanti perché conviene così

Perché la bilancia è, così, nettamente, spostata da una parte? Semplice: perché conviene. Nell’epoca dello streaming sono il rap, la trap e l’urban i generi più impattanti e, quindi, avvicinarsi ai nomi più forti di queste tre scene assicura hype, attenzione mediatica, vicinanza al pubblico teen che oggi governa le classifiche, crescita esponenziale di stream e quasi certezza di creare hit facili e, quindi, anche di scrivere un destino diverso per la propria carriera.

Rose Villain sembrava incastrata in una gavetta infinita prima di agganciare l’attenzione di rapper e produttori che, agli inizi di carriera, l’hanno inserita nei loro dischi contribuendo a farla conoscere al target giovanile. Elodie, dopo i risultati tiepidi raccolti agli esordi, ha trovato la propria definitiva svolta nell’urban grazie a “Margarita“, proposta in coppia con l’ex fidanzato Marracash. Gaia è riuscita a tornare a Sanremo, dopo anni parecchio difficili, grazie al successo del duetto con Tony Effe in “Sesso e samba“, e al trapper romano deve molto anche Emma che, con “Taxi sulla luna“, ha trovato l’attesa consacrazione anche sulle piattaforme streaming.

Solidarietà tra donne mostrata solo a parole e con grande ipocrisia

Davanti a risultati simili, diventerà così sempre più difficile vedere duetti tra donne, se non tra artiste indipendenti e slegate da costrizioni discografiche, perché è più facile assecondare la tendenza anziché ribaltarla. Una canzone proposta in collaborazione con un rapper ha già in dote un massiccio numero di stream che un’interprete femminile non può garantire e, quindi, si preferisce optare su un meccanismo fisso, prevedibile, schematico e ormai oliato, ma anche molto distante dalla spontaneità e dall’autenticità che si richiederebbero a una proposta musicale.

Queste collaborazioni copia-incolla con nomi già visti e rivisti sui dischi di altre colleghe hanno molta più possibilità di funzionare rispetto a un duetto che unisce due voci femminili e la solidarietà tra donne, quindi, è meglio mostrarla solo nelle dichiarazioni: il focus dell’attenzione in una scena musicale che è più business che arte, del resto, deve essere sulla concretezza, e quindi sul fatturato. L’abbiamo visto, recentemente, anche con Gaia ed Emma che si fanno volto della lotta contro il patriarcato ma poi ce le ritroviamo in prima fila a duettare con Tony Effe, che con la sua proposta musicale ne è emblema: sono libere di farlo, ma poi non dovrebbero sorprendersi se ad essere criticata è la loro ipocrisia, come accade oggi a Rose Villain.

Perché l’opposizione a un sistema si deve fare prima con i fatti che con le parole o, almeno, le parole dovrebbero coincidere con quelle che sono le proprie scelte. E denunciare la mancanza di maggiori possibilità per le donne nel mercato musicale ma poi non impegnarsi a darne ad altre donne, accettando una comfort-zone che non fa altro che rafforzare sempre più lo strapotere dei rapper e toglie la possibilità anche solo di aprirsi all’incontro con altre colleghe, ci dice che Rose Villain è una “fuorilegge” solo all’apparenza. Perché, in realtà, è perfettamente complice di ciò che denuncia.

Classe '92, il sogno della scrittura l'ho lasciato per troppo tempo chiuso in un cassetto definitivamente riaperto grazie a Kekko dei Modà, il primo artista ad essersi accorto di me e a convincermi che questa è la strada che devo percorrere. Per descrivere il mio modo di raccontare la musica utilizzo le parole che mi ha detto una giovane cantautrice, Joey Noir: "Grazie per aver acceso la luce su di me quando si sono spenti i riflettori". Non faccio distinzioni tra la musica che è sotto i riflettori e quella che invece non lo è, perchè l'unica vera differenza dovrebbe essere tra musica fatta bene e musica fatta male.