Ragazze Punk: “Il nostro è un vero progetto comune” – INTERVISTA

Ragazze Punk

Intervista alla band emergente Ragazze Punk tutto al femminile che mette assieme quattro anime diverse

Sofia, al telefono, ci racconta qual è il loro modo di lavorare e com’è nato l’ultimo brano “Luv u” delle Ragazze Punk. Le ragazze, mi racconta Sofia, si sono ritrovate nella stessa classe di una scuola artistica e hanno deciso di formare una band. Il primo brano scritto è proprio “RagazzePunk“, mai pubblicato: parla di ragazze che sono in giro a divertirsi in maniera libera e sbarazzina. È per questo che hanno deciso che il nome di quella “folle energia”, come la chiamano loro stesse, poteva essere adatto per dare il nome al gruppo.

Pur non essendo punk a loro piace il nome e il concetto che sta dietro alla parola, lo legano alla libertà di vivere e di esprimersi delle ragazze in modo da non venir giudicate sbagliate quando un maschio fa le stesse cose e viene giudicato un figo. La band è prodotta da Luca Mattioni, Mauro Marchese e da Paolo Meneguzzi.

Ciao Sofia, come stai? Ti chiamo per farmi raccontare questo progetto ambizioso, è sempre bello vedere che la musica può essere un momento di aggregazione, come si fondono le vostre vene artistiche in questo progetto comune?

«Buona sera, va bene, è molto entusiasmante lavorare in team. Prima di tutto noi quattro siamo molto amiche: prima del sodalizio artistico c’è quello umano. C’è da dire che siamo molto diverse. Ci vuole molta determinazione, qualche volta ci sono cose che non vanno a genio, ma c’è un bel clima e un bel modo di lavorare. Stiamo sperimentando diversi generi: abbiamo cominciato con “Stella di Hollywood”, ma continuiamo a sperimentare e ad evolverci, dobbiamo ampliare il nostro repertorio… E’ una cosa nuova, di band al femminile non ce ne sono tante, se non in Corea, andiamo sul nostro, su quello che ci sentiamo, il fatto che siamo quattro ragazze dà veramente qualcosa in più, un’idea nasce nel team, non c’è niente che viene decisa da una persona, è un progetto comune».

È interessante che ci sia una band al femminile, in Italia qualche anno fa ci hanno provato, un po’ sulla scia delle Spice Girls, con le Lolly Pop, progetto poi naufragato, voi state anche lavorando sull’aspetto coreografico?

«A me, ti dirò, piacerebbe molto, ho studiato danza e spero di portare questo aspetto anche nel nostro gruppo. Per adesso siamo più concentrate sul canto e sulla scrittura del nostro repertorio. Stiamo anche lavorando ad una serie tv su noi quattro di cui non posso dire nulla, è la storia di una band al femminile. Stiamo scrivendo diversi brani anche perché all’interno ci sarà un progetto discografico. Quindi da una parte c’è la danza, che al momento rimane un argomento da approfondire, ma c’è Naike che suona il piano e l’ukulele, Lisa e Cristel che stanno studiando pianoforte».

Il vostro nuovo brano si intitola “Luv u”, da cosa nasce l’idea e come avete fatto per scriverla in quattro?

«L’idea del titolo è un po’ per allontanarci dagli altri. La canzone nasce da una mia esperienza d’amore, ci siamo chiuse in sala di registrazione, in una saletta e in sei ore è nato il pezzo. Io raccontavo la mia esperienza, le altre tre hanno fatto da psicologhe, è stato un momento che ci ha legato ancora di più».

È una canzone che per freschezza di scrittura, anche per la melodia, sembra una canzone leggera, qual è il vero significato del testo?

«Effettivamente è un testo che ha un sottotesto, quando dice “dopo tutto questo tempo, l’hai soltanto usata”… e anche in altre parti, viene fuori l’essenza del brano. In questa storia che io racconto e che le mie amiche hanno analizzato, c’è la storia di una persona che mi ha idealizzato, che mi ha trasformato nella Sofia che volava lui. Quello che provava per me non era vero. Ma io rincorrevo quella Sofia per non perderlo, non vedevo la persona che avevo davanti, ma quando ho aperto gli occhi, grazie alle mie amiche, ho scoperto che quella Sofia non ero io.

Ho parlato per ore quasi a vanvera, avere una cosa scritta dopo che avevo parlato mi sono resa conto da fuori quello che era successo. Capita che nei ragazzi della mia età, ho diciassette anni, tutto venga usato in maniere troppo precoce. Anche coi discorsi che vedo, anche tra adolescenti, vedo storie basate su discorsi pesanti, penso che si possano vivere delle storie con più leggerezza, più che altro non andare ad appesantirsi, un amore deve dare un plus nella vita, se non lo dà, non è un amore, deve dare quel qualcosa in più nella felicità personale».

Antonino Muscaglione, nasce a Palermo nel 1976. Da sempre appassionato di disegno, attento a dettagli, per altri, non rilevanti. "Less is more", avrebbe scoperto in seguito, diceva Mies Van Der Rohe. Consegue la Laurea in Architettura nella Facoltà d'Architettura della sua città. Vive in Lombardia, si divide fra progettazione architettonica e insegnamento. Denominatore comune delle sue attività è la musica, da sempre presente nella sua vita. Non può progettare senza ascoltare musica; non può insegnare senza usare la musica come strumento di aggregazione.
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