Namida: «I “Bimbi cattivi” sono tutti quelli che vengono ai miei live» – INTERVISTA

Namida

Stronza Romantica‘ è il primo singolo estratto dall’album ‘Bimbi cattivi

Bimbi cattivi‘ è il primo album di Namida, una sorprendente e vulcanica cantautrice che col suo primo album fa un viaggio senza filtri nel caos emotivo di una generazione che non ha paura di sporcarsi le mani. L’album è una raccolta di storie ribelli, cuori spezzati e risate amare, che si muovono tra ritmi pop punk incalzanti e momenti di cruda vulnerabilità.

Ogni traccia è un pugno nello stomaco e una carezza allo stesso tempo: dai testi che urlano verità scomode alle melodie che sanno di festa, ma anche di hangover emotivo. ‘Bimbi Cattivi‘ è per chi si sente fuori posto ma non vuole smettere di cercare, per chi si diverte a sfidare le regole, e per chi trova bellezza nel disordine. ‘Stronza romantica’ è il primo singolo estratto, sento Namida per farmi raccontare com’è nata questa canzone e l’intero lavoro discografico.

Ciao Namida, come stai? Com’è nata questa canzone?

«Volevo fare l’effetto choc, fa parte di un album in cui dentro non c’è neanche un lento. Si tratta di un brano pop-punk che inizia con un’intimità malinconica per poi esplodere in un vortice di energia travolgente. I testi, crudi e sinceri, raccontano la storia di una personalità ribelle e disillusa, ma irresistibilmente affascinante. Il pezzo gioca con potenti contrasti: un cuore di plastica che pulsa sotto una corazza dura, notti indimenticabili che celano tradimenti emotivi, e una dichiarazione di indipendenza che risuona come un inno generazionale.»

Ma tu sei più (sì, gliel’ho chiesto davvero! nda) stronza o più romantica?

«Sicuramente nella vita sono più stronza, ma so essere anche romantica, diciamo che mi piacciono i film romantici, mi piace guardare le commedie romantiche.»

Qual è il tuo modo di scrivere? Parti prima dal testo o dalla musica?

«Un po’ diciamo che va a sensazione, a volte mi vengono in mente le melodie altre volte il testo. Però sostanzialmente lavoro in studio col mio produttore, partiamo da un bit, da un’idea musicale sulla quale poi vado a scrivere il testo. Poi sai, tutto nasce dai live, che è forse la parte del mio lavoro che preferisco».

Come nasce il titolo dell’album ‘Bimbi cattivi‘?

«Nasce proprio dai live, i “bimbi cattivi” sono tutti quelli che vengono a sentire la mia musica e che mi danno la carica. Inizialmente volevamo chiamare l’album “Non so fare lenti”, proprio perché non ne so fare e il disco non ne contiene, poi abbiamo virato per “Bimbi cattivi”. Mi piace pensare che questo disco è lo specchio di chi siamo quando nessuno ci guarda, e di chi vogliamo essere quando tutto crolla. Tra urla, sorrisi storti e lacrime di chi non si arrende mai. Da qui il titolo: “Bimbi Cattivi”, per me è più di un album, è una dichiarazione di guerra al conformismo e un inno a vivere senza rimpianti.

‘Bimbi Cattivi’ è il mio modo di mettere a nudo tutto quello che sono, senza filtri. È nato dai momenti in cui mi sono sentita persa, dalle notti in cui ho riso troppo forte e dai giorni in cui non riuscivo a trovare un motivo per alzarmi. Dentro ci sono le mie paure, i miei errori, ma anche quella parte di me che non smette di credere che, nonostante tutto, valga la pena vivere così, senza compromessi. È un disco per chi si sente fuori posto, per chi cade e si rialza con le ginocchia sbucciate, per chi non smette mai di lottare. È nato dal caos, dalla voglia di gridare al mondo che non ci serve essere perfetti per essere veri e proprio per questo è diventato la mia casa e spero lo diventi anche per chi lo ascolterà».

Com’è stato realizzato il video?

«È stato molto divertente girarlo, è stato diretto da me e da Emanuele Marin, è stato un lavoro in cui ci siamo divertiti molto, abbiamo messo a soqquadro il bagno di un appartamento, ai proprietari di casa è piaciuto talmente tanto che, mi dicono, sia rimasto così come lo vedi nel video.

A mio avviso cattura alla perfezione il dualismo della canzone, mette in scena due anime contrastanti che convivono in un unico racconto visivo. Nella prima parte, lenta e introspettiva, dominano tonalità morbide e un’estetica eterea: luci soffuse, inquadrature ravvicinate sul volto e dettagli delicati che trasmettono fragilità e vulnerabilità.

Quando la musica si trasforma e il pop punk esplode, anche il video cambia radicalmente. L’anima rock e irriverente prende il sopravvento con immagini dinamiche, un montaggio serrato e colori accesi, quasi acidi. Io nel video, da sognatrice malinconica mi trasformo in una figura ribelle e sfacciata: ballo, canto a squarciagola, faccio gesti provocatori e mi diverto a spingere i limiti, prendendomi gioco di tutto e di tutti. Le ambientazioni underground, graffianti e caotiche, riflettono questa energia esplosiva e irrefrenabile».

Antonino Muscaglione, nasce a Palermo nel 1976. Da sempre appassionato di disegno, attento a dettagli, per altri, non rilevanti. "Less is more", avrebbe scoperto in seguito, diceva Mies Van Der Rohe. Consegue la Laurea in Architettura nella Facoltà d'Architettura della sua città. Vive in Lombardia, si divide fra progettazione architettonica e insegnamento. Denominatore comune delle sue attività è la musica, da sempre presente nella sua vita. Non può progettare senza ascoltare musica; non può insegnare senza usare la musica come strumento di aggregazione.
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