“Testacoda” di Bianca Atzei è un ottimo compromesso tra sperimentazione e coerenza – RECENSIONE

Bianca Atzei
Evoto

Recensione di “Testacoda“, nuovo singolo di Bianca Atzei presentato in anteprima al San Marino Song Contest

Il racconto di una storia d’amore finita con al centro una riflessione più allargata sulle relazioni e sulla difficoltà a costruire oggi rapporti stabili e duraturi perché si è troppo concentrati su se stessi e si ha, quindi, paura di perdere i propri spazi: è questo il tema di “Testacoda“, il nuovo singolo di Bianca Atzei disponibile dallo scorso 9 marzo in radio e sulle piattaforme digitali e presentato, in anteprima, alla finale del San Marino Song Contest.

La competizione non ha premiato Bianca come avrebbe meritato e il sedicesimo posto finale, voluto dalla giuria, ha suscitato diverse perplessità sui social a causa di un voto considerato poco obiettivo e fortemente penalizzante per una canzone potente, significativa e di grande impatto emotivo, portata in scena con un’esibizione oggettivamente impeccabile che, tra le venti in concorso, è stata quella ad ottenere i maggiori apprezzamenti dal pubblico, diventando la più visualizzata e condivisa su TikTok.

Canzone moderna e, allo stesso tempo, coerente con tutto il percorso dell’artista

Scritta dalla stessa Bianca insieme a Oscar Angiuli – collaboratore e amico di lunga data con il quale l’artista di origini sarde ha firmato alcune tra le sue canzoni più importanti, da “Otto settembre” e “La strada per la felicità (Laura)“, fino a “Tutto l’amore che ho dentro” – e ad altri autori, “Testacoda” è una ballad coraggiosa e con una costruzione inusuale perché ricca di intervalli, discese e risalite che la rendono vocalmente molto impegnativa.

La visceralità del testo e il modo in cui si sviluppa la proposta musicale permettono a Bianca di sfoderare tutta la sua interpretazione tipicamente passionale, intensa e graffiante per una canzone che, pur davanti a sonorità moderne e al passo coi tempi, riesce ad essere coerente con tutto il percorso dell’artista, emergendo così come un ottimo compromesso tra coerenza e sperimentazione.

Disillusione nei confronti di un’epoca in cui non si dà ai rapporti la possibilità di crescere

La disillusione della protagonista nei confronti di un’epoca di apparenze e materialismo, in cui i sentimenti sono considerati solo come qualcosa di accessorio, è evidente sin dall’incipit (“Maledette le tue stupide promesse, ci ho creduto come sempre, ma non imparo mai, tu non cambi mai“) e cresce con lo sviluppo del brano, tra l’ingenuità che le fa credere in qualcosa che non c’è (“Mille progetti, io che ci casco“) e la sofferenza acuìta dalla sensazione di aver solo perso tempo (“Ho perso solo giorni e troppi sogni“), arrivando alla conclusione che, forse, la soluzione migliore sia quella di rifugiarsi nella solitudine (“Meglio restare da sola“).

Una solitudine che diventa forma di difesa nei confronti dell’egoismo strutturale e insito nella nostra società che porta spesso i rapporti a non darsi nemmeno la possibilità di crescere, perché si pensa più a sè stessi che a concedersi a qualcun altro e tutto ciò diventa anche causa di mancanze. “Ma non ti accorgi che insieme siamo un’altra cosa?“, canta Bianca nel poderoso acuto dello special, evidenziando come i concetti di comunità, unione e condivisione debbano essere considerati tuttora fondamentali.

In conclusione

Testacoda” entra, con pieno diritto, tra gli instant-classic del repertorio di Bianca perché riassume tutto il meglio di un’artista che, nelle proprie canzoni, è sempre alla ricerca di qualcosa di potente dal punto di vista vocale ed emozionale, ma anche concettuale. Le piace sperimentare, cambiare e risultare al passo coi tempi, ma senza comunque mai mettere da parte la propria, spiccata, personalità interpretativa e senza cedere alla logica dei facili tormentoni copia-incolla, rimanendo quindi tra le poche artiste che preferiscono la verità della credibilità artistica alla finzione dell’opportunismo.

Classe '92, il sogno della scrittura l'ho lasciato per troppo tempo chiuso in un cassetto definitivamente riaperto grazie a Kekko dei Modà, il primo artista ad essersi accorto di me e a convincermi che questa è la strada che devo percorrere. Per descrivere il mio modo di raccontare la musica utilizzo le parole che mi ha detto una giovane cantautrice, Joey Noir: "Grazie per aver acceso la luce su di me quando si sono spenti i riflettori". Non faccio distinzioni tra la musica che è sotto i riflettori e quella che invece non lo è, perchè l'unica vera differenza dovrebbe essere tra musica fatta bene e musica fatta male.
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