Indice dei contenuti
- 1 Recensione del nuovo album del cantautore milanese pubblicato lo scorso 13 gennaio
- 2 La parentesi più sperimentale e attuale
- 3 La virata verso l’anima più tradizionale rappresenta il meglio di questo progetto
- 4 Instant-classic e racconto di amori maturi e consapevoli
- 5 “Anita” probabile singolo estivo
- 6 In conclusione
- 7 Tracklist e stelline |
Recensione del nuovo album del cantautore milanese pubblicato lo scorso 13 gennaio
L’inizio è sinonimo di cambiamento, trasformazione, anche atto di coraggio perché è difficile scrollarsi di dosso l’abitudine, ma solo accettando la sfida di provare a rinunciarci si può costruire un futuro potenzialmente migliore. È il vedere ogni giorno come un nuovo inizio, e una possibilità per cominciare qualcosa, che non ci fa perdere l’entusiasmo per la vita, ed è proprio su questi concetti che si fonda il nuovo album di Biagio Antonacci, il sedicesimo di inediti, appunto “L’inizio” che per lui è rappresentato dalla nascita, nel 2021, del terzogenito Carlo. “L’inizio sei tu! Con infinito amore, papà Biagio“, si legge infatti nella prima pagina del libretto.
Particolarità del progetto, balzato subito sul podio degli album più venduti in Italia, è che la title-track, dedicata al figlio, è l’unica canzone che non è stata scritta da Antonacci. La firma è di Giorgio Poi che l’ha composta appena dopo aver saputo che il cantautore milanese sarebbe diventato padre per la terza volta, e il regalo è stato talmente gradito da farlo diventare brano-manifesto dell’album. Il testo è infatti molto delicato, profondo, significativo, si parla a un figlio che non avrà davanti a sè un mondo facile (“Chi prende strade sterrate sa che non crescono fiori sulle autostrade“) e allora vale la pena godersi il presente: “Ho scritto una canzone per te, prendila per quello che è, una lunga carezza, un porto sicuro nella tempesta“.
La parentesi più sperimentale e attuale
“L’inizio” porta Antonacci a collaborare con alcuni autori della scena musicale attuale, come il figlio Paolo, Davide Simonetta e Stefano Tognini (in arte Zef), anche se le scelte non sono sempre azzeccate come quella di Giorgio Poi. Sono infatti contenuti tutti i singoli usciti nell’arco degli ultimi due anni – “Seria“, “Telenovela” e “Tridimensionale” – che sono canzoni sicuramente piacevoli all’ascolto, orecchiabili, accattivanti e che contribuiscono a rendere l’album uno dei più ricchi e variegati del cantautore proprio per la grande diversità di suoni proposta, ma sono anche inevitabilmente lontane dai tanti capolavori scritti dal cantautore e forse non avevano neanche la pretesa di avvicinarvisi.
L’intento è sembrato semplicemente quello di trovare una strada più attuale e al passo coi tempi, e magari anche un nuovo pubblico che s’inserisse in mezzo al vasto zoccolo duro che lo segue fedelmente, e rientra in questa logica anche la nuova versione di “Sognami” proposta in collaborazione con Tananai e Don Joe ed eseguita l’anno scorso sul palco del Festival di Sanremo nella serata dei duetti. Una scelta sicuramente utile per farla scoprire ai più giovani, ma che nulla aggiunge e nulla toglie a un brano che era già un capolavoro di suo e che è ormai un grande classico della musica italiana.
La virata verso l’anima più tradizionale rappresenta il meglio di questo progetto
Il proprio meglio Antonacci continua a darlo quando torna a scrivere da solo, oppure affiancato dal fidato Placido Salamone o dal profondo Edwyn Roberts. La dimostrazione ce l’abbiamo subito nel singolo scelto per accompagnare l’uscita dell’album, “A cena con gli dei“, con cui saluta l’elettronica che ha dato inizio al viaggio per recuperare la dimensione pop-rock.
“L’inizio” tocca le vette più alte proprio nei brani che non erano stati ancora resi noti e l’emblema di questo discorso lo troviamo in “Lasciati pensare“, senza dubbio il capolavoro di questo disco, già destinato ad entrare tra le canzoni più belle di un repertorio invidiabile. Si parla di un amore che ha il dono dell’attesa (“Lasciati pensare che ti voglio come quando vuoi l’amore, per organizzare un cuore vuole solo tempo e a me non mancherà“) e vuole essere libero da condizionamenti (“Vestiti serena che da tutti gli occhi pende solo vanità, tutte le virtù, tutte le virtù, quelle le hai già dentro tu“) in una ballad matura, emozionante ed intensa che sarebbe stata una scelta azzeccatissima per il palco di Sanremo.
È infatti da molti anni che il nome di Antonacci viene indicato praticamente in tutti i toto-nomi della vigilia ma lui poi puntualmente smentisce la propria presenza, forse perché la gara sanremese non è proprio la sua zona di comfort. L’impressione che dà però questo brano è che forse questo era proprio il momento giusto per tornarci a più di trent’anni dall’ultima volta, avendo nel cassetto una proposta perfetta per l’Ariston e che, al primo ascolto, ha il dono di saper già suonare come un grande classico.
Instant-classic e racconto di amori maturi e consapevoli
Possiedono le atmosfere dell’instant-classic anche il pop dolce e delicato di “È capitato“, una storia di abbandono e dipendenza emotiva (“Io non ho capito che più ti perdo più ti invito“) con un sax a fare da carezza, l’impeto di “Dimmi di lei” nel raccontare la visione dell’amore perfetto che non esiste ma che continuiamo a cercare (“Sei tutto quello che cercavo“) e il pathos di “Bastasse vivere“, brano che sfodera il ritornello con il crescendo biagesco per eccellenza, utilizzato per raccontare un amore fondato sulla fiducia (“Vivere, bastasse vivere, per adesso sento che potrei usare gli occhi tuoi“).
Sono amori maturi e consapevoli quelli cantati da Antonacci in questo disco, che portano con sé messaggi sentiti e importanti a partire da “Delivery“. Si riflette sulla complessità delle relazioni e sulla voglia di una maggior semplicità che è possibile trovare solo rifugiandosi nelle piccole cose. L’analisi dei rapporti sociali è al centro anche di “Non diamoci del tu“, con una conoscenza agli inizi e i due protagonisti convinti a non darsi subito del tu perché “la confidenza toglie l’aria dalla stanza, da mangiare c’è, da fumare c’è, per dormire poi c’è una camera che non usano mai chiusa da anni“. L’invito è quindi quello di recuperare la bellezza di conoscersi piano piano e non aprire subito la sfera privata come invece accade oggi attraverso i social network.
La delicatezza di “Non voglio svegliarti” nasconde invece un grande messaggio di protezione. In un’epoca difficile come questa, il nostro obiettivo è quello di creare un ambiente sereno intorno a noi e l’unico mezzo per riuscirci è quello di eliminare gli elementi che possono risultare disturbanti e proteggere la nostra famiglia e le persone di cui ci vogliamo circondare.
“Anita” probabile singolo estivo
Chiudiamo questo excursus intorno ai brani del disco con due proposte all’opposto, una molto solare e fresca, l’altra più cupa e inquieta. “Anita” riprende la bravura di Antonacci nel cantare le donne e qui l’omaggio è alla figura di Anita Garibaldi, un’ode al coraggio dell'”eroina dei due mondi” che ha sempre seguito le battaglie del marito pur senza mai annullarsi per lui (“Ce ne fosse di coraggio, quello scritto sulla faccia, quello che tu hai sempre avuto, la paura non fa storia“) e l’ha sempre amato nonostante la poi sopraggiunta distanza (“Quanti chilometri e quante lettere io e te“). È il brano che si candida maggiormente a singolo estratto per la prossima estate per come ricalca gli stilemi tipici del Biagio più estivo.
“Evoco” è il brano che chiude il disco e mette in musica un sogno vissuto dal cantautore che rivede il padre scomparso nel 2014 (“Evoco mio padre e una ragazza color nuvola, a lui voglio soltanto dire “ti voglio bene“). C’è il rimpianto per non essere mai riuscito ad esprimere il proprio amore al genitore, ma c’è soprattutto la voglia di un nuovo inizio che consenta di non commettere gli stessi errori col figlio e la serenità del presente, come dimostra il verso conclusivo: “È bello vivere, ora“.
In conclusione
“Biagio è un negozio: si sa cosa fa, cosa offre e il resto; se mi si vuole incontrare, sono qui. Difficilmente sarò in altri posti dove magari ci sono giovani e si vendono più dischi. Non è la mia filosofia“, ha dichiarato Antonacci in una recente intervista per Vanity Fair e l’impressione è che nelle lavorazioni de “L’inizio” ci sia stato un prima e un dopo. I primi attimi contraddistinti dal provare a strizzare l’occhio all’attualità musicale e alla ricerca di una nuova hit che piaccia ai giovani, poi la virata verso il consolidamento di quello che già c’è e della propria identità. E ha stravinto la seconda grazie a una serie di canzoni molto belle, ispirate e con contenuti importanti, perché “alla fine la poesia resta più dell’invadenza“.
Miglior traccia: Lasciati pensare
Voto complessivo: 8/10
Tracklist e stelline |
- L’inizio ★★★★★★★★☆☆
[Giorgio Poi] - Delivery ★★★★★★★★☆☆
[Biagio Antonacci, Alessandro Raina – Biagio Antonacci, Placido Salomone] - A cena con gli dei ★★★★★★★★½☆
[Biagio Antonacci – Biagio Antonacci, Placido Salamone] - È capitato ★★★★★★★★★☆
[Biagio Antonacci] - Anita ★★★★★★★★☆☆
[Biagio Antonacci – Biagio Antonacci, Edwyn Roberts] - Lasciati pensare ★★★★★★★★★★
[Biagio Antonacci] - Tridimensionale (feat. Benny Benassi) ★★★★★★☆☆☆☆
[Biagio Antonacci, Paolo Antonacci, Alessandro Raina, Davide Simonetta – B. Antonacci, Benny Benassi, P. Antonacci, A. Raina, D. Simonetta] - Dimmi di lei ★★★★★★★★½☆
[Biagio Antonacci – Biagio Antonacci, Edwyn Roberts, Placido Salamone] - Telenovela ★★★★★★★☆☆☆
[Biagio Antonacci, Paolo Antonacci – Biagio Antonacci, Paolo Antonacci, Davide Simonetta, Zef] - Sognami (feat. Tananai e Don Joe) ★★★★★★★☆☆☆
[Biagio Antonacci] - Bastasse vivere ★★★★★★★★★☆
[Biagio Antonacci] - Non diamoci del tu ★★★★★★★½☆☆
[Biagio Antonacci] - Seria ★★★★★★½☆☆☆
[Biagio Antonacci, Paolo Antonacci, Alessandro Raina, Davide Simonetta – B. Antonacci, P. Antonacci, A. Raina, D. Simonetta, Placido Salamone,] - Non voglio svegliarti ★★★★★★★½☆☆
[Biagio Antonacci] - Evoco ★★★★★★★★☆☆
[Biagio Antonacci – Biagio Antonacci, Emiliano Fantuzzi]
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