Ghali

Ghali, una tempesta d’amore al gusto di “Paprika” – Analisi del testo

Il racconto di un amore nel nuovo singolo di Ghali

“Habibi, my love Habibi, my love Habibi, my love” canta Ghali in Paprika“, il nuovo singolo uscito lo scorso 9 maggio. Il rapper italiano con cittadinanza tunisina, che ha fatto parlare tanto di sé nell’ultima edizione del Festival di Sanremo per il suo pezzo sull’integrazione razziale, lo ritroviamo oggi con un testo in cui racconta un amore al capolinea. La caratteristica principale di “Paprika” è quella di poter individuare nella narrazione nuclei semantici ben precisi, che mescolano perfettamente aspetti della cultura d’origine dell’artista con l’analisi delle dinamiche interiori caratterizzanti i momenti finali della relazione di coppia.

L’incipit “Habibi” (حَبيبي)

 In arabo significa “amato”, declinato al maschile, perché al femminile sarebbe stato “habibti” o “habibati”. E’ un sostantivato che deriva dall’aggettivo “habib” in riferimento a relazioni affettive non formali e non di sangue, come può essere il legame con un amico molto stretto. Questa scelta linguistica diventa significativa per le possibili interpretazioni di un amore non necessariamente tradizionale e ben si integra a due ulteriori filoni tematici, tanto cari al genere rap di ultima generazione: gli stupefacenti e la contestazione politica.

Gli stupefacenti

Una metafora speziata e succulenta descrive gli effetti del fumo, che fa quegli occhi rossi come la paprika, e sentito come pratica “necessaria” a sostenere il momento di crisi (“Hai gli occhi rossi come paprika Di me ti fumi pure l’anima Spari su un cuore che già sanguina One shot, one shot, no more, no, no Ne giro una dove capita Me l’accendo per nascondere una lacrima Hai gli occhi rossi come paprika No love, no love, no more, no, no”).

La contestazione politica

Una frecciatina nei confronti di uno Stato troppo intriso di pregiudizi, xenofobo e limitativo per ciò che riguarda la pluralità delle razze, la libertà di pensiero e di fede religiosa (“Puoi dirmi quello che vuoi, non farò come la Rai (Mai)”). In tal senso, il testo rafforza il significato di consuetudini comportamentali proprie della religione araba da mantenere anche se il momento è difficile (“Baby, ora no (No), dopo il Ramadan (Eh) Ora non ce l’ho (No), a casa ce l’ho (Ho) Vieni e te lo do (Seh), I got what you want”).

Il racconto emotivo e sentimentale 

Il tema dell’amore turbolento resta centrale nella canzone (“Abbiamo litigato, ma per cosa? Neanche tu sai perché sei nervosa”) ed evolve in un conflitto di coppia conclamato. Dal sentimento di rabbia, espresso attraverso la ripetizione di interrogative dirette rivolte all’amata, che ora viene qualificata velenosa (“Con quella bocca velenosa Cosa fai? Cosa fai? Cosa fai?”), si passa alla provocazione in chiave negativa (“Facciamo una bimba La chiamiamo Italia Se non fai la brava Dirà prima: “Papà”, pa-pa-pa”).

La coppia scoppia, lei va via lasciando domande e innescando tentativi di riflessione nell’altra metà, che non vede varchi di luce, anzi si sente come un ladro senza possibile riscatto (“Lo sai da quando tu sei partita Che mi faccio le domande sulla vita Tante cose, giuro, che non le ho capite mica E mi sento un ladro senza via d’uscita”).

Lo slang della generazione Z 

L’ultima parte della canzone è un concentrato di slang inglesi, che ormai fanno parte del patrimonio linguistico della generazione Z, per introdurre il pensiero proiettivo del narrante: chissà se il dolore della fine si è lenito; se la lontananza e il trascorrere del tempo hanno concesso il “move on” , cioè di andare avanti (” Spero sia guarita e che hai fatto move on”). Una conquista poco probabile perché lei ha capito lo “swag” di lui, cioè il suo stile figo, il suo essere cool e sa di non poterne fare a meno (“Perché io già da mo, ma so che non sei la tipa, tu So che vuoi stare con me e che hai capito lo swag”).

A questo punto, non resta altra soluzione se non quella di arrendersi a ciò che il cuor comanda, senza dare ascolto a nessun parere, soprattutto quando viene dato con il fine di disegnare la persona come un pericolo che porterà dolore e rovina. In fondo, ha ragione Ghali “Habibi, my love”: quando un amore è in tempesta, chi può dire di conoscere del tutto l’altra persona (“Guarda che lo so che la tua amica Dice che Quelli come me ti rovinano la vita (No) Non sa niente di me (…) Oh-oh-oh-oh, oh-oh, oh-oh (Habibi, my love)”)?

Appassionato della parola in tutte le sue forme; prediligo, in particolar modo, la poesia a schema metrico libero. Strizzo l'occhio all'ironico, all'onirico e al bizzarro. Insieme alla musica sia la parola. Dopo la musica, il silenzio; dal "vuoto sonoro", il nuovo concerto.