Recensione del concerto degli Zero Assoluto tenutosi lo scorso 17 luglio a Varallo Sesia (VC)
Il periodo tra il 2016 e il 2017 viene universalmente considerato come quello della rivoluzione it-pop, grazie ad artisti come Calcutta, Gazzelle, Tommaso Paradiso e Coez che hanno portato un nuovo modo di fare musica e vengono oggi visti come i capostipiti della scena. La storia è in realtà diversa, perché i primi segnali del genere si erano già avuti ben dieci anni prima con gli Zero Assoluto, che abbiamo visto lo scorso 17 luglio all’Alpàa di Varallo Sesia (VC) in un concerto che li ha, appunto, confermati come i veri pionieri dell’it-pop.
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Focus più rivolto al passato che al loro presente discografico
La loro musica riprendeva infatti, già all’epoca, tutti gli elementi fondamentali del genere: testi agrodolci contenenti elementi della vita di tutti i giorni e proposti con un linguaggio quotidiano, volontà di non prendersi mai troppo sul serio e melodie leggere con arrangiamenti scarni e minimalisti. Ed è ciò che emerge tuttora da un concerto che guarda più agli esordi che al loro presente discografico.
L’unico brano proposto tra gli ultimi singoli lanciati dal duo è, infatti, “Psicologia sociale“. Mancano “Cialde“, “Fuori noi“, “Astronave” e “Sardegna” che avrebbero tutte meritato un posto in scaletta, ma a cui viene evidentemente preferito lo sguardo verso un passato rimasto sempre attuale, e a dirlo c’è l’accoglienza del pubblico nei confronti di canzoni mai dimenticate.
Pubblico continuamente coinvolto
Si parte da “Perdermi“, title-track del quarto album di inediti del duo, e “Quello che mi davi tu“, mai stata singolo ma conosciuta, soprattutto dalle ragazze, grazie al film “Scusa ma ti chiamo amore” con Raoul Bova e Michela Quattrociocche.
Il primo vero boato della platea arriva con “Sei parte di me“, brano con cui gli Zero Assoluto hanno trionfato al Festivalbar 2006 come rivelazione dell’anno, e i livelli si mantengono altissimi con le sanremesi “Svegliarsi la mattina“, “Appena prima di partire” e “Di me e di te“, canzone proposta al Festival nel 2016 e da cui è poi partita una lunga pausa da quei palchi che oggi li ritrovano però con l’intesa tipica di due amici di lunghissima data.
Matteo e Thomas si divertono insieme, scherzano con il pubblico, raccontano aneddoti legati alle canzoni come nel caso di “Grazie“, definita “urgente” perché “in quel periodo avevamo bisogno di scrivere una canzone così, con cui ringraziare chi ci ha sempre supportati ma anche gli stronzi, perché ti danno la spinta a fare sempre qualcosa in più“, o di “Mezz’ora“, che ha da poco compiuto vent’anni e riporta in loro il ricordo di un concerto fatto sempre a Varallo Sesia nel 2006, coinvolgono continuamente una platea che accetta l’invito soprattutto con i brani più celebri, come “Per dimenticare” e “Semplicemente“.
Il momento dei bis fa esplodere la piazza
Quest’ultima è la canzone che chiude il concerto prima del momento riservato ai bis, che è anche il picco più alto del live con “Sei parte di me” e “Svegliarsi la mattina” proposte in una versione chitarra e voce che regala un’atmosfera da falò estivo sulla spiaggia, fino all’esplosione finale con la riproposizione di “Per dimenticare“. Il pubblico canta all’unisono, copre quasi le voci del duo, si unisce in un unico grande coro, e qui diventa inevitabile farsi una domanda.
Gli Zero Assoluto, all’epoca, in termini di successo, erano per i giovani ciò che sono oggi i trapper, ma voi vi immaginate le canzoni di un trapper cantate tra 15-20 anni da intere piazze? Difficile. Molto difficile. E questo parla di una proposta che sì, all’inizio era pensata in particolare per i giovani, ma si è data da subito la possibilità di parlare a tutti creando uno stile che, non a caso, è poi tornato prepotentemente dieci anni dopo la loro esplosione.
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