Mahmood - Ra Ta Ta

YouTube al primo ascolto – Le reaction al “Ra Ta Ta” internazionale di Mahmood

Ra Ta Ta: un pezzo internazionale che fa riflettere, discutere e ballare

Il ruolo attuale di Mamhood nel panorama della musica internazionale è riconosciuto da molte, anzi moltissime persone che sarebbero d’accordo con @cool3041 (“La star europea più stilosa🔥🔥”) e @btrz29 (“Rosalia nell’uomo”), ma forse proprio per questo è un artista soggetto a opinioni divergenti. Così, al commento di @grillchicken1215 (“Dovrebbe avere la carriera che sta avendo Bad Bunny”), risponde @eastwestworld6648 (“@grillchicken1215 Bad Bunny non piace nemmeno negli USA, è uno scherzo. Che livello basso.”), @lunacchia (“Bad Bunny😂🤌👎👎”) e @Alive106 (“Coniglietto cattivo ahahahhaah..in Italia nessuno ascolta il coniglietto cattivo 😂😂fa schifo”).

Il messaggio politico

Il dibattito musicale su “Ra Ta Ta” diventa politico e divisivo, anche in questo caso, arrivando a coinvolgere tutti gli aspetti del prodotto: dal video al testo e al suo significato può profondo.

Da un lato, elsinina esalta la bellezza del video, ma non del testo che risulterebbe poco immediato nella comprensione (“C’è qualcun altro che come me pensa che forse il testo meritava più lavoro? Senza il video (molto bello, come sempre) non credo che capirei la canzone. Per Soldi e Milano Goodbye non ho bisogno del video per calarmici, perché il testo è potentissimo, mi fa sentire e capire tutto. Mi sembra che l’immagine, il look di Mahmood siano curati sempre più maniacalmente, e invece io avrei preferito continuasse a curare maniacalmente i testi, perché veramente sa essere potentissimo in questo”), mentre eastwestworld6648 arriva a parlare di “servilismo” artistico (“Questa è musica per il Brasile e le Americhe. È come Bad Bunny di quarta categoria, senza funk o groove. #Servilismo”). La pensa diversamente @artdiv62217 (“Questo video è un capolavoro, la canzone è una hit, ma con un significato profondo. Poi i vestiti indossati sono creati da un brand palestinese Trashy clothing. Lui è un genio con un cuore immenso”).

Il dettaglio scritto sulla maglietta non resta inosservato a @danielatuscano9317 (“Sulla maglietta c’è scritto “Palestina”. Purché non sia una furbata…”), anzi alimenta una discussione tra @carmendeledda5799 (“@danielatuscano9317 Non credo sia una furbata perché è più rischioso in questo momento affermare certe cose e lui sicuramente I’ ha voluto fare e, seppur in un modo soft, ha voluto mandare un messaggio di sostegno. La canzone non parla specificamente di quella situazione ma in questo racconto standard di bambini privati dell’ infanzia, ci rientra ugualmente. Il videoclip in questo caso è importante quanto la canzone.”) e @danielatuscano9317 (“@carmendeledda5799 certo che il brano non si riferisce direttamente alla Palestina, come del resto è nello stile di Alessandro: mi piace la sua capacità di unire “frammenti” di vissuti diversi, anche personali, in una sintesi poliedrica ma coesa. Merito anche di un team che lo affianca e non lascia nulla al caso. Nemmeno la canzone sanremese di Ghali era nata con quelle intenzioni, non foss’altro perché composta ben prima dei tragici eventi dello scorso ottobre. Non mi addentro in analisi politiche in questa sede, l’importante è che i cantanti – non solo Alessandro – non si ergano a dispensatori di verità. In passato ne abbiamo visti fin troppi (vengo dalla generazione dei cantautori). Con ciò, ripeto, il pezzo è ben costruito e valorizzato da un video sapiente. E Alessandro come al solito bello e simpatico”).

@carmendeledda5799 fornisce ulteriori dettagli sull’ispirazione del pezzo (“@danielatuscano9317 In un’ intervista Mahmood ha detto che ha tratto ispirazione da un film ambientato nelle favelas brasiliane LA CITTÀ DI DIO e che lui allarga il pensiero a tutti i bambini derubati dell’infanzia anche in altre situazioni simili o anche di guerra ma comunque sempre riferito ai bambini. Credo che lui nel video, anche se un po’ camuffato, ha dato quel supporto sempre pensando ai bambini innocenti e non andrei oltre perché lui in Isr era ben voluto e sicuramente è stato messo in difficoltà. L’ attacco a Rafat gli ha fatto prendere una posizione ma sempre con discrezione. Più avanti si vedrà.”)

I rischi di censura radiofonica

@artdiv6221 mette in evidenza i rischi di una “censura” da parte delle radio (“@danielatuscano9317 una furbata non è sicuramente, ha rischiato di essere oscurato sulle ricerche su internet e piattaforme musicali. Per esempio ho visto solo una recensione, e normalmente i giornalisti si sbrigano a recensire le sue canzoni, ma questa volta sono spariti. E poi 2 cretini in radio hanno detto che è “diseducativo”, quindi… lo rispetto ancora di più perché ha deciso di rischiare pur di dire la sua”), sostenut*dal parere di @user-ie8jr9nu2c. (“questa volta ha rischiato molto infatti le voci ipocrite delle radio lo hanno attaccato travisando il testo condannandolo come uno che incita i bambini a delinquere col passamontagna in faccia ripeto questo testo una bomba nel mondo musicale infatti si tace sul testo o lo si calunnia travisandolo a loro uso e consumo…. bravo Ale”).

Le critiche al genere musicale del pezzo

Se per @matteocolombinib, “Ra Ta Ta” richiamerebbe un altro brano (“Brano del tutto copiato da quello di Selena Gomez e Rema “Calm Down””), ciò che fa infiammare gli animi è la proposta musicale in sé: così, per @manuelfranchini4532 (“Tra tutti i cantanti italiani che fanno rap o simili, sicuramente il più talentuoso. È giunto il momento che faccia delle canzoni che non seguono solo logiche commerciali (ritmi ballabili, slang del momento, denuncia delle ingiustizie, ecc.) ma che restino nella storia della musica leggera italiana. È giunto il momento di fare un salto di qualità perché le qualità le ha.”) ;

@danielaciechi1250 (“Basta che ascolti il suo ultimo album per trovare la qualità di cui parli poi è chiaro che per l’estate va bene anche questa canzone che oltretutto ha un testo molto significativo”) ; @janeeyre (“Tra le sue canzoni meno note, non estratte come singoli, ci sono pezzi meravigliosi: Remo, Icaro è Libero, T’amo, Karma, Nel Tuo Mare, Overdose, Stella Cadente e tante altre… basta cercare”) ;

@Gneo_Pompeo (“Passi il testo comunque scarsamente intelligibile… Passi la voce, per quanto monocorde non é certo uno che non sa cantare… Ma la musica é inqualificabile una progressione armonica stantia, davvero trita e ritrita. Ritmiche e suoni qualunque pare di ascoltare radio Oviesse”).

Ad @Alive106, che coglie una grande novità per l’Italia nella scelta musicale (“E detto di una canzone amapiano che non è praticamente mai stata utilizzata in Italia”), risponde, di nuovo, @Gneo_Pompeo (“@Alive106 Quello é l’ arrangiamento (comunque scontato anche se é la prima in Italia…). Lo scheletro della canzone, cioé la partitura che sta sotto a tutti quei suonini quantizzati presi a cazzo dalla DAW e duplicati col mouse é olio esausto credimi”). Il sound Amapiano, in lingua Zulu significa letteralmente “i pianoforti”, è un sound dai tasti giusti, tipico delle township sudafricane.

Il dibattito sulla lingua

Motivo di confronto è pure l’uso dell’italiano come lingua della canzone. Per @gretagarbeige, è ancora una fortuna (“Il fatto che Mahmood non sia uno dei più grandi cantanti internazionali (per me lo è spesso) è qualcosa che non capirò mai. Meno male che continua a cantare in italiano e non in inglese però!”), anche se qualcun* si chiede se, per Mahmood, non sia giunto il momento di scrivere testi in inglese o in spagnolo.  @carmendeledda5799 tenta una mediazione col suo commento (“@Carmel_490/Noi lo preferiamo in italiano, magari solo qualche strofa in inglese o spagnolo.”)

Certamente, saremo tutti d’accordo sulla levatura internazionale di Mahmood, che @gabrielepassoni8598 coglie perfettamente in una sottile sfumatura del suo commento (“Di gran lunga l’artista più internazionale italiano. La dimostrazione credo sia questa sezione commenti multilingue”).

Appassionato della parola in tutte le sue forme; prediligo, in particolar modo, la poesia a schema metrico libero. Strizzo l'occhio all'ironico, all'onirico e al bizzarro. Insieme alla musica sia la parola. Dopo la musica, il silenzio; dal "vuoto sonoro", un nuovo concerto.