Valerio Martino

Valerio Martino: «’Amatoriale’ l’ho suonato con i miei amici, volevo rimanesse il ricordo di una bella esperienza» – INTERVISTA

Amatoriale‘ è l’album d’esordio da solista di Valerio Martino

Amatoriale‘ è il titolo (e solo il titolo) del nuovo album di Valerio Martino, nove tracce che raccolgono la sua recente discografia, ballate intense con un’attenzione particolare alla scrittura. Si parte da una musica schietta e sincera per arrivare ai testi che sono una linfa vitale per chi li ascolta. ‘La canzone che nessuno canterà’ è il primo singolo estratto del nuovo album di Valerio Martino, una canzone che, a costo di deludere le intenzioni dell’autore, viene voglia di cantare proprio per la sua pulizia armonica e per il testo chiaro e diretto.

Quest’album è un progetto che riflette la versatilità artistica di Valerio Martino, unisce le sue diverse anime musicali come punk, brit-rock e pop acustico. L’approccio “amatoriale” adottato dall’artista è caratterizzato da una profonda passione e libertà creativa, con l’obiettivo di catturare l’essenza della musica senza vincoli logici. Registrato in varie sessioni con amici, il disco mantiene un’atmosfera spontanea e autentica. Il risultato è un lavoro che esprime la vera essenza della musica come forma d’arte libera e istintiva. La musica di Valerio Martino è quella che si ascolta con piacere, si scrutano i suoni, si immaginano gli strumenti e che ti fa, per usare le parole di una sua canzone, “ascoltare, guarire, cambiare”. Sento Valerio per farmi raccontare com’è nato questo suo ultimo lavoro discografico.

Ciao Valerio, da cosa nasce ‘Amatoriale‘, perché hai scelto questo titolo?

«L’idea era quella di usare una parola che desse spazio al piacere di fare le cose. Quando fai una cosa amatoriale la fai per il piacere di farla, di trascorrere del tempo per realizzarla, senza pensare ad altro. L’album ha richiesto in sé un grande sforzo produttivo e professionalità, senza però mai dimenticare il piacere di fare le cose. Ed è così che ad un certo punto ho pensato alla parola “amatoriale”, sia dal punto di vista della realizzazione che del suono. L’obiettivo: non passare in radio per non aderire ad alcuno schema pensato, mi è piaciuto questo termine perché le cose ha senso per farle solo per il gusto di farle».

C’eravamo sentiti per ‘Uomini del duemila’, apri la track list dell’album con ‘Scusate il ritardo’, è un modo per dire che ‘Amatoriale è stato pubblicato più tardi del previsto?

«No, diciamo che di mio non sono uno puntuale, ma devo ammettere che stavolta la tempistica non è dipesa solo da me. È un album che abbiamo curato nei minimi dettagli, è il mio esordio da solista, perciò ho voluto che fosse davvero sincero, scarno anche negli arrangiamenti e molto diretto. Questa prima traccia è quella con sfumature più punk-rock cantautorale, in cui affronto in maniera autoironica tematiche psicologiche che mi riguardano come il narcisismo, l’attitudine a fuggire dalle responsabilità e il senso di inettitudine. L’obiettivo dopo aver scritto ‘Scusate il ritardo’ è riuscire a svegliarmi la mattina, azzeccare la temperatura delle lavatrici, e avere rapporti più sinceri».

Qual è la prima e l’ultima canzone che hai scritto?

«Fammi pensare, la prima potrebbe essere ‘Noi siamo Jedi’ o ‘La canzone che nessuno canterà’, sono due canzoni d’amore che partono da presupposti acri con tutti gli ostacoli possibili. ‘La canzone che nessuno canterà’ l’ho scritta il giorno in cui sono entrato nella casa in cui iniziavo a convivere con la mia ragazza. La sera, quando è andata a dormire, sentivo il bisogno di esprimere la mia gratitudine nei confronti della nostra storia e del nostro percorso insieme. Strano, storto, per certe cose incomprensibile dall’esterno, ma indispensabile per me».

Devo disattendere le tue intenzioni, ma viene proprio voglia di cantarle. Valerio, mi sono divertito a seguire le tue storie notturne su Instagram, come stai vivendo questo momento di promozione?

«Mi dicevano di non fare storie notturne, ma io mi sono divertito a farle, è un momento intenso, diciamo che la promozione si divide tra interviste e i live che ho in programma, mi fa piacer che queste canzoni rendono chitarra e voce. Anche nel live ho seguito il criterio di formare una band per potersi divertire, abbiamo fatto le prove, tutti musicisti super galvanizzati, le canzoni vengono dal disco e sono felice che la resa sia fedele a ciò che abbiamo inciso. Ho suonato tutto l’album con i miei amici perché volevo rimanesse il ricordo di una bella esperienza e anche che ci fosse la possibilità di sperimentare, giocare e scherzare. Ho preferito che rimanessero le sfumature, gli errori, i timbri originali degli strumenti suonati, senza autotune, suoni finti, batterie simulate, e tutte le robe artificiali di cui ci stiamo riempiendo le orecchie».

Come nasce una tua canzone?

«Non c’è una regola, però ti posso dire che sono molto coinvolto emotivamente dalla musica prima che dal testo, c’è qualcosa nella musica, nell’armonia che mi tira dentro, sono meno attaccato alle parole, nella musica c’è una dimensione onirica, di solito parto al pianoforte o dalla chitarra, dopo parte il testo che diventa un esercizio di immersione nelle note».

C’è una canzone del disco a cui sei particolarmente legato?

«Dipende dai periodi, in questo momento ti dico ‘La vita intera’ che chiude il disco, l’ho scritta quando è venuta a mancare mia nonna qualche anno fa, m’è venuto alla mente quello che mi raccontava della sua vita bambina, mi ha fatto fare delle riflessioni sul senso della vita partendo dal suo senso della vita, tutte le storie del fascismo, dalla resistenza vista dai suoi occhi. Dopo la morte di mia nonna, nonostante il dolore, ho vissuto una specie di epifania, un periodo di grande consapevolezza e lucidità, in cui mi sono commosso per il valore che una singola piccola vita di una ragazza, donna, madre, nonna di campagna può avere».

Com’è nato il video de ‘La canzone che nessuno canterà’?

«Per il videoclip di è stato organizzato un evento di presentazione e pre-ascolto del singolo con un set minimale composto da un divano e cuffie. Gli invitati sono stati ripresi mentre ascoltavano il brano, il regista ha catturato le loro reazioni ed espressioni genuine. Il montaggio del video è stato realizzato a partire da queste riprese, creando un risultato spontaneo e non scriptato. Ho ideato il concept del video che poi è stato realizzato da Samuele Cangi presso il Blue Moon Rec Studio, con l’obiettivo di mettere in primo piano gli ascoltatori e le loro emozioni».

Antonino Muscaglione, nasce a Palermo nel 1976. Da sempre appassionato di disegno, attento a dettagli, per altri, non rilevanti. "Less is more", avrebbe scoperto in seguito, diceva Mies Van Der Rohe. Consegue la Laurea in Architettura nella Facoltà d'Architettura della sua città. Vive in Lombardia, si divide fra progettazione architettonica e insegnamento. Denominatore comune delle sue attività è la musica, da sempre presente nella sua vita. Non può progettare senza ascoltare musica; non può insegnare senza usare la musica come strumento di aggregazione.