Per i Tiromancino “Puntofermo” è un’occasione musicale mancata?

Tiromancino

Per riflettere sulla necessità di un punto zero nella musica pop

“Puntofermo” dei Tiromancino, l’ultimo singolo del collettivo romano pubblicato lo scorso 22 marzo 2024 (e di cui qui la nostra recensione), non sembra avere in sè tutte le carte in regola per diventarlo nel repertorio di Federico Zampaglione.

Proviamo a indagare le motivazioni. Intanto il corredo sonoro e l’impasto vocale del nostro, che pure tanto apprezziamo, ricorda troppo alcune canzoni di Max Gazzè insieme a quelle di Niccolò Fabi. E davvero viene da domandarsi i motivi di questa scelta. I Tiromancino, seppur vicini a questi cantautori per ricerca musicale e colore, sono riusciti sempre a caratterizzarsi per un uso eccellente delle chitarre e delle tastiere, senza incappare nel rischio dell’omologazione, come in questo caso in cui la componente elettronica delle armonie sembra prevalere sul resto.

Anche a livello testuale, ci verrebbe da dire finalmente un inno non ego riferito che riconosce le qualità uniche e inusuali dell’altra persona della coppia, capace di vivere pienamente il momento presente e di superare ogni difficoltà. Per questo, il cantante arriva a proclamarla come suo punto di riferimento, coltivando la speranza di poter continuare a rimanerle accanto sotto il cielo difficile di questo tempo. Tuttavia, il testo risulta scontato e ripetitivo nella scelta delle immagini metaforiche, trite e ritrite in tante (troppe) canzoni pop degli ultimi mesi.

Dall’accostamento classico della bellezza femminile a Venere (“Ti ho vista correre e sorridere, muoverti leggera tra la gente Con l’aria disarmante di chi non porta maschere: bella come Venere”) alla la vita definita come un battito (“E se la vita è un battito rimaniamo qui ancora un po’”) e, ancora, i temporali di un cuore innamorato (“E nei miei temporali sarai un punto fermo”).

Una vera e propria incoerenza semantica si aggiunge a questo pot-pourri figurativo: se la donna della canzone è così libera e senza maschere, acuta e forte tanto da saper riconoscere una stella tra gli aeroplani (“Non lo so come fai, riconosci una stella tra tanti aeroplani”), perché si dovrebbe rubare il tempo dell’amore come se fossero dei ladri? (“Questa notte è più buia che mai Saremo ladri di tutto l’amore che vuoi”). Cosa può esserci dietro questa scelta lessicale? Forse, la segretezza necessaria a un amore proibito da vivere nel buio della notte?

Immaginazioni a parte, che pure male non fanno alla possibilità di fantasticare, bisogna ammettere, ancora una volta, che gli “obblighi” commerciali hanno prevalso sulla ricerca artistica, facendo diventare questo pezzo un’occasione persa per stabilire un nuovo punto fermo nella produzione musicale dei Tiromancino, allineandosi a questa fase di irrefrenabile appiattimento discografico che sembra non volersi voltare più indietro, restando nel buio di “questa notte” artistica, alla stregua di quanto si legge in “Puntofermo” (“Ora che le stagioni corrono senza voltarsi indietro mai un momento (…) Questa notte è più buia che mai”).

Appassionato della parola in tutte le sue forme; prediligo, in particolar modo, la poesia a schema metrico libero. Strizzo l'occhio all'ironico, all'onirico e al bizzarro. Insieme alla musica sia la parola. Dopo la musica, il silenzio; dal "vuoto sonoro", il nuovo concerto.
Exit mobile version