La media gallery di tutte le esibizioni canore della prima serata del Festival
L’intento della 74° edizione del Festival di Sanremo è esplicitato da Amadeus, fin dall’ouverture: “Farà ballare ed emozionare l’intero Paese” e “Nulla sarà più come prima”.
Un primo bilancio compiuto a caldo porterebbe a dire che un tempo la musica regalava sogni, e non solo prese di realtà. In compenso, la prima serata ha relegato la notte a qualche ora di sonno, ma con due certezze. La prima è che, forse, le prossime quattro serate serviranno anche a cambiare idea. La seconda, invece, è che arrivato il momento per Amadeus di passare il testimone a nuove direzioni artistiche.
Attraversiamo, però, la serata, momento per momento, con la nostra gallery fotografica:
- Con Clara e Sangiovanni, invece, pensiamo subito che nulla è cambiato "da quel primo bacio con la lingua" di lei a un contristato e definitivo "finiscimi" di lui.
- Ecco Fiorella Mannoia, di bianco vestita, che canta alla Mannarino un testo impegnato; sicuramente, la musicalità di "Mariposa" ha fatto tesoro dell'esperienza artistica della Notte della Taranta.
- È il turno di La Sad sul palco. Sottolineare che tra gli autori c'è Enrico Zanotti dei Pinguini Tattici Nucleari sa proprio di voler "tirare acqua a 'sto mulino" punk rock ... in fondo tanto tanto pop. Al primo ascolto, non è un testo "Autodistruttivo", ma certamente di denuncia sociale. Non possiamo ignorare alcuni richiami nel fraseggio ("l'amore spacca il cuore", "il tuo cuore di plastica"). Ciao Samuele Bersani, ciao Carmen Consoli.
- Irama sinfonico, sconfinatamente triste, ma pieno di vibrazioni da dedicare all'amore svanito, forse finito, di cui esibisce ancora ciondoli e collanine nella mano. Del resto, ogni sentimento porta con sé dei "no" e delle reliquie.
- Ghali, in abitino avio gender fluid, ci regala una canzone estremamente cromatica tra il prato verde e il cielo blu, dove non esistono le differenze tra casa mia e casa tua. "Che differenza c'è? Non c'è". Messaggio forte e chiaro per un mondo, ancora impreparato, per un mondo a colori.
- Da una cantina del Salento e con tanti baci sulla guancia ad Amadeus, i Negroamaro fanno i Negramaro dall'inizio alla fine. Ricominciano tutto per essere uguali alla versione più romantica e melensa di sé stessi.
- "Stai bene Annalisa?" - "Si!"; urli e urletti dal pubblico e via con l'hypno-pop. "Quando quando quando" è il verso che più resta impresso e, forse, più azzeccato come titolo e come tutto il "prodotto Annalisa". "Sinceramente", mah!
- Mamhood è avvolto dal mistero: i cinque cellulari nella "Tuta gold" li userà per il televoto? Chissà che non ne abbia bisogno visto che al primo ascolto non esaudisce le aspettative della novità promessa.
- Con Diodato torna il bel canto all'italiana in pieno stile sanremese ... e che Diodato sia lodato!
- Lei, un'icona della musica italiana, con una canzone totalmente e pazzamente autobiografica. Standing ovation, c'è Loredana Bertè.
- Geolier rap o neomelodico? Nel dubbio, l'unica certezza "i' pe' me tu pe' te".
- Alessandra Amoroso parte bene, anzi benissimo! Intensa, ariosa, estremamente intima e sincera, per perdersi in una ripetizione testuale, a tratti, lagnosa. Peccato per quelle piccole stecche sparse qua e là verso la fine del pezzo.
- The Kolors siamo a Sanremo, e non ancora in riviera: vi è chiaro il concetto?! Aspettiamo l'estate per dare ragione a un tormentone "usa e getta", che finirà nel dimenticatoio delle canzoni stagionali.
- Angelina Mango da stasera ha una canzone in più nel suo repertorio partenopeo. Degna erede di Maria Nazionale, ha fatto della noia più che un pezzo pop, una piece di teatro alla Edoardo Scarpetta.
- Il Volo; per la serie "ritenta sarai più fortunato!". Nonostante il titolo, il "Capolavoro" è da rimandarmi ad un'occasione successiva.
- Contemporanea e convincente, la prima volta di Big Mama a Sanremo. Da oggi potremo cantare con lei "Guarda me, adesso sono un'altra". Finalmente si canta la sofferenza interiore, senza farci soffrire e, soprattutto, come una sfida vinta! Visto l'andazzo di molti pezzi, anche questa è una conquista!
- I Ricchi e Poveri, infiocchettati di rosso, sono chiari: "ti aspetto ma non tutta la vita". Trentadue anni dall'ultima partecipazione al Festival, ci sembrano abbastanza per riascoltarli con molto piacere e, soprattutto, per ballarli come un tempo.
- Ora Emma. Un'emozione grande quanto la sua personalità. Misurata nella voce, ritmata e pensata in ogni passaggio di un "viaggio sentimentale" dalle sonorità retrò degli anni '80 e con finalità, dichiaratamente, commerciali.
- Renga e Nek offrono una metafora dell'amore in un classico festivaliero, che, tuttavia, non realizza il proverbiale detto "l'unione fa la forza". Ci basti, vederli insieme sul palco, impegnati a regalare il sapore di un nostalgico evergreen.
- Mr.Rain niente da aggiungere a un pezzo che rappresenta, probabilmente, il primo picco discendente di una parabola, il cui apice è stato raggiunto l'anno scorso. Chiamiamo un coro di bambini per sostenerlo?
- BNRK44... la canzone più apertamente politica del Festival di questa edizione. Rispecchia il rapporto delle generazioni attuali con la "cosa pubblica": Un legame così blando, non in grado di lasciare il segno.
- Gazzelle si fa romantico con un testo monocorde; sfida la depressione amorosa, stemperando la vaga speranza che "ma domani domani domani potremmo anche ridere O almeno sorridere". Esattamente, questo avremmo voluto da lui, e invece...
- Dargen D'Amico canta la migrazione con uno stile che, ormai, lo contraddistingue. Strampalato e di forte impatto mediatico, pare volerci dire, anche per via degli orsetti attaccati al vestito (come una rielaborazione della verghiana cozza attaccata allo scoglio) di non volersi spostare dalla sua confort zone, mentre racconta di persone che, volenti o nolenti, hanno dovuto cercare una nuova vita, rischiando di perderla.
- Rose Villain.... La riascolteremo più intonata? Chissà magari apprezzeremo la volontà di farci entrare nel cuore ... ascoltandola di nuovo e poi ancora ... E forse, solo allora sarà un vero "Click boom".
- Entrino i Santi Francesi! E qui, signore e signori, si parla di stile vero, ricercato e contemporaneo che, pure, strizza l'occhio ad un taglio più tradizionale, azzeccatissimo per la kermesse sanremese. Restiamo comodi su un fatto: "L'amore in bocca" lo canteremo più e più volte, e su questo non si discute. Bravi!
- Fred De Palma con un "pastrocchio" trito e ritrito nella tematica, musicalmente scontato, ma soprattutto già sentito stasera (almeno in una decina di pezzi). Spiace per lui, ma sento di avere davvero sonno!
- C'è tempo per Alfa; un testo giovane che ha bisogno di decantare, forse di maturare. Si contraddistingue per l'impronta musicale spiccatamente country che si mischia al rap come in un'insalata russa.
- Il giovane Maninni porta un pezzo già maturo, che piace, e anche tanto. Sperando che non passi inosservato, lo ascolterò di nuovo per imparare le sfumature di un'anima attraverso le parole che canta.
- Il Tre chiude il cerchio. In similitudine con i pezzi d'inizio serata, ci ricorda che siamo "Fragili" e, a questo punto, è ormai statisticamente provato, anche un po' senza grandi speranze.
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