La relazione esistente tra la musica diffusa dalle radio e quella scelta dal nostro cuore
Da chi dipende il successo di un album? Ha un peso maggiore la rotazione radiofonica, il passaggio in TV o gli ascolti del pubblico? Chi decide quale sarà il pezzo più rappresentativo di una stagione musicale e addirittura di un artista? Con molta probabilità non esiste una risposta facile, che non sia scontata, ma soprattutto, univoca per questo campo di indagine, diviso tra il campo delle potenzialità e quello delle possibilità concrete.
Tecnicamente, la musica da mandare in radio viene effettuata da un Direttore Musicale o dall’Ufficio Musica presenti nelle emittenti di maggior rilievo nazionale. Alla selezione può contribuire anche l’Auditorium Test, un ascolto di gruppo a cui viene sottoposto un gruppo selezionato di ascoltatori chiamati ad esprimere il gradimento delle uscite in programma.
Nelle radio più grandi e maggiormente seguite le canzoni vengono selezionate in base alle classifiche e al numero di vendite per garantirsi il maggior numero di ascoltatori possibile. Questa consuetudine determina un passaggio periodico pressoché identico in emittenti che si occupano di un determinato genere musicale, volto soprattutto a mantenere invariato l’auditel. Avere ascolti alti porta a un maggior investimento da parte dei pubblicitari che, di fatto, sono la fonte primaria per il mantenimento economico dell’emittente. I dati sugli ascolti vengono raccolti da Radio Monitor, mentre quelli relativi ai passaggi di ogni canzone da Earone che stila una vera e propria classifica basata sul numero di passaggi e di radio che la trasmettono, differenziando il peso “qualitativo” di quest’ultime, basato principalmente sulla fama.
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Verità e falsi miti sulla promozione radiofonica
A questo punto, va abbattuto il falso mito secondo cui le major discografiche facciano un largo esborso di denari alle emittenti radiofoniche per diffondere i pezzi dei propri artisti. Ciò che può avvenire, è una sorta di influenza, meglio dire di condizionamento, nei loro confronti che si concretizza con la promessa di concedere l’ospitata esclusiva o un’intervista speciale dell’artista. Ma se parliamo di soldi, pochi anzi pochissimi sono quelli destinati da un’etichetta musicale per la pubblicità in radio.
Rimangono fondamentali due elementi: da parte delle radio la programmazione di format e trasmissioni in grado di fidelizzare il pubblico e di ampliarlo attraverso proposte nuove; da parte dei cantanti trovare la via per mantenere il successo, o come in molti casi, per rimanere a galla in un settore altamente commerciale, diventato sempre più dematerializzato e liquido negli ultimi dieci anni.
Per portare due esempi, rispetto alle scelte di un’emittente radiofonica, si pensi a Radio Italia solo musica italiana con l’idea vincente del Concerto Live dove viene presentato il nuovo prodotto dell’artista e di Disco Italia, che mette in alta rotazione l’ultimo singolo di un cantante su Radio Italia e Radio Italia Tv con 8 passaggi (alle 02:10, 05:10, 07:10, 10:10, 14:10, 16:10, 19:10, 23:10) per una settimana.
Nuovi veicoli di promozione
Da punto di vista dell’artista, ma probabilmente non per sua esclusiva scelta, molti nomi dell’ultima generazione, diventati popolari grazie ai talent show televisivi o addirittura ai canali social, hanno creato un rapporto simbiotico e parossistico con i fans, condividendo con loro il vissuto quotidiano sulle piattaforme e riducendo al massimo l’asimmetria storica che caratterizzava, in tempi meno recenti, la relazione tra artista e pubblico. Il beniamino contemporaneo deve essere, volente o nolente, uno di noi, concedersi senza tregua a chi lo ama e lo segue, anche fuori dagli appuntamenti artistici. Capita, spesso di scegliere un cantante non soltanto per gusto musicale, ma perché ci si affeziona alla sua storia umana; un dettaglio di non poco conto, visto che tende qualche piccola insidia agli artisti.
In conclusione, resti il piacere di scoprire che è ancora il gradimento del pubblico a decidere le canzoni che piacciono e che, oltre qualsiasi classifica del momento, diventeranno parte fondamentale di una colonna sonora autobiografica.
I social media potranno pure condizionare i gusti della massa, ma poco o nulla riescono ad ottenere rispetto alla dimensione intima e privata del legame affettivo che ogni ascoltatore stabilisce con la propria musica. Quella scelta spontaneamente e che fa battere il cuore, perché è collegata ad un evento particolare, a un ricordo del passato o diviene un tramite per alimentare sogni e prospettive future.
Da questo punto di vista, tutta la musica, anche la meno gettonata dalle radio, può ambire a trasformarsi in repertorio biografico, al di là del sua pertinenza con un mondo commerciale che guarda soltanto ai numeri. Per questo, la musica del cuore non potrà mai avere nulla a spartire con quella radiofonica; anche se dovessimo scoprirla per la prima volta attraverso la radio, sarà un ascolto fuori circuito commerciale a farcela interiorizzare. In fondo, è giusto che sia così: se per un mondo esterno a noi siamo siamo soltanto un numero su cui lucrare, nella vita reale restiamo persone che cercano bussole di senso.
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