Jo M: “Essere alla moda equivale a non esserlo” – INTERVISTA

Jo M

Pubblicato il nuovo singolo del cantante

Puoi farlo ancora” è il nuovo singolo di Jo M, un brano che, come ci racconta lo stesso autore, narra del fragile equilibrio tra il bene e il male che risiede in ognuno di noi, è la ricerca fondamentale di uno stato di felicità che sfugge alla volontà umana. Lo raggiungo al telefono per un’intervista per farmi raccontare la sua passione per la scrittura di un brano, fatto di suoni, parole e immagini. Sì, di immagini, perché Giovanni Mazzarà, vero nome di Jo M, è, oltre ad essere uno stimato cantautore, anche un apprezzato film maker. “Puoi farlo ancora” è disponibile su tutte le piattaforme digitali per l’etichetta discografica Athena Produzioni.

Ciao Giovanni, come stai?

«Ciao Antonino, tutto bene, sempre alle prese col mio lavoro e coi ritmi che detta Matteo, il mio bimbo che proprio oggi compie nove mesi».

Bene, allora tanti auguri… oggi ci sentiamo per parlare della tua musica e del tuo nuovo singolo “Puoi farlo ancora”. Ma partiamo dalle origini, mi piace sempre chiedere ad un artista qual è il primo approccio che ha avuto con la musica. Qual è il primo ricordo che ti viene in mente da piccolo?

«Ho sempre avuto un carattere introverso, sono sempre stato una persona molto sensibile, da piccolo mi capitava di isolarmi, di mettermi in un angolo. Davo importanza ai sentimenti delle persone, sviluppavo la mia sensibilità, era anche un punto debole, una fragilità. Quell’angolo però non è mai stato un angolo di chiusura ma un punto di vista privilegiato, un punto di vista mio dal quale vedevo le cose. Tutto quello che avveniva attorno a me aveva una grande eco, la musica è stata lo strumento che mi ha aiutato a comunicare.

Riesco a distinguere due fasi, la prima che è la fase della non consapevolezza, iniziavo a scrivere e strimpellare con una chitarra che apparteneva a mio padre, mio padre non è un musicista, ma avevamo a casa questa chitarra, per me quello con la chitarra è stato un incontro ordinario che mi ha introdotto in un mondo straordinario. Poi ho cominciato a studiare seriamente, ho studiato batteria, il tempo faceva parte della mia natura, ho suonato in diverse cover band.

La scrittura vera e propria comincia con la fase dell’innamoramento, avrò avuto diciassette, diciotto anni, scrivevo poesie per il mio amore, amore che tra l’altro è diventata mia moglie, assieme abbiamo due bambini stupendi: Sara e Matteo. È cominciato tutto dalla mia prima canzone “Mondo morbido” che mi ha catapultato nel mondo della musica di un certo livello. Con quel brano sono stato per due settimane consecutive al primo posto nelle classifiche radiofoniche di pubblicate da Rockol.it e Repubblica XL».

Oggi sei un cantautore ma anche un apprezzato film maker, in genere si chiede a un autore se per scrivere una canzone parte dalla musica o dal testo. A te chiedo: tu parti dalla musica, dal testo o dalla sceneggiatura del video?

«Faccio fatica a scindere il lavoro di scrittura del brano dal video, le due cose camminano in parallelo, la situazione è un po’ complessa, se scrivo per me le tre cose nascono quasi contemporaneamente, una canzone è fatta di immagini, immagini che descrivo nel testo ma che penso poi possano essere quelle da inserire nel video, fatto di luoghi, atmosfere, sensazioni, colori. Pensa che la passione per i video è nata in un campus grazie a una selezione per MTV, quell’esperienza mi ha catturato, sono venuto in contatto con Carlo Ubaldo Rossi, il primo produttore di Jovanotti, con Lorenzo Vignolo, noto regista italiano, quel campus è stato una scintilla».

C’è una canzone che avresti voluto scrivere e che in qualche modo ti rappresenta?

«Questa domanda è molto difficile, potrei dirtene tante, ma non vorrei rispondere su due piedi, fare torto a qualche brano e poi dovermene pentire, ci penso un attimo…».

Passo allora alla prossima domanda, tu sei un regista, ci siamo conosciuti quando hai girato il video di Valerio Massaro, parliamo di immagine, c’è un colore che più ti rappresenta?

«Nella fase di scrittura di un pezzo immagino dei colori, è importante la coerenza cromatica, l’armocromia, come si usa dire oggi, il colore è il giallo. È un colore evocativo di alcune emozioni, ci serviamo del colore per aggiungere oltre che per sostenere delle emozioni artistiche. Per me il colore, la fotografia, intesa come studio della luce, è molto importante, c’è sempre un’idea molto chiara quando scrivo una canzone, penso anche alle scene, ai movimenti di camera».

Nel caso di “Puoi farlo ancora” è nato prima il video o la canzone?

«Ci sono dei video che sono nati prima della canzone. Nel caso di “Puoi farlo ancora”, però, ho scritto prima la canzone. In un secondo momento ho pensato al video. Sai, un film si può ritenere completo quando hai scritto la sceneggiatura. Ho avuto l’idea del messaggio che metto in scena, una felicità che viene interrotta, amo le cose ordinarie, amo la drammaticità, la contraddizione stessa dell’essere umano, qualcuno direbbe che sono non adatto a questo tempo, esserlo però credo sia la stessa cosa, essere alla moda equivale a non esserlo».

Allegramente fuori moda” come canta Mario Venuti in un brano di qualche anno fa… oggi c’è una situazione discografica molto particolare, molti artisti che hanno partecipato ad esempio all’ultimo Festival di Sanremo stanno facendo promozione per tour che partono tra novembre e dicembre, lo stesso Mengoni ha annunciato il tuor di giugno 2025, è qualcosa che sembra aberrante.

«Oggi va così, si lavora coi live, l’edizione ha senso solo se fai grandi palchi. Il prodotto, non essendoci più il supporto fisico, per quanto possa sembrare paradossale, è diventata la promozione. Le cose oggi sono più complesse ma siamo anche meno equipaggiati, abbiamo vissuto nel comfort. Oggi il nostro cervello deve gestire una quantità di informazioni eccessive, veloci che arrivano da internet, le abbiamo sul nostro cellulare con molta facilità, capita che le cose recenti non trovino spazio nella memoria perché è piena di cose del passato recente. In questo contesto di over produzione per è importante fare bene quello che si fa. Poi a decretare un successo sarà il pubblico, la fortuna, il fato, la volontà del padre celeste, c’è una parte che sfugge al controllo e una parte che è controllata da noi».

Giovanni, non voglio estorcerti la risposta sul brano che avresti voluto scrivere, te lo abbono, abbiamo fatto, tessendo tanti discorsi col pretesto di parlare del tuo nuovo singolo, una bella chiacchierata. Io ti ringrazio, buona musica e buon lavoro.

«Grazie Antonino, lo apprezzo… (ride, nda) mi ha fatto piacere sentirti, un abbraccio e un saluto ai lettori di Libera la Musica!».

Antonino Muscaglione, nasce a Palermo nel 1976. Da sempre appassionato di disegno, attento a dettagli, per altri, non rilevanti. "Less is more", avrebbe scoperto in seguito, diceva Mies Van Der Rohe. Consegue la Laurea in Architettura nella Facoltà d'Architettura della sua città. Vive in Lombardia, si divide fra progettazione architettonica e insegnamento. Denominatore comune delle sue attività è la musica, da sempre presente nella sua vita. Non può progettare senza ascoltare musica; non può insegnare senza usare la musica come strumento di aggregazione.
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