Sì, abbiamo ancora un gran bisogno di canzoni come “Canta ancora” di Arisa – RECENSIONE

Arisa

Recensione di “Canta ancora“, nuovo singolo di Arisa che fa da colonna sonora al film “Il ragazzo dai pantaloni rosa

Uno struggente inno al coraggio delle mamme: questa è, forse, la definizione che riassume al meglio “Canta ancora“, nuovo singolo di Arisa che fa da colonna sonora a “Il ragazzo dai pantaloni rosa“, toccante film diretto da Margherita Ferri, nelle sale dallo scorso 7 novembre, che racconta il dramma di Andrea Spezzacatena, morto suicida tre giorni dopo aver festeggiato il suo quindicesimo compleanno.

Storia di una vittima di bullismo, cyberbullismo e omofobia

La storia di Andrea risale al 2012 ed è quella di un dolore silenzioso, di un ragazzo apparentemente solare ucciso da parole e giudizi altrui, di una vittima di bullismo, cyberbullismo e omofobia. È la mamma, Teresa Manes, ad aver ricostruito l’inferno che ha dovuto attraversare il figlio per aver indossato dei pantaloni stinti in un lavaggio e diventati rosa, indumento che l’ha reso un bersaglio dei bulli della sua scuola, con continue prese in giro come il cognome storpiato in “Checcacatena” e persino la creazione di una pagina Facebook contro di lui, in cui veniva, appunto, etichettato come “il ragazzo dai pantaloni rosa“.

Si impiccò nella sua stanza senza lasciare nemmeno un biglietto d’addio e Arisa ha donato al film questa canzone che è molto più di una semplice colonna sonora, perché trova un perfetto incastro con la trama e appare come quella lettera che Andrea non ha mai scritto alla madre. È un omaggio a un legame indissolubile, un invito a provare a continuare a vivere la propria vita pur condizionata dal dolore più grande, un abbraccio a chi vede il proprio figlio spegnersi senza poter fare nulla e si trova a vivere in un continuo senso di vuoto.

Arisa mostra un’innata sensibilità autorale

Arisa canta le parole che direbbe Andrea a sua mamma: “Sei bella ancora, ricorda di pensare a te” perché la bellezza dell’essere madre non svanisce neanche davanti a un “sorriso dimesso e malinconico“. Vuole darle la speranza che “il sole torna a splendere” anche se oggi la “oscurano le lacrime” e le chiede di continuare a proteggerlo attraverso uno dei primi e più teneri momenti che vive ogni bambino: la ninna-nanna cantata dalla propria mamma, “quella canzone dolce per farmi addormentare“.

Canta ancora” è, quindi, uno stimolo a recuperare una forza resa impotente dall’odio e dall’ignoranza, e a far prevalere sulle ingiustizie un amore che continua a vivere anche davanti all’impossibilità di poter riabbracciare il proprio figlio. L’interpretazione di Arisa, con la sua vocalità angelica, fa assumere alla canzone i toni di una preghiera e la conferma tra le migliori cantanti del nostro panorama musicale. Da sottolineare inoltre che, conosciuta per lo più come interprete, qui la vediamo nel ruolo di autrice in una proposta che evidenzia un’innata sensibilità autorale, pur davanti a un argomento particolarmente delicato e difficile da affrontare.

Il successo sulle piattaforme dice che il pubblico sta recuperando il piacere di emozionarsi con la musica

La canzone si sta facendo, piano piano e inaspettatamente, largo sulle piattaforme: è tra i brani più virali del momento su TikTok e su Spotify ha già raccolto quasi due milioni di stream. Attenzione, parliamo di successo inaspettato non perché il brano non lo meriti, ma perchè è lontanissimo da ciò che funziona oggi e la sensazione è, quindi, la stessa che abbiamo visto recentemente con i risultati del nuovo album di Cesare Cremonini, che lui stesso ha definito sorprendenti, e con i tanti apprezzamenti social riservati alla canzone di Chiara Galiazzo scartata dal prossimo Festival di Sanremo.

Il pubblico sembra saturo di tutto ciò è tendenza e dei copia-incolla che hanno dominato il mercato musicale negli ultimi anni, sta manifestando un bisogno di andare oltre la visione attuale di una musica considerata solo come mero intrattenimento e sta recuperando il piacere di emozionarsi con la musica. Proposte come “Canta ancora” sono lì per assecondare questo ritrovato gusto e la speranza è che risultino sempre meno nascoste, sia le canzoni che gli artisti che le pubblicano. Proprio come sta succedendo, meritatamente, ad Arisa.

Classe '92, il sogno della scrittura l'ho lasciato per troppo tempo chiuso in un cassetto definitivamente riaperto grazie a Kekko dei Modà, il primo artista ad essersi accorto di me e a convincermi che questa è la strada che devo percorrere. Per descrivere il mio modo di raccontare la musica utilizzo le parole che mi ha detto una giovane cantautrice, Joey Noir: "Grazie per aver acceso la luce su di me quando si sono spenti i riflettori". Non faccio distinzioni tra la musica che è sotto i riflettori e quella che invece non lo è, perchè l'unica vera differenza dovrebbe essere tra musica fatta bene e musica fatta male.
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