Recensione di “Bella davvero“, il nuovo singolo di Ultimo
A poco più di due mesi dal tour già interamente sold-out negli stadi che lo vedranno protagonista per la quarta estate consecutiva, Ultimo torna in radio con “Bella davvero” che, da una parte, conferma quel gusto melodico, intimo, personale e malinconico che l’ha reso celebre e, dall’altra, s’inserisce nella ricerca di una nuova strada sonora già avviata l’estate scorsa con “Altrove” (di cui qui la nostra recensione): una dimensione più vicina alla freschezza pop che al cantautorato spesso cupo degli esordi.
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Costruzione inusuale per una proposta pop e chitarra come strumento portante
Con la produzione affidata per la prima volta a Juli (già al fianco del vincitore del Festival di Sanremo Olly), il principale elemento di novità è nello strumento portante della proposta: non più il pianoforte, ma la chitarra che segue lo sviluppo del brano, dall’inizio acustico e minimale che lascia spazio unicamente alla voce dell’artista, al crescendo sostenuto dall’inserto di una ritmica possente che dona un grande impatto a una ballad potente e immediata, ma tutt’altro che scontata.
Pur nella sua dimensione pop, “Bella davvero” ha, infatti, una costruzione inusuale: non c’è un ritornello vero e proprio e l’immediatezza è giocata quasi tutta sulla ripetizione del verso “eri bella, eri bella, eri bella, eri bella davvero“. Scelte lì a dirci di un artista che, a differenza di quanto dicono i suoi detrattori, sta cercando di inserire elementi di novità alla propria proposta artistica, senza però mai rinunciare alla propria coerenza stilistica e senza inseguire soluzioni che non lo rappresentano e che lo sconfesserebbero.
Racconto personale ma, al tempo stesso, universale
“Bella davvero” rimane fedele alla narrazione sentimentale di un cantautore che, in questo caso, richiama le sensazioni di un amore giovanile per un racconto personale ma, al tempo stesso, universale. Anche se finito, il rapporto al centro della proposta resta, infatti, saldo nei ricordi proprio come tutti i primi amori che si vivono durante l’adolescenza. Il protagonista rivive, quindi, alcuni momenti di spensieratezza passati insieme a una persona che ha amato molto (“Avevamo un sogno in tasca, sigarette e birre in piazza […], avevamo quel poco per ridere tutte le sere“), ricordata attraverso dettagli quotidiani e diretti, come il “pigiama tuo blu che ti andava un po’ stretto e che forse era troppo leggero“, e i loro caratteri che, in qualche modo, si completavano.
Lei fragile che, spesso, piangeva “qui sotto ‘st’inutile cielo“, ma anche sognatrice nel parlare “di un mondo che adesso però qui non c’è“; lui timido, introverso e in difficoltà quando si trattava di esporre le proprie emozioni (“Me ne stavo così, col cappuccio all’insù, sempre schivo e in disparte“), eppure “col cuore sincero“. È la sincerità di un sentimento che conserva ancora il proprio valore nonostante i due protagonisti si siano ormai persi di vista: “è finita davvero“, ma è stato comunque bello viversi e poter dire che “siamo stelle per sempre vicine in un pezzo di cielo“.
In conclusione
La metafora forse più adatta per descrivere il senso di “Bella davvero” è quella di una foto ingiallita che torna tra le mani dopo tanti anni e che trasmette la nostalgia per l’adolescenza e per qualcosa che si è perso e che non tornerà più ma, soprattutto, la connessione affettiva tenuta in vita dal tenero ricordo dei momenti più belli trascorsi insieme a una persona che è stata importante. Ultimo conferma, così, la coerenza di una proposta musicale fondata su sentimenti autentici e, come stanno dicendo le classifiche in questi giorni, ha già un nuovo classico da cantare all’unisono insieme ai suoi “ultimi“.
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