Rossella pubblica il suo nuovo inedito: ‘Mela a metà‘
‘Mela a metà‘ è il nuovo singolo di Rossella. Le canzoni di Rossella parlano di rapporti umani, crescita personale e dell’importanza di seguire i propri sogni. Musicalmente ci sono influenze che spaziano da Gianna Nannini a Lady Gaga, da Lucio Dalla a Roberto Vecchioni, creando un sound rock melodico che si fonde con la sua voce emotiva con un forte impatto comunicativo.
‘Mela a metà‘ è un brano che che sfida gli stereotipi dell’amore esplorando le tensioni tra desiderio e distanza, confusione e attrazione, con un sound energico e parole che sembrano collage emotivi tra pop surrealista e linguaggio da diario segreto. La canzone racconta un amore travolgente, viscerale e imperfetto, giocando con il classico ‘mito della mela’ però da una prospettiva diversa, più ironica e irriverente. Il testo è un manifesto dell’amore che non ha voglia di incasellarsi, che ama le stranezze e scavalca gli stereotipi. La “mela a metà” che canta Rossella non descrive un incastro patinato tra metà perfette e complementari ma tra identità imperfette, incomplete e storte.
Ciao Rossella, come stai? Com’è nata ‘Mela a metà‘?
«Con ‘Mela a metà’ ho voluto raccontare un amore diverso, più divertito e ironico rispetto al mio debutto, un legame carnale e sentimentale che celebra l’imperfezione e la libertà di essere sé stessi. L’ho scritta dopo aver fatto un sogno, mi piaceva raccontare una storia che fosse un collage tra vita vissuta e immagini più surreali, esattamente come accade nei sogni. Ho immaginato un giro in moto sulla via lattea di due protagonisti quasi usciti dallo schermo di un cinema. Mi divertiva molto l’idea di ribaltare il mito della mezza mela, prenderlo un po’ in giro ma senza però rinunciare al romanticismo. Credo che la mia generazione abbia molto a cuore la crescita personale che si riflette anche nel modo di vivere le relazioni».
Spiegami meglio…
«Credo che non serva fare uno sforzo immane per completarsi a vicenda, anche perché è un’impresa impossibile, credo che sia più importante tenersi cara l’imperfezione che ci caratterizza, così come le nostre differenze che sono la cosa più bella che abbiamo in comune. Ho sempre avuto un debole per gli amori che escono fuori dagli schemi, quindi ho raccontato un incontro carico di passione, ma al contempo di emotività. Credo all’imprinting tra le persone e al fatto che ogni rapporto ci dia la possibilità di fare i conti con noi stessi, specie quando ci “riflette gli occhi”, poi sta a noi accettare la sfida o scappare via da ciò che l’altro ci risveglia».
Molto interessante questo punto di vista. Qual è la cosa che ti spinge a scrivere in questo modo?
«Mi sento molto vicina ai valori e alle tematiche della comunità LGBTQIA+ e mi interessava smontare un po’ le etichette e gli stereotipi legati al genere: credo nell’amore libero, in cui non esistono ruoli ma conta il sentire».
Come nascono le tue canzoni?
«Non c’è una regola precisa, a volte mi esce un testo in blocco, a volte esce la melodia e ci canto su. Nel caso di ‘Mela a metà’, come ti dicevo, ho fatto un sogno, facevo un giro in moto sulla via lattea, appena mi sono svegliata ho scritto le frasi, è partito un trip mentale ed nato il testo in blocco. È stato per caso, avevo letto da poco il mito delle mela di Platone, mi era capitata tra le mani una monografia mentre facevo ordine nella mia camera, volevo mettere via dei vecchi libri del liceo, ho preso questa monografia e ho letto questo mito della mela».
Qual è il ruolo che per te oggi ha la musica?
«La musica ha sempre avuto un ruolo fondamentale, a volte ha il potere di cambiare una vita, per me almeno è stato così, le canzoni possono dare un appiglio, una canzone può darti coraggio per essere sé stessi nel mondo, quello che condivido sulla mia pelle è essermi sentita diversa, esclusa, però mi sono sentita un outsider che non trovava posto nel cuore delle persone».
Mi piace l’idea di questo incastro imperfetto che racconti in ‘Mela a metà’…
«Come racconta Platone, noi prima eravamo interi e Zeus ci ha spaccato a metà costringendoci a cercare l’altra parte perfetta, credo che il nocciolo stia nel bisogno e non nel sentimento, se facciamo leva sul concetto di perfezione, come possiamo trovare l’altra parte perfetta se quella da cui partiamo, la nostra, è già imperfetta? Credo per questo che il primo passo sia fare pace con le nostre imperfezioni».
Qual è il ricordo che hai da piccola? Quando hai cominciato a fare musica?
«A tre anni ero entrata in fissa con Anastacia, cantavo le sue canzoni nella tromba delle scale, in quel luogo l’acustica è straordinaria. Ero imperfetta, sono una cantante più di cuore che di tecnica, non mi consideravo perfetta, vedi, anche in questo caso torna il tema della perfezione, ho sempre sentito il canto come una specie di missione, ha sempre fatto parte di tutto e ha mosso le scelte che ho fatto. Un’altra artista che amo è Gianna Nannini, lei mi ha insegnato che l’imperfezione può essere il trait d’union tra te è il tuo pubblico».
Che programmi hai per quest’estate?
«Questa estate girerò free style per i locali di Roma, sto preparando nuova musica, vorrei che ci fossero più canzoni fuori, uscirà un altro brano a settembre».
Interessante l’arrangiamento del tuo brano…
«Luca Bellanova ha fatto un lavoro eccezionale, mi fa piacere che lo apprezzi, io avevo un’idea in testa, Luca l’ha realizzata in maniera molto interessante, è un sound energico, gli strumenti sono suonati davvero, mi piaceva l’idea che il brano avesse spinta grintosa, sono prepotente quando canto, quindi ho bisogno di un groove che mi supporti».
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