Jovanotti

Jovanotti è “Montecristo”, il Conte che rinasce per arte e per amore – RECENSIONE

Tra mitologia e letteratura, il ritorno alla musica di Jovanotti con un pop contemporaneo

“Una sirena mi ha tagliato la strada per costringermi a guardare le cose con occhi nuovi. Una sirena che sbatteva la coda alzando schizzi d’acqua alti come grattacieli. E dopo aver girato mezzo mondo col cuore in gola mettendo molte vite dentro una vita sola senza destinazione come un freak o come un matto”. Jovanotti è un Ulisse contemporaneo e “Montecristo” la sua odissea.

La canzone ha il sapore del viaggio che ha dovuto affrontare. Glielo ha messo dinanzi la vita, incarnata con la metafora della sirena, che lo ha trasformato in un errabondo senza destinazione. Come nel poema epico di Omero, la sirena attiva un incanto che ferma il tempo di chi ascolta il suo canto, così che risulta impossibile ritornare a casa. Avvisato dalla maga Circe su come evitare l’incantesimo, Ulisse riesce a scampare il pericolo e a proseguire il suo viaggio. Ma, le difficoltà continueranno.

Nella tempesta, l’unica via per una possibile salvezza è il “ritorno” all’origine, a quel tempo zero in cui il peregrino ha stretto un patto con sé stesso. Ricordarsi di quel giorno è la motivazione che renderà sopportabile ogni frustrazione lungo il cammino umano ed artistico. “Sapendo che ogni passo ed ogni trick è per onorare un patto che ho fatto un giorno dell’estate del ‘76 quando dissi a me stesso ‘Ehi diventa quello che sei non come vogliono loro se trovi la tua voce sarà un piacere anche cantare in coro’”.

Si vive d’amore e per amore. Amore, dunque, è il motore principale sia nella dimensione artistica sia nella vita privata del cantautore. Amore, fatto di presenza e di assenza periodica, ma così tanto forte da far sentire la mancanza anche quando c’è. “Tu sei i miei giorni e le mie notti, sei nei miei slanci e nei miei rimorsi, sei la pena che mi incatena quando mi manchi e anche quando sei con me mi manchi mi manchi”.

A questo punto, il richiamo letterario al Conte di Montecristo” di Alexandre Dumas rammenta quanto sia importante coltivare la speranza nei momenti oscuri, poiché un cambiamento positivo può arrivare anche nel buio esistenziale. “Il conte si vendicherà come succede da sempre nel libro di Dumas Alexandre Dumas”.

In cosa consiste la speranza di “Montecristo”? Sperare, significa trasformarsi nella prospettiva di un adattamento al contesto specifico della situazione in cui ci si trova. Sperare, è azione pensata e praticata nel concreto; tutto, in nome della propria dignità. “Cambiando molte volte la mia identità per mantenere fede alla mia dignità”.

È quest’ultima, infatti, a renderci persona, anche quando si viene strappati all’amore. “Quello che un uomo ha, quello che un uomo sarà mi hanno portato via la cosa a cui io più tenevo: l’amore di una donna che era luce nel suo cielo splendevo”.

In questo caso, sperare vuol dire saper morire e rinascere ancora, fino a nove vite come i gatti. Sperare, però, è una sfida personale. Bisogna trovare il modo per continuare ad andare avanti sempre, nella nebbia e nella transitorietà della sabbia, tra la rabbia e nelle gabbie dorate della civiltà. “Così ho deciso di seguire anche io la via del gatto che ha nove vite e un solo cuore (…). Scrivo nella nebbia, scavo nella sabbia, tunnel nella rabbia. Scappo dalla gabbia d’oro e di diamanti”.

Così, Jovanotti scrive per arte e per quell’amore perduto, il cui ricordo è talmente brillante e vivo da renderlo presente anche ora che non c’è più. Adesso, quell’amore è nella bianca luna e nei colori che facevano del suo corpo un arcobaleno.

“Brillano nel buio dei tuoi occhi, brillano nel buio dei tuoi occhi perché tu sei la luna dai denti bianchi l’arcobaleno dei tuoi fianchi”. Quell’amore passato rimane una pena che incatena e mancherà per sempre. “Sei la pena che mi incatena quando mi manchi e anche quando sei con me mi manchi mi manchi mi manchi mi manchi”.

Prodotto da Dardust, autore anche della musica, “Montecristo” vede l’accostamento sonoro di un’orchestra a quello di un reggaeton rivisitato in chiave futuristica. Cosa ci aspetta nel prossimo attesissimo album? Sarà il lavoro della maturità artistica del nostro Ragazzo fortunato?

Appassionato della parola in tutte le sue forme; prediligo, in particolar modo, la poesia a schema metrico libero. Strizzo l'occhio all'ironico, all'onirico e al bizzarro. Insieme alla musica sia la parola. Dopo la musica, il silenzio; dal "vuoto sonoro", il nuovo concerto.