Gemelli DiVersi

I Gemelli DiVersi e il disco di platino per “Mary”, canzone sempre attuale

Mary” dei Gemelli Diversi conquista il disco di platino per le 100 mila copie vendute dal 2009 in poi

Il rap italiano del 2000 era lontanissimo dai fasti della nostra attualità, con i protagonisti degli anni ’90 a dividersi per intraprendere carriere soliste (Articolo 31 e Sottotono), oppure a cercare nuove strade sonore (Neffa), o ad andare in contro a un declino in termini di vendite (Frankie Hi-Nrg). A ciò si aggiungono le nuove leve relegate solo alla nicchia (Fabri Fibra e Mondo Marcio riusciranno ad esplodere solo nel 2006, rispettivamente con “Applausi per Fibra” e “Dentro alla scatola“). Il disinteresse del pubblico sembrava totale e non sembrava esserci più spazio per il genere in Italia.

In questa situazione, riescono ad inserirsi i Gemelli Diversi portando un nuovo modo di fare rap, cioè contaminandolo con la melodia italiana. Il quartetto formato, all’epoca, da Thema, Strano, Grido e Thg utilizzava il mezzo rap più a livello stilistico che di contenuti e linguaggio, portandolo in una dimensione molto più accessibile a chi non era ancora avvezzo al genere. Esplosi a fine anni ’90 con “Un attimo ancora“, che campionava “Dammi solo un minuto” dei Pooh, la loro vera consacrazione arriva però nel 2002 con l’album “Fuego” e tutti i singoli estratti, tra cui “Mary” che oggi, a 22 anni dalla pubblicazione, riconquista il disco di platino per le 100 mila copie vendute dal 2009 in poi.

Canzone fondamentale per l’hip-hop italiano

Lanciata a febbraio 2003 come secondo estratto dall’album, “Mary” balza in breve tempo ai vertici delle classifiche radiofoniche e di vendita e riesce poi a durare fino all’estate, tanto da arrivare al Festivalbar come una delle canzoni di punta dell’edizione di quell’anno. Un successo considerevole, che però non si esaurisce lì. Perché oggi “Mary” è un brano iconico, in grado di parlare a diverse generazioni, un classico della nostra musica e uno dei pezzi fondamentali per l’hip-hop italiano, manifesto di un modo di fare rap che accetta di essere anche pop e di cui i Gemelli Diversi sono stati precursori.

La loro strada viene, infatti, seguita tuttora da tanti esponenti del genere che presentano i propri lavori lanciando brani dotati di una veste più melodica e accessibile per trovare spazio in radio e arrivare al grande pubblico. Pensiamo a “Cenere” e “100 messaggi” di Lazza, “Superclassico” di Ernia, “Partire da te” di Rkomi, “Good times” di Ghali, “Bravi a cadere” di Marracash, “Stavo pensando a te” di Fabri Fibra… Alcuni tra i più grandi successi rap degli ultimi anni sono, in realtà, canzoni pop che usano il rap come mezzo stilistico e riprendono, quindi, ciò che facevano all’epoca i Gemelli Diversi.

Tematica che le farà portare sempre con sè il dono di poter rappresentare un aiuto

Mary” è, così, un brano sempre attuale, per essere modello e precursore di un genere, ma anche per le tematiche dovute all’essere figlio di un mainstream in cui si aveva ancora voglia di esporsi su temi profondi e delicati come, in questo caso, la violenza domestica e gli abusi sessuali.

La canzone narra, infatti, in terza persona, la storia vera di una ragazza vittima di abusi da parte del padre che trova come unica soluzione la fuga. La prima strofa parla, appunto, di un’adolescenza e infanzia difficile, condizionata da dolori celati “in ogni foglio del diario che ora ha tra le mani” e dai segni sul corpo “di quegli anni chiusa in una galera“, mentre la seconda racconta la sua rinascita con un viso che “ha cambiato espressione” ed è “senza più gocce di dolore“, e la felicità nell’essere riuscita a costruire una propria famiglia (“Bacia il suo uomo e la bimba nata dal suo vero amore“).

Una canzone che racconta, quindi, un tema di stretta attualità e che, oltre al piacere di ascoltarla, si porterà sempre con sè il dono di poter rappresentare un aiuto, una speranza, un abbraccio. Perché ci sono sempre più Mary che chiedono “al destino un sorriso chiuso in un sogno la sera“.

Classe '92, il sogno della scrittura l'ho lasciato per troppo tempo chiuso in un cassetto definitivamente riaperto grazie a Kekko dei Modà, il primo artista ad essersi accorto di me e a convincermi che questa è la strada che devo percorrere. Per descrivere il mio modo di raccontare la musica utilizzo le parole che mi ha detto una giovane cantautrice, Joey Noir: "Grazie per aver acceso la luce su di me quando si sono spenti i riflettori". Non faccio distinzioni tra la musica che è sotto i riflettori e quella che invece non lo è, perchè l'unica vera differenza dovrebbe essere tra musica fatta bene e musica fatta male.