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Gazzelle: la nostalgia per la fine di un amore può durare “Mezzo secondo” – RECENSIONE

Quando l’amore finisce, porta via con sé anche la nostalgia

Dal quinto di secondo per far scattare la reazione chimica ai sessanta minuti con trentasei domande, è il tempo necessario per far scattare l’innamoramento fra sconosciuti. Questo è quanto sostiene la scienza; basterebbe, invece, Mezzo secondo secondo la poesia in musica di Gazzelle.

Uscito lo scorso 24 maggio per la Maciste Dischi/Warner Music Italy, il singolo è un viaggio nella nostalgia delle relazioni mancate; di quanto sarebbe potuto accadere e che, invece, in un lasso di tempo infinitesimale è sfumato.

Attenzione, qui non si tratta di un amore impossibile né di una fantasticheria. I protagonisti sono persone reali che si sono scelte con un gioco di sguardi e di pensieri a ripetizione; si sono vissute nella pienezza del sentimento, rimandando, però, i progetti  a lungo termine, che adesso appaiono come uno stupido finale senza senso (“Sei bella come Kurt Cobain Hai sogni così grandi che starebbero benissimo coi miei Ti guardo da lontano mentre mangi un gelato e vorrei Essere quello che l’ha inventato E abbiamo perso i giorni, i mesi, gli anni A pensarci e ripensarci Ma quante stupidaggini”).

Adesso, appunto a storia finita, le domande si fanno strada: si può fuggire dalla prepotenza dei ricordi, compresi quelli delle cose mai accadute? Si può sentire la mancanza di quel progetto di vita comune, fatta della quotidianità tirata su insieme, dei panorami e dei piccoli gesti che si sarebbero potuti godere fino all’anno prima? (“Scappo da quel ricordo come un posto di blocco Come se avessi dietro un mostro E non importa come E non m’importa dove Lo sai meglio di me Che siamo troppo belli, troppo matti Per dividerci la vita Una casetta, una collina Una scogliera tutta nostra Come un anno fa (un anno fa) E un bacio sulle dita Una dozzina e una mattina”).

Adesso, non è più il tempo di un anno fa; adesso, la percezione di quel tempo è totalmente diversa, perché a cambiare è  stata la condizione del cuore, non dei sentimenti che lo abitano.

Quanto pesa quell’anno d’assenza in proporzione al mezzo secondo di una notte stellata di agosto, in cui l’amata ha deciso di andarsene via? (“Poi tu te ne vai via Via, via, via, via Come la nostalgia, come una notte stellata (via, via, via, via) Come la volta che, che con ti ho più rincontrata (via, via, via, via) Come una sera d’agosto Durata mezzo secondo Come noi due”)

Riuscitissima la semantica del tempo e il suo avvertimento interiore; in essa, ben si coglie la sproporzione tra il sentimento di un “prima” e quello di un “dopo” che ha strappato due vite alla possibilità reale di stare ancora insieme. Il tempo non fa più da cerniera a mantenere unite le parti dell’abito.

Così, l’anno di separazione della coppia diventa un tempo lunghissimo in confronto al momento cortissimo dell’addio. Vale lo stesso per i vent’anni spesi insieme; a ripensarli, sono un’enormità rispetto al tempo dell’assenza (“Mi sa che è vero che il tempo gira più veloce Quando le brutte persone se ne vanno via Quando distruggono tutto il mondo in due parole E poi nascondi quel buco sotto un tappetone Abbiamo perso il meglio dei vent’anni A pensarci e ripensarci ).

In un lasso di tempo così lungo, si fanno imperanti i “forse” e i “può darsi” (“Forse era meglio darci (può darsi)”), che tuttavia non concedono quasi più spazio alla nostalgia, sfumata “come noi due Che siamo troppo belli, troppo matti Per dividerci la vita”.

Del resto, come si può declinare la nostalgia? Siamo di fronte a uno stato d’animo melanconico che si origina dal desiderio della persona lontana, o non più posseduta, e che porta a compiere una scelta fra due possibilità: rimanere immobili a rimpiangere ciò che ormai appartiene al passato; oppure aspirare a un cambiamento per mettere distanza tra ciò che è stato e che non c’è più, magari tentando di trasformare il dolore in canto poetico, come ha fatto Gazzelle nel suo singolo.

Appassionato della parola in tutte le sue forme; prediligo, in particolar modo, la poesia a schema metrico libero. Strizzo l'occhio all'ironico, all'onirico e al bizzarro. Insieme alla musica sia la parola. Dopo la musica, il silenzio; dal "vuoto sonoro", il nuovo concerto.