Cosmo e l’amore: un mistero che si scioglie con “L’abbraccio”? – RECENSIONE

Cosmo

“L’abbraccio” racconta l’essenza dell’amore

“Sulle ali del cavallo bianco”, quinto album in studio del cantante italiano Cosmo. Classe 1985, il piemontese d’Ivrea è un viaggio totale nel pop psichedelico, misto alla dance/elettronica. “L’abbraccio”, primo singolo nonché il più acustico e pop dell’album, è il flashback di un amore deluso, presentato a ritroso e, dunque, dalle sensazioni del finale della storia, esattamente come in una pellicola cinematografica (“Mi sembra spesso di vivere il finale di un film”).

Proprio perché si sa già come sono andate le cose, ricostruirle può servire a risollevare il cuore o farlo sentire ridicolo, come in questa occasione (“Sono ridicolo, lo so, eppure è così Mi sembra sempre di arrivare al punto, alla scena clou”). Eppure, la traccia di quell’amore resta identica al suo ricordo più intimo, rafforzato dai riverberi e dai cori che trasportano, direttamente, nella dimensione interiore del narrante (“Ed è successo ancora Sentivo musica anche se non c’era Ed eri bella, lì di fronte a me Tutte le luci puntate su di te”).

Qui, si ritrova l’impressione concreta della stretta degli abbracci, avvenuti nella coppia un tempo innamorata: forti, più di mille parole spese nel tentativo di capirsi e di comprendere quel sentimento così misterioso che chiamano amore; appigli fisici nel limbo delle paure che espongono al rischio di cadere; protezioni che allontanano la sola certezza di doversene andare, prima o poi, da questo mondo (“Ti ho stretta forte mentre mi dicevi che non mi capivi Sospesi insieme sul filo sottile di queste paure Ti ho stretta per non lasciarti cadere Ti ho stretta fortе perché poi si muore Ti ho stretta fortе per farti capire che cos’è il mio amore”).

Se l’abbraccio è stato l’atto più concreto, rimane interrogativa, e senza soluzione, la natura del sentimento che abita il cuore dell’artista (“Che cos’è il mio amore Io non lo so, non lo conosco”) e che, nel presente, trova metafore sostenibili soltanto nel campo semantico del dubbio, dello smarrimento e del mistero (“Una creatura che si è persa nel bosco Un enigma, la sua risposta”). Desiderare, perciò, diventa l’unica ribellione a tutto quello che non è in grado di spiegare e che, pure, è fuoco ardente di vita.

Così, la musica assente della prima strofa,  monta gradualmente con un groove pulsante e viscerale che ora accompagna il testo come una scarica elettrizzante (“Il desiderio che diventa rivolta Un sole caldo che ti scalda le ossa Una scossa, questa musica”). Di nuovo, nella seconda parte del pezzo, torna centrale la mancanza di risposte alle domande di senso sull’amore, (“Che cos’è l’amore? Io non lo so spiegare Che cos’è l’amore? Non lo so contenere”) insieme alla consapevolezza dei suoi possibili effetti (“Dove ci può portare Quando ci fa tremare Piangere senza parlare A volte ci fa allontanare”), compensata, una volta di più, dalla richiesta dell’abbraccio risanatore e consolatore (“Lasciati abbracciare (ah, ah)”) fra le terzine (“Che cos’è l’amore? (Ah, ah)”) che intoniamo tuttə in adesione completa con un racconto che, a questo punto, potremmo definire ‘verità’.

E, spesso, la verità si configura come un rebus da interpretare attraverso mille incertezze, senza riuscire a venirne mai a capo; proprio come in Cosmo, dove l’amore rimane misterioso e con tanti nodi rimasti da sciogliere.

Appassionato della parola in tutte le sue forme; prediligo, in particolar modo, la poesia a schema metrico libero. Strizzo l'occhio all'ironico, all'onirico e al bizzarro. Insieme alla musica sia la parola. Dopo la musica, il silenzio; dal "vuoto sonoro", il nuovo concerto.
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