Festeggiamo insieme a Bianca Atzei i dieci anni dall’uscita del suo album d’esordio, con alcuni suoi ricordi del progetto
“Dieci anni sono tanti e sono stati fondamentali per il mio percorso artistico, soprattutto questo album è stato davvero importante per me perché ha consolidato il mio carattere, la mia personalità, il mio timbro e le mie scelte. Riascoltarlo fa sempre effetto, mi commuove particolarmente“, inizia così Bianca Atzei a raccontare il decimo anniversario dall’uscita del suo album di debutto “Bianco e nero“, pubblicato il 12 febbraio 2015 e arrivato dopo oltre tre anni di intenso lavoro, affiancata da Diego Calvetti (tuttora il suo produttore) e dalla supervisione artistica del frontman dei Modà, Francesco ‘Kekko’ Silvestre, il primo a scommettere su di lei e a segnalarla.
“È stato un album – aggiunge la cantautrice di origini sarde – tanto atteso, arrivato non subito, ma solo dopo il mio primo Sanremo. Ero perfettamente così, come in ogni canzone che canto nel disco. Fa parte del mio vissuto di quell’epoca. A riguardarmi mi faccio molta tenerezza. Passo per una guerriera, e in realtà lo sono, ma quando ripenso a questo disco sì, mi faccio tenerezza“.
Alcune cose, in dieci anni, sono inevitabilmente cambiate: “Riascoltandolo, mi rendo conto che, negli anni, il mio timbro si è un po’ modificato, ora è diventato un filino più sabbioso perché, crescendo, è normale che cambino un po’ di cose. Sento questo graffiato così profondo, netto, rigido e molto potente e, probabilmente, era questa cosa che arrivava, la potenza di questo graffiato forte“.
Indice dei contenuti
- 1 Il filo diretto con Sanremo, esperienza che Bianca non è riuscita a godersi del tutto
- 2 Un palco raggiunto con grande fatica
- 3 Il successo commerciale del progetto
- 4 I brani scritti da lei, fotografie anche di ottime capacità autorali
- 5 Il legame con le proprie radici
- 6 Un progetto ancora attualissimo nel raccontare l’anima e la verità di un’artista
Il filo diretto con Sanremo, esperienza che Bianca non è riuscita a godersi del tutto
“Bianco e nero“, come raccontato dalla stessa Bianca, ha un filo diretto con Sanremo perché uscito proprio nella settimana dell’esordio dell’artista al Festival con “Il solo al mondo“, ed è per lei inevitabile ricordare un’esperienza che, però, non è riuscita a godersi del tutto, a causa di un accanimento vile, meschino e immotivato della sala stampa nei suoi confronti (le veniva imputato di non essere abbastanza Big, nonostante avesse già alle spalle un disco d’oro e quasi 20 milioni di visualizzazioni su YouTube, risultati di molto superiori a quelli di tanti artisti sbarcati in riviera negli ultimi anni).
“Questa canzone – racconta l’artista – ogni volta che la ascolto suscita in me delle forti sensazioni, perché è come se mi ritrovassi di nuovo, per la prima volta, sul palco di Sanremo. Ci sono delle emozioni contrastanti perché durante la prima sera, all’inizio dell’esibizione, mi stava venendo un attacco di panico e sono riuscita a trattenerlo. Non potevo permettermi di fare errori e, quindi, mi sono un attimo ripresa, però la prima strofa è stata veramente drammatica per me. Tutta quella settimana l’ho vissuta nel terrore perché avevo tutta la stampa contro e questo non mi permetteva di star bene e di vivere il mio momento come l’avevo sognato da anni“.
Un palco raggiunto con grande fatica
Quello dell’Ariston è un palco raggiunto con grande fatica e, infatti, “Bianco e nero” contiene anche tre canzoni che, invece, dal Festival sono state scartate: “La gelosia” parla del primissimo tentativo tra le Nuove Proposte nel 2012, una ballad sofisticata, elegante e fotografia di un’innata classe, diventata poi un grande successo nella versione riproposta in chiave pop-rock con i Modà, mentre “Arido” racconta il nuovo tentativo tra i Giovani dell’anno successivo, con un brano sperimentale e coraggioso, in bilico tra le atmosfere rock del ritornello e le suggestioni jazzistiche delle strofe.
È però “Non è vero mai“, la prima possibilità per provarci tra Big, a rappresentare, forse, il no più scottante per la forza del connubio trovato con Alex Britti e di una canzone che, pubblicata nella primavera 2014, raccoglierà consensi maggiori di quelli di quasi tutte le canzoni in gara al Festival di quell’anno: “Dopo l’esclusione – ricorda Bianca – ebbe un grande successo radiofonico, è stato bello cantare questo brano con Alex con cui poi il rapporto è andato oltre ed è continuato con la sua produzione di ‘Ciao amore ciao’, la cover che ho presentato proprio a Sanremo nel 2015. Il video girato a Verona lo trovo molto affascinante“.
Il successo commerciale del progetto
Esclusioni che, ancora oggi, all’ascolto dei brani, appaiono immeritate e che hanno in qualche modo rallentato, ma mai bloccato, la crescita dell’artista. “Bianco e nero“, infatti, riuscirà ad ottenere, comunque, ottimi risultati commerciali, anche al di sopra di quelle che potevano essere le aspettative per un’artista figlia di un percorso molto diverso da quello dei talent, all’epoca quasi unica possibilità per emergere.
L’album rimane per ben quattro mesi consecutivi nella classifica FIMI dei 100 album più venduti in Italia, in un periodo in cui i dischi si dovevano, appunto, ancora vendere e non si poteva contare solo su semplici ascolti. Un risultato che, unito ai numeri dei singoli, dal primo estratto “L’amore vero” fino all’ultimo “La strada per la felicità (Laura)“, parlano di un progetto importante, da 60 milioni di visualizzazioni raccolte su YouTube. Quasi un greatest hits più che un album d’esordio, proprio per la quantità di canzoni contenute che hanno ottenuto una grande rilevanza.
Inevitabile mettere l’accento su “La paura che ho di perderti“, la canzone che ha trasformato Bianca da promessa a realtà.Pubblicata a giugno 2013, nel dicembre di quell’anno era ancora in classifica, arrivando ad ottenere un meritato disco d’oro. È anche il brano che ricorda a Bianca uno dei momenti più belli vissuti nel suo percorso, l’emozionante esibizione sui palchi degli stadi San Siro e Olimpico al fianco dell’autore Kekko Silvestre, durante la tournée “Stadi 2014” dei Modà: “È stato struggente cantarla negli stadi. Ero impaurita e, una volta viste tutte quelle persone, ero sorpresa. Quasi non ci credevo. È sempre stata una canzone per me molto emotiva e passionale“.
I brani scritti da lei, fotografie anche di ottime capacità autorali
Ottima interprete, ma anche notevole autrice: è, infatti, proprio Bianca a firmare metà delle canzoni della tracklist, mostrando una scrittura viscerale, autentica, contraddistinta da un forte pathos e una certa duttilità nel raccontare vari aspetti dell’amore, come nell’intensità di “Otto settembre“, “Polline” e “Convincimi” o nella freschezza della title-track e di “Non puoi chiamarlo amore“, ma anche nell’affrontare argomenti diversi, come l’invito alla libertà di amare chi si vuole espressa ne “La strada per la felicità (Laura)“, la vicinanza a un’amica colpita da una malattia nell’emozionante “In un giorno di sole” e la dedica alla madre nella dolcezza di “Innamorata (Gemma)“.
“In questo album – dice l’artista – ci sono anche canzoni che ho scritto e a cui sono legatissima perché sono le mie radici, la mia storia. Sono brani che ho scritto parlando in alcuni di me e in altri di storie di persone a me molto care e mi piace tantissimo riascoltarli, sia per il tema che per la storia che hanno, anche perché mi riportano in quel periodo in cui ero molto più spensierata rispetto a ora, e in cui ho vissuto grandi soddisfazioni“.
Il legame con le proprie radici
“Bianco e nero” contiene anche due cover che sono vere e proprie chicche: “One day I’ll fly away“, scelta all’epoca come colonna sonora della fiction “Anna Karenina” andata in onda su Rai1, e “No potho reposare“, qui proposta in duetto con i Tazenda. Un brano che Bianca ha scelto di continuare a proporre nei suoi concerti per omaggiare la sua terra e, infatti, durante la scorsa estate, è diventato virale sui social il video di un’esibizione in cui la cantava tenendo in braccio il figlio Noa Alexander, nato due anni fa.
“Mi ha dato tanto personalmente – racconta – perché poter inserire nel disco una canzone che fa parte della mia Sardegna con un importante pilastro storico sardo come i Tazenda è stato molto significativo. Mi commuove sempre quando la canto ogni anno nei miei concerti e mi fa stare bene“.
Un progetto ancora attualissimo nel raccontare l’anima e la verità di un’artista
Perchè abbiamo deciso di tornare indietro nel tempo per raccontarvi questo progetto? Non solo per festeggiare un importante anniversario ma anche perché, riascoltandolo, suona ancora attualissimo. Non è, infatti, incastrato in una moda o in un preciso periodo storico, ed è figlio di un mondo sonoro che aveva senso all’epoca, ce l’ha oggi e ce l’avrà anche in futuro.
“Bianco e nero” è un progetto completo, compiuto e maturo, pur essendo un album d’esordio, nel raccontare l’anima e le radici di un’artista che poi, nel proseguio della sua carriera, ha anche saputo sperimentare non perdendo, comunque, mai di vista, le sue origini. Perché parlano di lei, del suo vissuto, della sua personalità, di ciò che le piace fare e che le appartiene, in un percorso che si può riassumere con una sola parola: verità. Un valore che, oggi, sembra solo accessorio per l’industria musicale e che sarebbe quanto mai importante recuperare. E, quindi, buon anniversario, “Bianco e nero“!
Lascia un commento