Ultimo figlio

Ultimo commuove dedicando “La parte migliore di me” al figlio Enea – RECENSIONE

Recensione del nuovo singolo di Ultimo, arrivato a pochi giorni dalla nascita del piccolo Enea

La musica italiana ha una lunga storia di capolavori dedicati ai figli e oggi si inserisce, a pieno titolo, anche “La parte migliore di me“, nuovo singolo di Ultimo pubblicato, a sorpresa, mercoledì come un regalo al piccolo Enea nato sabato sera perchè “quando tra poco arriverai in questa gabbia di matti chiamata mondo, voglio che ci sia già questa canzone per te e che tu sappia per sempre che solo dentro una canzone sono in grado di lasciarti la parte migliore di me“. Una canzone che racconta, quindi, il piacere dell’attesa perchè “è dolce il pensiero che ci sei e non ti vedo“, ma che diventa anche un modo per parlare subito al figlio descrivendogli come sono i suoi genitori.

Canzone dove realtà e immaginazione occupano lo stesso, importante, ruolo

La parte migliore di me” si pone in netta continuazione con “Quel filo che ci unisce“, una delle canzoni più belle di Ultimo: lì dichiarava tutto il suo amore nei confronti della compagna Jacqueline senza averla ancora baciata, qui parlava già al figlio pur non avendolo ancora preso in braccio, in una canzone dove realtà e immaginazione occupano lo stesso, importante, ruolo. Il tentativo è, infatti, quello di forgiare già un ritratto del piccolo partendo proprio dal modo in cui il cantautore affronta la vita di tutti i giorni al fianco della propria compagna, per immaginare come sarà il suo carattere, a chi dei due somiglierà di più, quali lati più preponderanti delle loro personalità farà propri e da chi prenderà pregi e difetti.

In questo brano è, quindi, anche il rapporto tra i genitori ad emergere, nato da un colpo di fulmine (“Avrai preso da me se fuggirai dalla vita, se ti perderai nel cuore di una sconosciuta“) e diventato qualcosa che oggi completa entrambi, lei con il suo sguardo sempre ottimista e sorridente (“Avrai preso da lei se sarai spesso contento, se nel dubbio sorridi e non porterai un ombrello“), lui con il suo carattere più oscuro e pensieroso (“Avrai preso da me se dormirai spesso male, se ti sveglierai presto senza sapere bene se quella sensazione è normale“).

Rapporto con la musica e libertà che deve lasciare il genitore

Missione di Ultimo è anche quella di far conoscere subito al piccolo Enea una vita in cui la musica recita un ruolo fondamentale, concetto che torna spesso nella discografia del cantautore. Tre anni fa, in “Niente“, diceva che “io sono le mie canzoni“, oggi canta che “voglio lasciarti la parte migliore di me e posso farlo soltanto qui dentro, perché io vivo nelle canzoni“, in un manifesto di autenticità che contraddistingue tutta la sua poetica e la sua proposta musicale.

L’augurio che fa, però, al figlio è quello di trovare comunque una propria strada e, infatti, è il verso “pregherò perché tu possa sempre sentirti” ad essere definito come l’apice di questo brano. Un invito a rimanere sempre in contatto con le parti più vere e profonde di se stesso, a non perdere l’aderenza con certe frequenze che si rischiano di dimenticare con la crescita e a non mettere mai da parte la propria realtà in un mondo dove non si capisce più cosa sia vero o finto: un concetto che è fotografia della libertà che ogni genitore dovrebbe lasciare al proprio figlio.

In conclusione

La parte migliore di me” conferma l’innata sensibilità di Ultimo nell’essere in grado di portare le persone nel suo mondo fatto di profondità e sentimenti veri. Il tappeto sonoro, che intreccia la delicatezza del pianoforte con l’intensità degli archi, acuisce le caratteristiche di una canzone magnetica, che commuove perché velata di una verità che contraddistingue ogni padre quando arriva quel momento. Enea non era ancora nato quando suo padre l’ha scritta, eppure aveva già ricevuto il regalo più bello: una canzone che resterà per sempre.

Classe '92, il sogno della scrittura l'ho lasciato per troppo tempo chiuso in un cassetto definitivamente riaperto grazie a Kekko dei Modà, il primo artista ad essersi accorto di me e a convincermi che questa è la strada che devo percorrere. Per descrivere il mio modo di raccontare la musica utilizzo le parole che mi ha detto una giovane cantautrice, Joey Noir: "Grazie per aver acceso la luce su di me quando si sono spenti i riflettori". Non faccio distinzioni tra la musica che è sotto i riflettori e quella che invece non lo è, perchè l'unica vera differenza dovrebbe essere tra musica fatta bene e musica fatta male.