Sanremo 2025

Sanremo 2025, le pagelle della terza serata

Tutte le pagelle delle esibizioni dei 14 Big in gara stasera

(articolo in aggiornamento)

Clara – Febbre

La sensazione è la stessa lasciata da Rose Villain: una “ripetente” dello scorso anno che ha ripresentato lo stesso tipo di proposta e quindi ci si chiede perché non cercare maggior varietà scommettendo su altre artiste. Questa “Febbre” è il classico prodotto da catena di montaggio, simile a una moltitudine di canzoni uscite negli ultimi anni: la solita, nauseabonda, ricetta urban cucinata e ricucinata all’infinito, che potrebbe proporre chiunque risultando, quindi, per nulla personale.
VOTO: 4

Brunori Sas – L’albero delle noci

Non delude le aspettative il cantautore calabrese nel suo attesissimo debutto a Sanremo, conferma di una proposta musicale che non si nutre mai di furbizia ma, unicamente, di racconto e urgenza comunicativa. Canta una dedica alla figlia in maniera inusuale rispetto alle canzoni di questo tipo, perché parla, in realtà, dell’essere genitori e racconta gioie e paure nel diventarlo, servendosi di immagini viscerali, autentiche, emozionanti, di pura poesia e di una melodia dolce e accogliente. Musica vera, insomma.
VOTO: 9

Sarah Toscano – Amarcord

Non avrebbe i numeri da Big, non avendo conquistato neanche un disco d’oro nonostante la vittoria ad Amici, e sul palco dimostra di non avere neanche la struttura per esserlo. La sua voce risulta piatta, poco incisiva e per nulla riconoscibile, e anche la sua proposta rivela poca personalità e carattere, strizzando un po’ troppo l’occhio al mood di Annalisa. No, non è obbligatorio che il vincitore in pectore di Amici abbia, ormai di diritto, un posto tra i Big.
VOTO: 4

Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore

Da due firme di lusso come quelle di Tiziano Ferro e Nek ci si aspettava sicuramente di più. Il testo è molto bello, evocativo e immaginifico e la performance portata sul palco è, come sempre, perfetta, ma la canzone è timida, non ha la giusta incisività e fa troppa fatica a crescere.
VOTO: 6

Joan Thiele – Eco

Una dedica al fratello che viaggia tra passato e presente, per una proposta pop con sfumature r&b più sofisticata che potente. Non è, quindi, la canzone più adatta a disposizione di un’esordiente quasi sconosciuta al pubblico per provare a prendersi il proprio spazio in mezzo ad altri ventotto artisti in una gara di soli cinque giorni ma, almeno, ha un’anima, a differenza di altre proposte femminili impacchettate a tavolino.
VOTO: 6

Shablo feat. Guè, Joshua & Tormento – La mia parola

Guardano alle origini dell’urban con questa “street-song” figlia degli anni ’90, che mischia gospel e rap. Un rap di gusto, che nel testo ricalca un po’ troppi clichè del genere e non fa urlare al miracolo ma che, comunque, ci fa ricordare come il mondo urban possa proporre anche qualcosa di più ricercato rispetto a ciò che viene lanciato attualmente.
VOTO: 6

Noemi – Se t’innamori muori

Mahmood e Blanco firmano per Noemi una ballatona d’altri tempi, che crea atmosfera nel suo essere elegante e dà all’interprete la possibilità di sfoderare tutto il suo graffiato, mostrandola finalmente a fuoco dopo alcuni episodi un po’ troppo modaioli che non davano risalto alla sua vocalità.
VOTO: 7,5

Olly – Balorda nostalgia

Una riuscita canzone d’amore, furba al punto giusto, che cerca di ricostruire la parte più bella di una storia finita con un discorso lineare, semplice e leggero, senza però risultare inconsistente e senza, soprattutto, apparire schiavo di una precisa attualità. Ed è, forse, questo il più grande complimento che si può fare a Olly: pur nella sua giovane età, propone qualcosa di autentico, non influenzato da trend del momento.
VOTO: 7,5

Coma Cose – Cuoricini

La più grande delusione di questo Festival, perché da loro ci si doveva aspettare qualità e, invece, ci si ritrova davanti a un clamoroso passo indietro rispetto a brani come “Malavita” e “L’addio“. A metà tra lo Zecchino d’Oro e i Ricchi e Poveri, con in più la coreografia costruita ad hoc per accalappiare chi non ha ancora superato la terza liceo, “Cuoricini” è una formuletta irritante che insegue il consenso facile. Una fotografia di musica industriale, ostaggio di TikTok.
VOTO: 3

Modà – Non ti dimentico

La magia della musica fatta come si deve. Di questa canzone funziona tutto, dalla melodia calda e avvolgente al testo carico di immagini potenti, fino al continuo crescendo che richiama allo stile dei loro primi successi, rivisto però con una ancor maggiore maturità dettata dagli oltre vent’anni di esperienza. Alcuni rimproverano alla band di aver “fatto un po’ troppo i Modà“, ma una precisa riconoscibilità dovrebbe essere un vanto e non un problema, specie in un’epoca di omologazione. Doverosa nota di merito per Kekko, vocalmente impeccabile nonostante l’infortunio alle costole.
VOTO: 9

Tony Effe – Damme ‘na mano

Siamo sicuri che, da domenica, entrerà nel linguaggio popolare l’espressione “mi sento come Tony Effe sul palco di Sanremo” per riassumere tutti quei momenti in cui ci si trova in situazioni di forte disagio, imbarazzo e inadeguatezza. Canta malissimo, roba da sperare che Tyson arrivi a staccarti a morsi un orecchio mentre ti ritrovi obbligato ad ascoltarlo, una brutta canzone costruitagli addosso in linea con la forzata operazione pulizia delle ultime settimane, e quindi non credi neanche a una parola di quello che dice.
VOTO: 2

Irama – Lentamente

Irama segue ritmi insostenibili, più da macchina da soldi che da artista e, al quarto Festival negli ultimi cinque anni, doveva avere la Canzone per non rischiare di stufare il pubblico. Non si può, però, avere ogni anno un pezzo all’altezza da proporre all’Ariston con questa costanza e questo, infatti, non lo è. Una ballata scialba, soporifera, che naufraga in uno sgradevole abuso di autotune, di cui lui non avrebbe bisogno e che, così, non fa altro che togliere ancora più autenticità a questo ennesimo passaggio in riviera di Irama.
VOTO: 4,5

Francesco Gabbani – Viva la vita

Gabbani a Sanremo non sbaglia mai e, anche quest’anno, pur davanti a una proposta più semplice che mette da parte gli accostamenti sempre curiosi e originali tipici della sua penna sposando un mondo più retrò, riesce a risultare incisivo grazie a questa celebrazione dell’esistenza che assume forza sul palco perché profondamente ariosa e orchestrale.
VOTO: 7,5

Gaia – Chiamo io chiami tu

Senti questa canzone e ti viene spontaneo mandare un sentito abbraccio a Chiara Galiazzo e a tutti gli artisti che, da tanti anni, non riescono a superare le selezioni del Festival perché vittime di questo vacuo intrattenimento imposto dalla grande discografia. Lo vestono da voglia di leggerezza ma, in realtà, è solo una totale inconsistenza la cui ambizione è arrivare a un pubblico con pochissime pretese, conquistandolo per sfinimento. Come dimostra il titolo ripetuto ossessivamente nel ritornello.
VOTO: 3

 

Classe '92, il sogno della scrittura l'ho lasciato per troppo tempo chiuso in un cassetto definitivamente riaperto grazie a Kekko dei Modà, il primo artista ad essersi accorto di me e a convincermi che questa è la strada che devo percorrere. Per descrivere il mio modo di raccontare la musica utilizzo le parole che mi ha detto una giovane cantautrice, Joey Noir: "Grazie per aver acceso la luce su di me quando si sono spenti i riflettori". Non faccio distinzioni tra la musica che è sotto i riflettori e quella che invece non lo è, perchè l'unica vera differenza dovrebbe essere tra musica fatta bene e musica fatta male.