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Sanremo 2024, le pagelle alle canzoni nella prima serata

Diamo i voti in diretta a tutte le esibizioni della prima serata del Festival di Sanremo 2024

E’ arrivato il momento. Si alza il sipario sul Festival di Sanremo 2024! In questa prima serata scopriremo le canzoni di tutti e 30 gli artisti in gara (qui la scaletta con l’ordine di uscita), godremo della conduzione di Amadeus, giunto alla sua quinta edizione, stasera è affiancato da Marco Mengoni (e la sua musica) vincitore del Festival dell’anno scorso. Si apre con la fanfara dei Carabinieri che dall’esterno del teatro esegue “La Fedelissima”, in scaletta stasera ci sono anche Tedua e Lazza. Ci siamo anche noi e le nostre pagelle in diretta!

Brano non facile eseguito alla perfezione, sembra già pensata per andare in radio, si prende in maniera sicura tutta la scena, diretta in maniera impeccabile dal maestro Chiaravalle, voto 6½.

  • Sangiovanni – “Finiscimi

L’artista mostra più entusiasmo durante i saluti finali che durante l’esecuzione del brano, una ballata morbida che tra un finiscimi e l’altro non vede l’ora di portare a termine, voto 4½.

  • Fiorella Mannoia – “Mariposa

Una storia che sembra un omaggio a Fabrizio di Andrè per scrittura e interpretazione. Fiorella “orgogliosa canta”, il pubblico la omaggia con un applauso immenso, applausi anche da parte dei professori d’orchestra, per lei voto 8.

  • La Sad – “Autodistruttivo

Pettinature punk, arriva la prima stonatura per il cantante che ha perso più tempo per pettinarsi piuttosto che per scaldare la voce, applausi anche per loro, voto 5.

  • Irama – “Tu no

Non c’è dubbio che il ragazzo sappia cantare, il brano ha mille sfumature che Irama sa gestire, ho l’impressione che in questi manifestati virtuosismi la canzone non parta, voto 4½.

  • Ghali – “Casa mia

Ghali non è casa sua, ma porta sul palco del teatro Ariston la sua musica, le sue storie, c’è il ritmo delle sue canzoni, non oso immaginare lo sforzo che abbia fatto l’orchestra per adeguarsi a questo tipo di musica, voto 6.

  • Negramaro – “Ricominciamo tutto

Tornano sul palco dell’Ariston dopo diciannove anni i Negramaro, convincenti dalla prima note, la musica scorre, fa pause, sono in gara, ma presentano un brano che ha tutta l’aria di un brano da super ospiti, quali sono: voto 9.

  • Annalisa – “Sinceramente

Dopo una partenza che sembra dare il via ad un brano interessante, la mia idea viene spezzata quando, quando, quando, quando, ecco, quando si mette, lo dico sinceramente, a cantare “quando, quando, quando, quando”… un’altra occasione sprecata per la brava cantante ligure, deludente: voto 5.

  • Mahmood – “Tuta gold

La gara prosegue col nono cantante, “Tuta gold” è una canzone che non ha l’aria da podio, è la solita canzone di Mahmood che prosegue a tamburo battente ma niente di spettacolare, senza infamia e senza lode, voto 6.

  • Diodato – “Ti muovi

Con Diodato si torna ad ascoltare una canzone che fa suonare con garbo le meravigliosa orchestra che ciascun artista ha a disposizione, un arrangiamento che esalta la voce dell’interprete, un gruppo di danzatori irrompe sulla scena, fanno rumore e al termine del brano vanno via, voto 7.

  • Loredana Bertè – “Pazza

Entra in scena la signora del rock italiano, Loredana è raggiante, il pezzo parte già alla grande con una graffiante chitarra elettrica, finora in scena sto vedendo l’artista più giovane, il pezzo è perfetto, lei in splendida forma, pezzo moderno, uno di quelli che, a differenza dei precedenti, rimane in testa, voto 9.

  • Geolier – “I p’ me, tu p’ te”

Rap campano per il prossimo artista, la lingua napoletana in questo brano ha tutta l’aria di essere, come lo è stato per decenni, internazionale. Certo, non ho capito nulla, ma non per colpa dei cantanti che non scandiscono le parole, ma solo perché non la conosco io, voto 6.

  • Alessandra Amoroso – “Fino a qui”

Ci sono canzoni che hanno il vestito adeguato all’interprete, al luogo, all’orchestra che si appresta a suonare il pezzo, Alessandra con “Fino a qui” si consacra signora della musica italiana, gli applausi del pubblico stentano a trattenersi, voto 9.

  • The Kolors – “Un ragazzo una ragazza”

Questa non è Ibiza e non è neanche il Festival Bar, è Sanremo, e i The Kolors accendono dalla prime note il palco dell’Ariston con un loro pop anni ’80, il coro canta e partecipa alla coreografia alzando prima il braccio destro, poi il braccio sinistro, per loro voto 7.

  • Angelina Mango – “La noia

La noia non è certo quella che porta sul palco dell’Ariston, la sua voce ha tutti i colori possibili in un brano già proiettato per essere trasmesso in tutte le radio, pezzo forte anche se ha più le qualità per esaltare le capacità di gestione della scena che mettere a frutto le sue indiscusse qualità vocali, voto 6½.

  • Il Volo – “Capolavoro”

Un brano che tiene conto al meglio delle qualità canore dei tre artisti che sembrano vogliano, partendo da questo capolavoro, cambiare strada, un brano che anticipa più un’opera teatrale che un album, voto 7.

  • BigMama – “La rabbia non ti basta

Una canzone che tiene alta la bandiera di questo festival, che per ritmo e dinamiche è pieno di hit estive che un tempo venivano riservate al compianto Festival Bar, la rabbia non le basta, con questo brano non emerge dalla tipica canzone di questo Sanremo, voto 4½.

  • Ricchi e Poveri – “Ma non tutta la vita”

I Ricchi e Poveri fanno i Ricchi e Poveri e lo fanno bene, con la loro “Ma non tutta la vita fanno ballare tutto l’Ariston, Amadeus per l’occasione sale in galleria per ballare col pubblico, non si può non volere loro bene, voto (col cuore, cit.) 8.

  • Emma – “Apnea”

Un brano che vuole lanciare Emma verso una nuova strada, un brano meno intimo del solito, con ritmo e tempo che batte a tamburo battente secondo le mode del tempo, in alcuni stradi meglio restare in apnea, voto 4.

  • Renga Nek – “Pazzo di te”

Le due voci si fondono, si fondono le forze, si intrecciano le carriera, due belle voci che facevano meglio a giocare su due squadre diverse. Un’operazione “si può dare di più”, ma potevano dare di più, voto 2½, a testa, quindi voto totale 5. 

  • Mr. Rain – “Due altalene”

Mr Rain quest’anno è sul palco senza il coro dei bambini che l’anno scorso, evidentemente, aveva fatto la differenza, voto 5.

  • BNKR44 – “Governo punk”

Torna un altro gruppo che si è fatto notare a Sanremo Giovani, ballano a ritmo di autotune, più che una band sembra che siano dei ragazzi passati da lì per caso che stanno occupando il palco per una protesta, voto 2½.

  • Gazzelle – “Tutto qui”

Mi chiedo “tutto qui?” stonature che riescono a mettere in crisi l’abusato autotune, voto 4.

  • Dargen d’Amico – “Onda alta

Il simpatico Dargen d’Amico continua a dire che sta per arrivare l’onda alta, rimpiango Francesco Salvi con “C’è da spostare una macchina”, io aspetto che arrivi l’onda alta per mettere fine a questo strazio, voto 3.

  • Rose Villain – “Click boom!

E’ chiaro, e questo brano ne è la conferma, cantare vuol dire emettere un suono e poi, quando non ne puoi più, fai click e boom, credo che abbiano scritto il ritornello non per cercare un applauso, ma per far fare una risata, voto 5.

  • Santi Francesi – “L’amore in bocca

Con questo brano sembra si ritorni a fare ordine. I Santi Francesi con “L’amore in bocca” portano sul palco dell’Ariston un brano che convince e non lascia con l’amaro in bocca, voto 7. 

  • Fred de Palma – “Il cielo non ci vuole

Interessante l’arrangiamento diretto dal maestro Chiaravalle, i violini si fondono col ritmo frenetico del pezzo, ad un certo punto un gruppo di professori si alza in piedi e continua a suonare, la musica prende forza e sopravvento sulla voce, voto 6.

  • Maninni – “Spettacolo”

Una ballata intensa che è, come dice nello stesso tempo, spettacolare. Maninni presenta un brano che ha il sapore di un Festival d’altri tempi, voto 8.

  • Alfa – “Vai!”

Alfa nonostante l’orario sia da notte fonda riesce ad accendere l’Ariston, peccato da “artista” qual è non riesca a distinguere un violino, da un violoncello e da un contrabbasso, Alfa, vai che è meglio! voto 4.

  • Il Tre – “Fragili”

Il Tre chiude l’esecuzione dei trenta cantanti in gara e non è fragile per niente, il pezzo è orecchiabile, convincente anche se mi ricorda nel ritornello per forza d’esecuzione “Cenere” di Lazza in gara l’anno scorso, voto 6.

Antonino Muscaglione, nasce a Palermo nel 1976. Da sempre appassionato di disegno, attento a dettagli, per altri, non rilevanti. "Less is more", avrebbe scoperto in seguito, diceva Mies Van Der Rohe. Consegue la Laurea in Architettura nella Facoltà d'Architettura della sua città. Vive in Lombardia, si divide fra progettazione architettonica e insegnamento. Denominatore comune delle sue attività è la musica, da sempre presente nella sua vita. Non può progettare senza ascoltare musica; non può insegnare senza usare la musica come strumento di aggregazione.