Rossella

Rossella: «Il ‘Filo rosso’ è un legame con la vita, è un legame d’amore» – INTERVISTA

Rossella pubblica il suo nuovo singolo: ‘Filo rosso

Filo rosso’ è il nuovo singolo di Rossella, un brano potente, dinamico in cui viene fuori tutta l’energia di Rossella. È un brano che conferma la sensibilità musicale di Rossella con un testo intenso e un arrangiamento ricco, interessante il crescendo, man mano che si procede con l’ascolto, la batteria presente, gli archi rendono il brano fresco e dinamico. ‘Filo rosso’ ha un testo molto motivante, anche in questo brano Rossella si conferma un’autrice positiva e propositiva, la sua interpretazione potente e colorata non è una qualità scontata per un cantautore. ‘Filo rosso’ è un promemoria per chi non si accontenta di esistere ma vuole anche sentirsi vivere.

Dentro questo brano c’è un viaggio tra crisi e rinascita, tra mostri interiori e voglia di sorridere, tra la paura di sparire e il desiderio feroce di lasciare un segno. È una canzone che abbraccia le nostre contraddizioni: la fragilità che convive con il coraggio, il dolore che diventa maestro, la caduta che si trasforma in trampolino. La canzone non cerca la perfezione: celebra le crepe, gli sbagli, gli inciampi. È un invito ad abbracciare la vita per ciò che è – incantevole e crudele, luminosa e spietata – e a scoprire che è proprio da quel filo rosso invisibile che ci regala amore, anche quando pensiamo che si sia dimenticata di noi. Un inno di fiducia e apertura alla vita.

Ciao Rossella, come stai, la scorsa volta abbiamo citato Platone, qual è stata l’ispirazione questa volta per ‘Filo rosso‘?

«Tutto nasce da una chiacchierata al telefono con una amica, mi raccontava di un momento di crisi, io la incoraggiavo, diciamo che in quel momento c’è stata l’ispirazione iniziale. Da lì mi è nata la voglia di scrivere una canzone come se parlassi con la bambina che sono stata, una bambina che ha avuto le sue difficoltà e che è cresciuta superando gli ostacoli che la vita le ha posto davanti.»

E a proposito di “ostacoli”, nel testo dici frasi come: “magari la caduta è un ingrediente del coraggio”, o frasi come “una farfalla senza ostacoli difficilmente volerà”.

«Di base la farfalla ha un processo dietro l’animale che vediamo, c’è un processo che parte dal baco da seta, se qualcuno andasse lì e la aiutasse, quella farfalla non riuscirebbe a volare, in ogni ostacolo che viviamo c’è un’opportunità, non so, è come se dietro il dolore che proviamo in alcune situazioni della nostra vita ci fosse un messaggio segreto.»

A chi è rivolto questo brano?

«Ho scritto ‘Filo rosso’ immaginando di poter parlare con la bambina che sono stata, carica di sogni e mostri da affrontare. La mia esigenza era scrivere un promemoria d’amore per lei e per la vita, che poi è diventato magicamente un messaggio di speranza e fiducia da poter dedicare a tutti coloro che stanno attraversando un momento di crisi. Voglio molto bene a questa canzone, grazie a cui ho avuto modo di sperimentare la mia scrittura, soprattutto nello special parlato in cui ho messo tutta me stessa e quello in cui credo fortemente. Mi piacerebbe poter inserire queste parti anche nelle prossime canzoni perché riesco ad esprimermi liberamente nei miei flussi di coscienza, che finalmente hanno trovato una cantabilità.»

Qual è la frase dello special che più ti piace sottolineare?

«È complesso perché questo brano è totalmente me, dallo special “il volo non è volo se non credi nelle fare”, ho una visione spirituale della vita e credo che dobbiamo imparare dai bambini, “più ti prende la paura, più ti prende quella cosa” là dove sentiamo qual grande blocco, dall’altra parte c’è quello che devi fare.»

È un brano suonato e si sente in tutti i dettagli. In che modo l’hai scritta? Da quale strumento sei partita?

«Le mie canzoni partono dal pianoforte, nel suonarla mi è venuto una specie di errore, nel rifarla facevo degli anticipi col pianoforte, l’accordo cambia leggermente prima, questa cosa abbiamo deciso di trasformarla in un peso chitarristico. Poi ti dirò, tenevo ai violini perché rendono l’atmosfera più fiabesca. Per me è stato importante utilizzare solo strumenti veri per questo brano, perché mi piaceva l’idea che la visceralità delle parole che ho scritto fosse accompagnata da un’autenticità sonora e dal respiro di musicisti in carne ed ossa.»

Com’è nata l’idea del videoclip?

«Scritta la canzone, che poi se ci pensi è un incoraggiamento, dovevo fare una scelta, o ad essere sincera fino in fondo oppure virare su altro, ho scelto la prima strada e ho voluto raccontare anche con le immagini del videoclip due elementi che sono stati fondamentali e parte integrante della mia crescita: il bullismo e l’inclusione. Quando ti analizzi entri in episodi dolorosi e cerchi di portare via quel bambino da qual ricordo. Realizzare il videoclip mi ha aiutata a riabbracciare una parte dolorosa della mia vita che tuttavia è stata fondamentale per quella che sono adesso, e ti dirò, è anche per questo che faccio musica. Il video è stato realizzato in collaborazione con Armando Di Lillo che è un filmeditor e un videomeaker straordinario.

La donna che si vede nel video è, nel mio intento, mia madre che mi porta al parco. È un episodio che risale a quando frequentavo le elementari, mi succedevano cose che erano terribili per una bambina, ricevevo delle telefonate in cui mi dicevano ad esempio che alcune mie amiche si vedevano a casa di una compagna comune, questa telefonata in qualche modo sottolineava che mi volevano escludere. Poi non ti dico, anche scritte offensive nella palestra della scuola. È stato questo il bullismo che ho subito, a volte queste cose sono sottilissime, magari per un adulto anche impercettibili, ma per una bambina sono gesti che hanno un peso enorme, l’esclusione è una cosa molto dolorosa da sopportare. La somma di queste piccole cose si traduce in un accanimento che va oltre la scuola, può essere sottovalutato dalla famiglia.»

In che modo un adulto, che sia un insegnante o un genitore, può tendere la mano e cercare di capire?

«Secondo me instaurando un dialogo col ragazzo per chiedergli di raccontare l’episodio, prenderlo a parte, in questo modo si prova a fare legittimare l’emozione Una semplice ricreazione in cui sei sola al banco può essere devastante, secondo me è importante legittimare l’emozione della persona che sta davanti a te, è importante l’ascolto.»

Cos’è, tornando al tuo brano, il “filo rosso”?

«Il filo rosso è un legame con la vita, è un ponte che si crea con gli altri in cui passa l’amore, è un legame d’amore.»

Antonino Muscaglione, nasce a Palermo nel 1976. Da sempre appassionato di disegno, attento a dettagli, per altri, non rilevanti. "Less is more", avrebbe scoperto in seguito, diceva Mies Van Der Rohe. Consegue la Laurea in Architettura nella Facoltà d'Architettura della sua città. Vive in Lombardia, si divide fra progettazione architettonica e insegnamento. Denominatore comune delle sue attività è la musica, da sempre presente nella sua vita. Non può progettare senza ascoltare musica; non può insegnare senza usare la musica come strumento di aggregazione.