Renzo Rubino 2024

Renzo Rubino, il nuovo album – Quando “Il silenzio fa boom” – RECENSIONE

Rubino e la Sbanda: un perfetto mix di “fuochi d’artificio” dove “il silenzio fa boom”

Il 19 aprile scorso è stato tempo di grandi ritorni e di profumi nuovi che lasciano traccia. Parliamo di Renzo Rubino e del suo ultimo singolo “Patchouli (resta)”. Onirico e avvolgente, quarto pezzo estratto dal neonato album del cantautore, “Il silenzio fa boom” (Dischi del Porto/ADA Music Italy), è una ballad viscerale caratterizzata da sonorità pop e popolari insieme, grazie alla musica della banda che accompagna tutta l’opera del visionario Rubino. La Sbanda, appunto, è la formazione voluta per questa produzione e nata dall’unione di musicisti della banda di Martina Franca con altri professionisti musicali arrangiati da Taketo e dal grande jazz man Mauro Ottolini.

Il messaggio del singolo ce lo racconta Renzo stesso: “il valore del restare, come una essenza profumata, nonostante il tempo, Patchouli rappresenta la forza del rimanere attaccati nonostante le avversità. Una relazione inizia da “l’avvinghiarsi in un abbraccio” probabilmente senza amore, aggrappati ai propri odori e si protrae col tempo nei sentimenti, trasformandosi”.

Punto di forza del testo è il ritornello con cui si da forma al bisogno essenziale di un incontro, anche quando non si ha la certezza che sia amore. Vi si legge l’invito/esortazione a rimanere insieme (“Resta dai resta da me Resta resta tu resta Dai resta da me Resta resta dai”) comunque e senza altra necessità, a parte quella di fare l’amore. Esplorare il profondo dell’altra persona non è un atto scontato e semplice, anzi necessita di bussole in grado di orientare le mani lungo la geografia dei corpi.

In questa circostanza, la stretta di un abbraccio avvinghiante e la scia del profumo patchouli sono essenziali e necessari per “sentirsi” in modo totale e reciproco (“Avvinghiati nell’abbraccio senti il peso dell’eterno Il patchouli sotto al mento Muove i corpi stando fermi E la mano segue il verso E la carne sotto veste E ci sbriciola da dentro Senza avere amato affatto Dopo aver bevuto troppo E poi stringerci di brutto Resta dai resta da me Resta resta dai”).

Ugualmente, una canzone può aiutare a veicolare pensieri improbabili e spinosi che aleggiano nella testa degli amanti con immagini surreali ed irrazionali (“La canzone non è un’esca Solo un cactus nella testa Hai un acquario sotto al mento Per nuotarci senza un verso”). Di nuovo, provare a restare è la via per dissipare paure e dubbi e ricominciare a credere nelle possibilità del bene, condividendo con questa presenza perfino i guai personali (“Lo sbriciolare tutte le paure Darle in pasto ai Pesci E ricominciare A tirare i calci A tutti quei palloni Un po’ rimasti sgonfi Pronti da calciare E farmi inghiottire dai miei guai anche tu sei dentro dimmi dove vai”).

Nel lavoro di Rubino ritroviamo radici e nostalgie di un’infanzia impolverata dal tempo; di un passato che intrecciava il tempo nell’attesa delle feste dei santi; di quei giorni rossi sul calendario del paesello in cui la cassa armonica era il cuore e la banda il suo battito.

Il racconto dell’album ‘Il silenzio fa boom’

Renzo Rubino - Il silenzio fa boomLe dieci tracce de “Il silenzio fa boom” mostrano che il poeta delle ninnananne si è fatto grande: paroliere ispiratissimo, pronto ad offrire storie comuni e sincere con lo sguardo sofisticato della semplicità.

Resta impressa la canzone “Indaco” per la visionarietà felliniana. Pensata come regalo matrimoniale per due cari amici dell’artista, viene prodotta e inserita nell’album proprio per volontà della coppia. Incisiva anche “Mal de chepe”, dove l’accostamento del sound, che in alcuni passaggi ricorda vagamente i rondò veneziani, diventa un gioiello unico grazie l’uso del dialetto nel testo.

La trama musicale è altresì arricchita dagli inserti dei cori popolari che rinforzano la materia sociale e non “social” di questo lavoro, intriso di vissuti cesellati “a mano”, come pregiati manufatti di un artigianato raffinato. Renzo sottrae il mondo reale globalizzato alla necessità di sentirlo come l’unica dimensione possibile, aprendoci alla probabilità di leggere ciò che ci circonda, e la nostra interiorità, in relazione ad “altri” mondi e, soprattutto, con altri modi di interpretare il vivere quotidiano.

Affacciatə alla finestra e sulle note della traccia strumentale San Donaci, restiamo a guardare ogni canzone sfilare come in una processione laica dove l’unica religione è quella dei sentimenti e delle storie di vita. Nella cornice di questa umanità in festa, possiamo intravedere spezzoni di biografia personale che, spesso, scriviamo in modo distratto e inconsapevole. Grazie Renzo per averci sequestrato al pop commerciale delle piattaforme streaming e proiettati in questo immaginifico film che non potremmo categorizzare con un termine diverso da “boom”.

Appassionato della parola in tutte le sue forme; prediligo, in particolar modo, la poesia a schema metrico libero. Strizzo l'occhio all'ironico, all'onirico e al bizzarro. Insieme alla musica sia la parola. Dopo la musica, il silenzio; dal "vuoto sonoro", un nuovo concerto.