Francesco Renga Nek

Renga e Nek con “Dolcevita” quando l’amore d’estate si fa rock and roll – RECENSIONE

Il singolo per l’estate è un viaggio nei mitici anni Cinquanta 

L’estate vuole un ritmo fresco e identità musicali ben precise che siano un invito alla spensieratezza e al ballo. Francesco Renga e Nek lo hanno capito benissimo con “Dolcevita”, il pezzo estivo che continua il progetto di collaborazione tra i due cantanti, già visti insieme nella partecipazione all’ultimo Festival di Sanremo.

Il mood è il rock’n’roll degli anni Cinquanta. Quello che fa letteralmente “dondolare e rotolare” e che innesca un cambiamento storico nella musica americana, fondendo la black music con quella dei bianchi. Un po’ come Renga e Nek fanno con “Dolcevita”, contaminando il rock con il pop contemporaneo su un testo d’amore classico, ma particolarmente evocativo per alcuni rimandi a quegli anni di nuove speranze.

Il forte richiamo agli anni Cinquanta

Innanzitutto la cornice anni Cinquanta resta nella scelta descrittiva della bocca color rosso Cadillac (“Tu come fai, come fai a impossessarti di me Come se come sei una vertigine La tua bocca è così Rosso Cadillac Uno schiaffo sul cuore È stato un incidente Essere pazzo di te Meravigliosamente Devastante”). È del 1953 la prima Cadillac Eldorado, il modello più rappresentativo della casa automobilistica americana. Considerata la massima espressione del lusso, possedere una Eldorado è un sogno realizzabile per pochi eletti, esattamente come la possibilità di vivere il sogno d’amore con la protagonista della canzone: una donna indipendente e libera, a cui piace stare da sola, ma soprattutto fare da sola (“Ti piace stare da sola Si-si-signora Ti piace fare da sola A-a-ancora”).

Il richiamo alla fine degli anni Cinquanta è già nel titolo “Dolcevita” che potrebbe alludere a quel periodo storico in cui Roma e l’Italia sono al centro di un’attenzione mondiale per un clima di rinnovato piacere e per la voglia di divertimento post bellico. Gli anni della Dolce Vita diventano un fenomeno di costume sociale diffuso e amplificato anche grazie alle produzioni cinematografiche che arrivano da tutto il mondo a Cinecittà.

Sono gli anni di Federico Fellini e del suo capolavoro “La dolce vita” con Anita Ekberg e Marcello Mastroianni; della maestosa monumentalità capitolina; della sensualità e della bellezza dove ogni corpo arde di passione e sentimento d’amore (“L’estate brucia e noi siamo stelle Del del del cinema Stanotte ci prendiamo la vita Do-dolcevita Do-dolcevita Tu te ne vai, te ne vai e lasci il meglio di te Come fai, come fai non si spiega il perché Ma l’amore apre tutte le porte Il tuo collo è il mio precipizio La copa de la vida es la mujer de toda vida”).

L’immaginario

E ancora, Brigitte Bardot, icona della sessualità femminile degli anni Cinquanta e degli anni Sessanta, seguitissima dai media statunitensi ed europei in ogni sua apparizione legata alla carriera di attrice, ma anche alle turbolenze della sua vita sentimentale, segnata da molti e chiacchierati amori (“Sei tu ogni molecola impazzita Sei tu Brigitte Bardot con la pistola di più Sei il manifesto, sei un’icona Ma-ma che vita Dolcevita”).

Un’ultima curiosità arriva sempre dal titolo, con un dettaglio non trascurabile che rimanda ulteriormente ai mitici anni Cinquanta, tempo in cui il collo dolcevita, scritto attaccato proprio come nella canzone, diventa popolare grazie a personaggi come Jayne Mansfield e Marilyn Monroe, che lo rendono un capo di abbigliamento sexy e aderente; o Audrey Hepburn nel film “Funny Face”, dove lo indossa lungo le strade parigine.

Dolcevita” è l’occasione per un viaggio tra musica, cinema, moda e bellezza; cantarla, può  farci sentire come stelle che si prendono la vita mentre l’estate brucia di sogni e di passioni. Siamo davvero pronti a brillare fino in fondo?

Appassionato della parola in tutte le sue forme; prediligo, in particolar modo, la poesia a schema metrico libero. Strizzo l'occhio all'ironico, all'onirico e al bizzarro. Insieme alla musica sia la parola. Dopo la musica, il silenzio; dal "vuoto sonoro", un nuovo concerto.