Intervista al frontman del duo che presenta il suo nuovo singolo
“Marta” è il nuovo singolo dei Monolite, band alternative rock italiana che ha catturato l’attenzione della scena underground romana fin dal suo esordio nel 2019. “Marta”, che anticipa l’EP dal titolo “Verbo”, esplora temi di rinascita e speranza, illuminando il percorso di superamento delle difficoltà attraverso l’amore e la condivisione. Questo brano si distingue per il suo approccio musicale, con un groove di basso e batteria che conferisce al pezzo un carattere unico, grazie alla peculiare presenza del suono di basso che ne definisce l’atmosfera. L’intervista con Vincenzo Storm, frontman del gruppo, è l’occasione per parlare del loro nuovo singolo e fare il punto della situazione sulla scena musicale underground italiana.
Ciao Vincenzo, come stai? Comincio subito col chiederti da dove nasce l’idea del nome del vostro gruppo Monolite.
«Il gruppo nasce inizialmente come trio, io voce e chitarra, Gianluca Riccio alla batteria e Alessandro Pellegrini al basso, in questo momento, per esigenze siamo un duo perché Alessando ha lasciato il gruppo l’estate scorsa. Il nome Monolite nasce dalla volontà di dare un nome intanto che fosse in italiano, che fosse anche un’unica parola che rappresentasse il nostro sound, diretto, con belle distorsioni, sono rimasto affascinato dell’idea del monolite di odissea nello spazio che porta il sapere».
‘Marta‘ è il vostro nuovo singolo, un testo delicato, su una musica undergound. Com’è nata questa canzone?
«Marta ha fatto un percorso abbastanza lungo, è dedicata a mia figlia che per me ha avuto un ruolo importante, dopo una grande perdina, quella nascita è stata come una speranza che rigenera. È un pezzo che ha parecchio tempo: lo abbiamo arrangiato due volte, abbiamo fatto dei tentativi, abbiamo cercato il giusto sound, adesso è stata costruita su noi stessi: arriva il basso, la batteria in faccia, il basso distorto, un suono molto diretto, sono legato a questo pezzo, ho cercato di adattarlo a queste nuove sonorità. Questo è un brano, come ti dicevo, che ha fatto parecchi viaggi, è una ballad che tratta tema dell’amore, nel nostro repertorio ci sono anche testi sarcastici, di critica».
È interessante sentire questi brani, ascolti il disco e ti sembra di essere in un live…
«Sta raccogliendo riscontri positivi, è un pezzo su cui, c’è una forte produzione ed effettivamente live è così! In un mondo musicale apparentemente alla deriva, mi piace scoprire queste realtà in cui c’è, come dire, musica suonata. Ho maturato un’attività nell’urdergroud, ti posso dire che una speranza c’è. È una realtà parallela, ma c’è, in questo momento, e non parlo solo a nome dei Monolite, ci sono cento artisti che stanno uscendo con pezzi freschissimi che fanno rock alternativo, è anche vero che non è mainstream, non è supportato.
La mia è una critica al mercato musicale. Devi fare salti mortali affiche tu possa arrivare al grande pubblico. È successo, quasi per caso, ai Måneskin, ma loro adesso hanno abbandonato quello da cui sono partiti per lanciarsi in un mercato più internazionale. Lo sforzo è quello di allargare la platea, la musica ha bisogno di qualcuno che la ascolti, è importante per me esibirmi dal vivo, il pubblico ti dà la carica, la qualità è la prima cosa, prima di tutto ci deve essere la qualità, dobbiamo disincentivare questo tipo di qualità, abbiamo bisogno di confrontarci con la scena reale, dobbiamo continuare a supportare la musica dal vivo, che le perone tornino nei club. Dobbiamo tornare all’entusiasmo di tornare nei locali, che ci sia un posto dove c’è buona musica».
Mi piace questo ragionamento, ci siamo sentiti per parlare della vostra musica, ma il ragionamento si sta allargando a qualcosa di più ampio, come se ci fosse in qualche modo un manifesto politico.
«Sono il front man dei Monolite, trasmetto un’esigenza mia personale, ma cerco anche di fare squadra, di far sì che questa musica abbia una scena viva in cui possa nascere il confronto. Proprio per questo faccio un programma radiofonico su radio Kaos Italy, faccio pare di un’associazione che si chiama “Underground si muove”, è associazione collettiva. Abbiamo creato un evento su Roma una volta al mese, per me nella mia dimensione artistica bisogna creare una rete. È da due anni che facciamo eventi su Roma. Io ritengo che, proprio per i temi trattati, la musica che facciamo, è come una nuova espressione nel cantautorato italiano. Questa idea collettiva ci porta ad essere associati. Facciamo un Rock alterativo che si rivolge agli adulti, è una bella sfida ed è per me una fissa».
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