Mina

Mina è la soave Dea di sempre in una maestosa “Buttalo via” – RECENSIONE

Recensione del nuovo singolo della Tigre di Cremona

Non sempre le canzoni di Mina sono state alla sua altezza. Occorre ammetterlo con sincerità mentre ci si appresta a parlare dell’ultimo brano che la Tigre di Cremona ha regalato al suo pubblico. “Buttalo via“, questo il titolo del singolo, rappresenta, invece, il meglio che Mina potesse scegliere di cantare oggi, ad 84 anni, per dimostrare tutta la sua attualità e, contemporaneamente, la sua eterna ed incollocabile nella linea del tempo maestosità. Mina è Mina, la sua voce la precede da sempre ma, in particolar modo, da quel 1978 quando abbandonò le scene senza più mostrarsi. Da allora, tuttavia, il suo fascino ha dovuto fare i conti con l’unica esigenza di saper scegliere brani capaci di arrivare senza far affidamento sull’immagine. Facile a dirsi per chi ancora interpreta la musica come arte del suono ma, in realtà, impresa titanica se ben si conosce l’industria della canzone.

Ad un anno e mezzo di distanza da “Ti amo come un pazzo”, Mina mette la sua voce su un nuovo progetto discografico, “Gassa d’amante”, aperto in rotazione radiofonica proprio da questa ‘Buttalo via’ che si inserisce di diritto tra le cose migliori cantate dall’artista lombarda negli ultimi tempi. Cose che spesso hanno avuto dalla loro il valore della qualità ma che talvolta hanno dimostrato una certa fragilità sul versante della popolarità, quella dote di saper arrivare a tutti, per l’appunto, anche senza l’utilizzo dell’immagine.

Non è un caso, forse, che la firma sia quella di Francesco Gabbani, un cantautore che ha saputo incontrare il gusto del grande pubblico senza rinunciare ad una sua certa qualità autorale. Una voce che ha accompagnato in veste di autore altri grandi interpreti tra cui l’altra grande della canzone italiana, Ornella Vanoni, e il compagno di musica che Mina su tutti ha eletto, Adriano Celentano.

Una canzone che respira

La vera arma vincente di ‘Buttalo via’ sta nei respiri che una penna intelligente come quella di Francesco Gabbani ha saputo costruire. Non è scontato sentire Mina cantare à la Mina: un po’ per la giusta necessità di sfuggire al rischio di ripetersi ed annoiare dopo così tanti anni di carriera e un po’ per quella curiosità che la nostra ha sempre dimostrato verso nuovi generi e sfaccettature non esimendosi dal testarle su di sé.

‘Buttalo via’, invece, è esattamente ciò che da Mina ci si aspetta: una ballad elegante che cresce con una progressività lenta ma costante che porta l’artista ad esprimersi nel suo più reale potenziale espressivo. In tutto questo svolgono un ruolo fondamentale i respiri collocati con sapienza tra le note lasciando che le parole si distendano non affollandosi o accavallandosi per permettere alla voce di mostrarsi in tutti i suoi colori in un canto che, ahimè, difficilmente oggi si riscontra altrove. Mina in questo è maestra, non risparmia la sua potenza, non sfugge dal dovere di saper essere intensa, tecnicamente perfetta e timbricamente sempre riconoscibile.

L’amore più assoluto che si fa sacrificabile

Come spesso accaduto anche questa volta Mina canta d’amore. Lo fa, però, in una chiave interpretativa alternativa che la mette in contatto con l’amore che si fa da parte senza che, tuttavia, sia finito. “E’ inutile intuire già il cambio di andamento” dichiara da subito la voce della Tigre di Cremona prima di lasciarsi andare in un ripetersi di un imperativo “buttalo via” capendo che è arrivato quel momento in cui occorre saper abbandonare anche quel “soffio di vita chiuso in una mano” dopo averlo stretto a sè come la cosa più preziosa che si possiede.

Mina canta di quell’amore che è per sempre ma che, proprio per questo, occorre saper mettere da parte. La sua è una riflessione coerente con quella certezza della necessità del saper lasciare andare cose e persone alle quali si tiene ma che, per propria natura, non ci appartengono ma ci accompagnano solamente per un tratto di strada.

Forza e dolore

Mina canta come una Dea una canzone che si vuole costruire come magnificente. L’arrangiamento e la produzione di Massimiliano Pani rendono potente il suono affidandosi ad un crescendo continuo che arricchisce il pianoforte con cui la canzone si apre, di un’orchestrazione completa e totalizzante in cui la coda finale di chitarra di Luca Menghello è soltanto l’ultima gemma.

Con il suono cresce anche la voce dell’eterna signora della musica nostrana che, però, fin dall’apertura risulta piena, densa e potente. La sua è una voce che riempie, che non si risparmia e che sa quando occorre dare volume e quando, invece, è più opportuno giocare in sottrazione. Nell’inciso Mina cresce e dimostra, come se davvero ce ne fosse bisogno (e forse si, in effetti, di questi tempi sembra proprio essercene) che saper cantare è un’arte e che il farlo bene non è opzionale o secondario nel fare musica. La canzone va cantata oltre che scritta, suonata ed interpretata. Mina lo fa ed è ancora quella soave e maestosa divinità che illumina la musica italiana e che, quando sceglie brani all’altezza della sua popolarità e della sua voce, non si può che venerare.

Direttore editoriale e fondatore di "Libera la Musica" dal 2024 dopo essere stato per 12 anni alla guida di uno dei principali siti d'informazione e critica musicale. Amante del pop, delle belle voci, della nostalgia e del mondo andato fatto di classe, divismo, qualità e canto. Non rinnego il futuro, lo incoraggio ad essere migliore non cancellando il passato.