Manù Squillante

Manù Squillante: «’Dall’altra parte c’è un altro’ è un invito ad ascoltare gli altri» – INTERVISTA

Manù Squillante pubblica ‘Dall’altra parte c’è un altro

Dall’altra parte c’è un altro‘ è il nuovo singolo di Manù Squillante, si tratta di un brano più attuale che mai, soprattutto dopo le recenti vicende che hanno portato alla ribalta della cronaca il povero Paolo Mendico, il ragazzo di Latina di quattordici anni vittima di bullismo, la cui sofferenza non è stata ascoltata da nessuno e che si è tolto la vita alla vigilia del primo giorno di scuola.

Dall’altra parte c’è un altro‘ è un invito a metterci nella posizione di ascoltare gli altri, tema più attuale che mai. Manù Squillante lo fa con una ballad intensa e struggente che affronta il tema delle vite invisibili, dei dolori nascosti dietro un sorriso o un silenzio. Ispirata a fatti reali, la canzone diventa voce universale di chi porta un peso muto e di chi resta con il rimpianto delle parole non dette.

Il brano è un intreccio di delicatezza melodica e profondità ritmica, con un sound che unisce la dimensione intima della ballad a un respiro più ampio, capace di esaltare la voce in tutta la sua potenza emotiva. Le sonorità, costruite su armonie sospese e accordi caldi, accompagnano un testo che scava nelle distanze invisibili tra le persone, raccontando quanto sia fragile il confine tra presenza e assenza. Questo è un invito ad ascoltare di più, a vedere meglio, a non lasciare che chi soffre resti solo. Un messaggio universale che ci ricorda l’importanza dell’ascolto e della connessione umana.

Ciao Manù, come stai? Mi colpisce ascoltare questo brano che hai pubblicato proprio nei giorni in cui è venuto a mancare Paolo Mendico, il giovane studente di Latina. Com’è stato scrivere questo brano?

«Diciamo che scrivere questo brano è stata un’urgenza, ‘Dall’altra parte c’è un altro’ è una delle canzoni più intime che io abbia mai scritto. È nata dopo una notizia che mi ha scosso: un ragazzo che non riusciva a reggere il peso di un esame universitario e ha scelto di togliersi la vita. Viviamo in un periodo difficile, veloce e distratto, siamo poco attenti ad ascoltare gli altri, non c’è mai un’accoglienza.

È per questo che ho sentito l’urgenza di raccontare questa storia. Mi sono chiesto quante volte sorridiamo senza mostrare il dolore, quante volte non vediamo davvero chi ci sta accanto. In studio ho voluto mantenere quella fragilità, non è un pezzo pensato per stupire, ma per fermarsi un attimo e riconoscere l’altro, anche quando sembra tutto a posto. Fa parte del mio progetto musicale perché racconta ciò che di solito resta nascosto, ed è proprio lì che, secondo me, la musica deve arrivare.»

Nel tuo arrangiamento ci sono come diversi temi, diversi ambienti, come lo hai costruito musicalmente? C’è un’attenzione particolare, fino a quel tasto che spegne la musica.

«Hai centrato un aspetto, il nastro che faccio partire e che poi spengo era l’idea di voler tenere la traccia, di lasciare un segno tangibile e riconoscibile di un determinato momento. Mi piace l’idea di poter citare Samuel Breckett, noto scrittore, poeta e drammatirgo, lui amava registrare la voce per tenere viva quella tipologia d’emozione, quella che si era colta in un preciso momento, questa registrazione serviva proprio a fissare il concetto, tenere vivo quel pensiero, l’idea nel mio caso è che di questo messaggio, di questa storia ne rimanesse traccia.»

Come nasce in genere una tua canzone?

«Come in questo caso spesso parto dalle storie, vengo dal teatro, immagino storie, quando pensi a un film è un po’ compreso tutto, il movimento, la vocalità, scrivo molto di mattina il testo, non ho una forzatura.»

Qual è la tua più grande passione?

«Come ti dicevo: amo il teatro. Ho iniziato a fare l’attore da piccolo, là decisi che volevo fare quello da piccolo, la mia famiglia mi ha supportato, non basta solo il talento, bisogna studiare, dal teatro alla commedia dell’arte di Edoardo De Filippo. Oggi sono un insegnante di canto acustico, la vocalità artistica, riferito al teatro musicale, insegno a Salerno con la famiglia Stella.»

Questa estate hai pubblicato ‘Tra la mano, l’occhio e il cuore’, com’è nato quel brano?

«Sono un polistrumentista, nella parte compositiva c’è il jazz, c’è la musica d’autore, l’idea del testo è nata pensando nella difficoltà di ascoltare cose nuove, spesso l’ascoltatore ha bisogno di un ancoraggio, di un porto sicuro, ho pensato a un tema, a una melodia già sentita ma è un incontro nuovo. Ho visto dei luoghi con una persona che amavo, le stesse, ma viste senza quella persona, appaiono come nuove. Quando ho scritto ‘Tra la mano, l’occhio e il cuore’ ero attraversato da un pensiero semplice e potente che ogni canzone, per quanto possa ricordare qualcosa di già sentito, diventa nuova se nasce da un amore autentico.

Ho imparato che il pubblico spesso cerca appigli, paragoni, somiglianze e non è un male, anzi, è un modo per sentirsi a casa. Questa canzone è proprio come un luogo che si visita più volte: cambia chi ti accompagna, cambia lo sguardo, cambia tutto. Anche la musica, con le sue parole, può rinascere ogni volta, trasformandosi in una storia nuova. Ho voluto raccontare questo: che la bellezza non muore mai se la guardi con occhi diversi, e la voce può rifiorire come un sentimento che non ha paura di somigliare a qualcos’altro, ma di esserlo davvero, qui, ora.»

Tu quando ti senti a casa?

«In maniera spero non banale ti dico quello che ho, ho imparato tanto da sognatore quale sono, ho sempre avuto uno sguardo oltre, ma ho imparato secondo misura che ti tiene al tuo respiro, la mia casa oggi è il respiro, è questo momento, è un nuovo incontro, è una fetta d’anguria, quando leggo un libro, sono in quella fase di adultità in cui impari a cogliere il bello nelle piccole cose.»

Com’è stato concepito il videoclip di ‘Tra la mano, l’occhio e il cuore’?

«Ti dico subito che il video è stato diretto da Luca Landi, vuole essere un racconto poetico e pittorico girato su una spiaggia con un divano come scena centrale. La narrazione alterna momenti intimi tra me e Maddalena, a suggestioni simboliche ispirate ai quadri di René Magritte. La camera fissa incornicia il mare come sfondo, creando un’atmosfera sospesa e onirica. Il risultato è un racconto visivo essenziale e potente.»

Cos’è ‘Tra la mano, l’occhio e il cuore, Extended Play’?

«Si tratta di un è un progetto che racconta la mia traiettoria artistica attraverso tre canzoni scritte in periodi differenti ma legate da una stessa visione poetica e musicale: ‘Alma’, custodisce la mia personale evoluzione, come un frammento di anima rimasto in attesa di sbocciare al momento giusto; ‘Piccole quote d’amore’, la più recente, coglie la preziosità dei dettagli, dei gesti minimi che definiscono la sostanza dell’affetto; infine c’è proprio ‘Tra la mano, l’occhio e il cuore’ che è in qualche modo l’elemento centrale di questo EP, raccoglie e rilancia il senso dell’intero progetto, mettendo al centro la verità di uno sguardo nuovo su melodie che possono sembrare già sentite, ma che si rinnovano ogni volta.

Questi tre viaggi musicali, pur nati in stagioni diverse, condividono la stessa radice umana e artistica: raccontano la libertà di essere, la necessità di cercare senso tra parole, armonie, memorie e futuro. Questo Extended Play mi piace vederlo come il mio autoritratto dove la fragilità e il coraggio si incontrano e si fanno canto. Oggi con ‘Dall’altra parte c’è un altro’ si apre un nuovo capitolo, anzi lo percepisco come una cerniera tra ciò che ho fatto finora e le idee che ho in mente di mettere in musica nei prossimi mesi. A ottobre sarò in studio, ho bisogno di elaborare cose nuove, di farlo senza fretta, senza l’ansia di pubblicare un singolo al mese».

Antonino Muscaglione, nasce a Palermo nel 1976. Da sempre appassionato di disegno, attento a dettagli, per altri, non rilevanti. "Less is more", avrebbe scoperto in seguito, diceva Mies Van Der Rohe. Consegue la Laurea in Architettura nella Facoltà d'Architettura della sua città. Vive in Lombardia, si divide fra progettazione architettonica e insegnamento. Denominatore comune delle sue attività è la musica, da sempre presente nella sua vita. Non può progettare senza ascoltare musica; non può insegnare senza usare la musica come strumento di aggregazione.