Lucio Corsi

Lucio Corsi e la normalità che vince ai tempi dell’egocentrismo della trap

I motivi per cui “Volevo essere un duro” ha conquistato il pubblico quasi all’unanimità

Arrivato da pressoché sconosciuto alle grandi platee sul palco dell’Ariston, ha poi giocato il ruolo di assoluta rivelazione della recente edizione del Festival di Sanremo: parliamo, ovviamente, di Lucio Corsi che, con la sua “Volevo essere un duro“, ha mancato la vittoria per un misero 0,4% di distacco dal vincitore Olly trovando, sorprendentemente, anche una  straordinaria accoglienza da parte dei fruitori delle piattaforme streaming. Oggi cerchiamo di spiegarvi perché la sua proposta ha conquistato il pubblico praticamente all’unanimità.

Il successo su Spotify

Quasi un mese dopo l’inizio della kermesse, le classifiche parlano, infatti, chiaro e dicono che Lucio Corsi sta raccogliendo numeri impressionanti, francamente inaspettati alla vigilia. Prendiamo, ad esempio, in esame la classifica dei brani più ascoltati su Spotify dove il cantautore toscano è ancora al quinto posto, con una media di 500 mila ascolti giornalieri, e supera diversi nobili competitors sbarcati in riviera con maggior hype, visibilità e la lunga eco dei tormentoni sfornati negli ultimi anni.

Volevo essere un duro” sovrasta hit costruite ad hoc come “Tu con chi fai l’amore” dei The Kolors (al dodicesimo posto), “Chiamo io chiami tu” di Gaia (al tredicesimo), “Lentamente” di Irama (al diciassettesimo), “Dimenticarsi alle 7” di Elodie (al ventesimo) e “Febbre” di Clara (al quarantesimo), segno che anche il target delle piattaforme streaming sta mostrando i primi segni di stanchezza nei confronti della musica fatta in serie della nostra epoca e inizia, forse, a cercare proposte più pure, profonde e personali.

La conferma più evidente arriva, in particolare, dal confronto con i numeri raccolti da Tony Effe che ha debuttato a Sanremo da campione dello streaming e con lo status di artista in vetta alla classifica degli album più venduti nel 2024: Corsi, con i suoi quasi 24 milioni di stream totali, surclassa il trapper di “Sesso e samba” fermo a 14 milioni andando, quindi, a dimostrare come anche i più giovani sappiano distinguere la musica fatta bene dal vacuo intrattenimento della trap e, davanti a una grande vetrina come quella di Sanremo, scelgano la prima.

Corsi rompe i canoni di una società che ci vuole sempre overperformanti

La canzone di Lucio Corsi si pone, infatti, in netta contrapposizione rispetto all’immaginario egocentrico che si è fatto spazio negli ultimi anni e ribalta gli iperboli e gli eccessi figli della trap spostandosi su un’accettazione della normalità e su un invito a piacersi per come si è realmente (“Io volevo essere un duro però non sono nessuno, non sono altro che Lucio“). Il protagonista, all’inizio, sogna sì di essere accostato a personaggi forti e coraggiosi, come “un lottatore di sumo” o “uno spaccino in fuga da un cane lupo“, ma accetta poi il fallimento per non esserci riuscito trovandosi a proprio agio nella vulnerabilità umana.

Quanto è duro il mondo per quelli normali” è, ovviamente, il verso più importante dell’intera opera e quello che ha colpito maggiormente del cantautore toscano è proprio l’aver rotto i canoni di una società che ci vuole sempre overperformanti. “Volevo essere un duro” parla esattamente dell’artista che abbiamo conosciuto durante la settimana festivaliera: fuori dagli schemi, lontano dalla mondanità e dal voler essere anche personaggio mediatico, senza nemmeno uno stylist alle spalle e con gli abiti portati sul palco cuciti da lui stesso e il tutto trasuda di quella normalità di cui è velato il testo.

La sua presenza all’Eurovision è già una vittoria

La rinuncia di Olly ha spalancato a Corsi anche le porte dell’Eurovision in quella che sembra a tutti gli effetti una favola, dai palchi dei piccoli club italiani a quello della più importante manifestazione musicale europea nel giro di un anno, ma la sua scelta di partecipare ha suscitato alcune perplessità sui social perché parliamo di una proposta decisamente lontana da ciò che viene richiesto dal pubblico europeo e, quindi, con poche possibilità di puntare ai primi posti.

Non sempre, però, è necessario concorrere per vincere e anzi, portare in Europa un artista così lontano da schemi e costrizioni discografiche, sia nel suo modo di fare musica sia nella sua attitudine che lo porta a confrontarsi con le proprie fragilità in un’epoca in cui sembra necessario gonfiarsi il petto in segno di una stucchevole e illusoria supremazia, è già una vittoria.

Classe '92, il sogno della scrittura l'ho lasciato per troppo tempo chiuso in un cassetto definitivamente riaperto grazie a Kekko dei Modà, il primo artista ad essersi accorto di me e a convincermi che questa è la strada che devo percorrere. Per descrivere il mio modo di raccontare la musica utilizzo le parole che mi ha detto una giovane cantautrice, Joey Noir: "Grazie per aver acceso la luce su di me quando si sono spenti i riflettori". Non faccio distinzioni tra la musica che è sotto i riflettori e quella che invece non lo è, perchè l'unica vera differenza dovrebbe essere tra musica fatta bene e musica fatta male.