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Kekko Silvestre: “A Sanremo 2025 con una canzone che rappresenta i Modà a tutti gli effetti” – INTERVISTA

Kekko Silvestre ci racconta l’imminente partecipazione dei Modà a Sanremo, il nuovo album e il ritorno a San Siro a undici anni dall’esordio negli Stadi

Il 2025 sarà un anno molto importante per i Modà, pronti a salire, per la quinta volta in carriera, sul palco di Sanremo con la loro “Non ti dimentico“. Kermesse sanremese che sarà occasione anche per lanciare il nuovo album8 canzoni“, disponibile dal 14 febbraio in digitale, cd e vinile. Grande attesa, poi, per il concerto a San Siro del prossimo 12 giugno: “La notte dei romantici“, un evento unico che, a distanza di cinque mesi, è già quasi sold-out e che vedrà la band milanese tornare per la quarta volta in carriera nello stadio milanese a distanza di undici anni dal trionfale esordio negli Stadi del 2014.

Abbiamo partecipato a uno degli incontri di questi giorni del frontman Francesco ‘Kekko’ Silvestre con la stampa e, in questo articolo, troverete tutte le sue dichiarazioni e anche le domande che abbiamo avuto opportunità di fargli.

La scelta di partecipare a Sanremo con “Non ti dimentico

Sulla scelta di tornare a Sanremo con “Non ti dimentico“, Kekko racconta che “quando ho finito di scriverla mi sono subito reso conto che volevo portarla su quel palco, perché ha proprio tutto quello che a me piace cantare. Non portavamo una canzone d’amore a Sanremo dal 2011, da ‘Arriverà’, e avevo voglia di portare una canzone d’amore potente, di quelle che rappresentano i Modà a tutti gli effetti, dal suono al testo. Rappresenta tutte le canzoni d’amore che hanno fatto innamorare il nostro pubblico“.

Quando è venuta fuori – continua – l’idea di San Siro, abbiamo unito la voglia di cantare questo brano alla voglia di ricevere la botta di adrenalina che può darti solo il palco dell’Ariston, per mettersi a lavorare anche sullo stadio. Obiettivi? Quello che più mi interessa è che la canzone arrivi alla gente e di cantarla bene, eseguendola come si deve. Perché siamo musicisti e una delle cose più importanti per noi è l’esecuzione del brano“.

L’invito a Francesco Renga per la serata dei duetti

Nella serata dei duetti, i Modà canteranno “Angelo” insieme a Francesco Renga, una scelta in nome di un’amicizia di lunghissima data: “È venuto tutto in maniera molto naturale, nulla di studiato a tavolino. Io non ho molti amici nel mondo dello spettacolo, che considero una scatola vuota: si è amici più per convenienza che per una reale amicizia, e Francesco è uno dei pochi amici che ho conosciuto in questo mondo e con cui ho anche una frequentazione al di là del lavoro. Noi ci sentiamo spesso, un giorno gli ho detto che forse saremmo andati a Sanremo e lui mi ha ricordato che, quest’anno, ricorrono i vent’anni dalla sua vittoria. Da lì è, quindi, venuta l’idea di fare insieme la serata cover“.

Sarà bello – prosegue – celebrare il grande successo di una canzone a cui lui tiene moltissimo, perchè l’ha scritta per la sua mamma e per sua figlia Jolanda, e anche glorificarla su quel palco. Avremo un arrangiamento diverso dall’originale, sarà una versione più barocca che andrà veramente a portare il brano a un livello molto alto. Le voci vengono fuori tanto bene e questo arrangiamento valorizza ancora più il brano. Sfida vocale? No, Francesco mi batte 3-0. Io non ho mai fatto scuola di canto, è stato un dono che cerco di sfruttare al meglio, ma non conosco la tecnica. Invece Francesco ha proprio un dono naturale, ma ha anche la tecnica. È tra le voci più belle che io abbia mai sentito, può fare qualunque cosa“.

La stima nei confronti di Massimo Ranieri e il Fantasanremo

Il discorso si sposta, poi, sui colleghi, su una preferenza in ottica vittoria, ma anche su un pronostico: “Mi piacerebbe vincesse Massimo Ranieri. Il mondo della musica ho cominciato ad amarlo prima per Mirko dei Bee Hive e poi per lui nel 1988, quando fece quell’esibizione straordinaria che mi tolse il fiato: lì ho capito che avrei voluto fare questo mestiere. Sarebbe il regalo più bello che si possa fare alla musica in questo momento, una risposta a tutto quello che funziona oggi nell’industria musicale. Se dovessi invece scommettere, in questo momento, anche per le pagelle scritte dai giornalisti, direi Giorgia“.

Il Fantasanremo, invece, non stuzzica molto il cantautore milanese: “Io so che faccio perdere tutti. Nel 2023 ho battuto solo il cinque alla statua di Mike Bongiorno e poi non ho fatto più niente, perché portavo una canzone sulla depressione che non mi permetteva di fare il cog****e. Ora devo guardare le nuove regole e magari qualcosa per divertimento lo faccio, ma devono essere cose normali che non mi portano all’esagerazione“.

Il ritiro di Emis Killa

Inevitabile affrontare l’argomento del ritiro di Emis Killa a causa del coinvolgimento nell’inchiesta Doppia Curva: “Emiliano abita vicino casa mia, è un ragazzo che conosco da tanti anni e penso che abbia preso una decisione molto importante che mette a nudo anche la sua intelligenza, tirandosi indietro da una situazione molto delicata. Ha dimostrato una grande maturità“.

Però – continua Kekko – non conosco nulla di quello che è successo e quindi non posso giudicare nulla, rischierei solo di dire stupidate su una persona che conosco molto bene. Mi dispiace tanto, spero che tutto quello che sta accadendo si risolva nel nulla e gli auguro il meglio perché è un ragazzo perbene e non vorrei mai che fosse caduto in qualche stupidata“.

Bilanci e cosa è rimasto degli esordi

Quest’anno ricorrono i vent’anni dall’esordio dei Modà a Sanremo tra i Giovani e, quindi, Silvestre è chiamato a fare un bilancio sui risultati raggiunti nel corso della carriera e su cosa è rimasto di quei ragazzi dell’inizio: “È rimasto tutto. Credo che i risultati che si sono manifestati in questi anni facciano parte di un percorso partito veramente dal basso, che abbiamo costruito con grande umiltà e con grande perseveranza, e che poi ha pagato. In tutto quello che abbiamo fatto siamo stati anche fortunati, perché ci siamo resi conto di aver incontrato tanta gente più brava di noi che però non ha avuto la stessa fortuna di trovarsi al posto giusto nel momento giusto, e quindi dico sempre che non mi sento più bravo di altri. Mi sento più fortunato“.

L’unico merito che posso dare ai Modà e a me stesso – prosegue – è di averci sempre creduto e di avere fatto chilometri e gavetta per arrivare pronto al momento di fortuna che abbiamo poi trovato. Noi siamo sempre gli stessi, abbiamo la stessa passione, siamo consapevoli che tutto quello che abbiamo costruito lo potremmo distruggere in un secondo perché nulla è scontato in questo mestiere, e quindi cerchiamo di fare le cose ogni volta al massimo delle nostre possibilità. Poi i gusti sono gusti, può piacere o non piacere quello che fanno i Modà, ma noi cerchiamo sempre di farlo al meglio“.

Il ritorno a San Siro

Il 2025, come abbiamo già detto, vedrà il ritorno della band a San Siro a nove anni dal doppio sold-out del “Passione Maledetta Tour“, per un concerto vicinissimo al tutto esaurito: “Martedì mi sono arrivati gli aggiornamenti e mancano 6000 biglietti nel terzo anello, il resto è praticamente sold-out. Perchè solo San Siro? Per adesso l’idea era quella di fare solo una festa e di riunire tutto il popolo modaiolo all’interno dello stadio, poi vediamo dopo Sanremo, anche in base a come andrà il Festival, se ci saranno altre cose. Sicuramente continueremo a suonare live“.

Il live a San Siro ripercorrerà oltre vent’anni di successi, con l’obiettivo di far cantare tutto il pubblico presente: “L’idea è quella di costruire una scaletta che sia un karaoke perché, essendo una festa, è bello poter cantare tutti all’unisono. Ci saranno anche alcune canzoni del nuovo disco ma stiamo cercando di puntare più che altro al divertimento assoluto e al fatto di far cantare a tutti i nostri più grandi successi“.

Kekko risponde anche sull’ipotesi di continuare in ottica stadi: “Il mio sogno è suonare al Maradona, sono napoletano di origini e tifoso del Napoli, per me suonare dentro lo stadio dove ha giocato il più grande giocatore del mondo e dove gioca la mia squadra del cuore avrebbe un significato speciale. Però Napoli è una piazza difficile, non è per tutti e il giorno in cui dovesse succedere voglio essere prima sicuro di evitare il rischio di una delusione“.

Sogni, pause e ripartenze

È, quindi, ancora possibile avere dei sogni dopo tutto il successo che hanno avuto i Modà in questi vent’anni? “I sogni nel cassetto ci sono sempre e devono sempre esserci, però mi vergognerei a chiedere di più perché abbiamo già realizzato tutto quello che volevamo realizzare. Il mio sogno nel cassetto è quello di poter lavorare sempre a livelli importanti per tutta la mia carriera, fare sempre delle cose che possano essere all’altezza delle aspettative di chi ci ascolta, solo che non è semplice. Io ho pubblicato più di 150 canzoni tra quelle scritte per me e per altri artisti che, da una parte, mi gratificano ma, dall’altra, mi mettono in una condizione di difficoltà perché è difficile oggi continuare a scrivere e non sentirsi ripetitivi“.

Il sogno sembrava, però, essersi interrotto l’estate scorsa con il pensiero, da parte di Kekko, di prendersi una lunga pausa dalla musica. La ripartenza è avvenuta in maniera inaspettata, in una sola settimana: “È successo tutto a settembre. Mi ha chiamato il mio manager dicendomi che il nuovo presidente della Warner è innamorato da un sacco di tempo della musica dei Modà e che avrebbe voluto ascoltare il disco nuovo che avevamo fatto. Vado all’incontro e mi fanno una proposta a cui, però, io non rispondo perché pensavo di non farcela, era un momento troppo difficile“.

Nella stessa settimana – continua – ha chiamato però anche Vivo Concerti per proporci dei live, tra cui appunto San Siro. Tutti i Modà mi hanno spinto a non rifiutare e io mi sono fatto un po’ trascinare da loro, ma oggi sono molto felice perché ho firmato con la più grande multinazionale che esiste e con Vivo Concerti che ha in mente progetti bellissimi per noi“.

Le domande di Libera la Musica

Durante l’incontro, abbiamo avuto la possibilità di rivolgere direttamente a Kekko anche delle domande che trovate a seguire.

Tu e Brunori Sas siete gli unici due artisti in gara a Sanremo a firmare, in solitaria, testo e musica del brano presentato. Da dove proviene questa volontà di continuare a scrivere da solo anche in un’epoca in cui sembra, invece, obbligatoria la contaminazione con altri autori?

<<Brunori è tra gli artisti più forti in circolazione, è un vero poeta che stimo moltissimo, l’ho conosciuto a Sanremo mentre facevamo il servizio fotografico per il Festival e poi ho scoperto che noi due eravamo gli unici ad aver scritto da soli le nostre canzoni. Io sono il frontman di una band, ma sono anche un cantautore e ho la fortuna di avere alle spalle questi ragazzi che mi permettono di continuare ad esserlo. Quindi, per me, è la normalità scrivere da solo, ho sempre scritto tutte le mie canzoni così.

Io racconto storie, sono un cantastorie e, quando vuoi fare questo, non puoi essere in sette. È impossibile raccontare una storia in tre minuti scrivendo insieme a sette persone. Una canzone scritta da così tante persone insieme non potrà mai avere un’anima e raccontare una storia reale. Sono canzoni messe insieme per cercare di strizzare l’occhio a quello che è il momento dell’industria musicale. Io non lo farei mai>>.

Negli ultimi giorni, è diventata virale una dichiarazione di Francesco Gabbani in cui diceva che, secondo lui, l’autotune a Sanremo andrebbe tolto. Tu come ti poni a riguardo?

<<Francesco ha fatto una dichiarazione molto importante. Tra l’altro, a proposito di autori, Gabbani non ha scritto da solo ma ha scritto con Pacifico che è un altro cantautore di livello altissimo, e io stimo sia uno che l’altro. Il suo discorso lo sposo in pieno, ha ragione quando dice che noi che abbiamo sempre cantato dal vivo, e che ci prendiamo delle responsabilità, basta che sbagliamo una piccola sfumatura e ci dicono che non sappiamo cantare. Invece, a quelli che non sanno cantare, mettono l’autotune e così faranno comunque una bellissima figura. Non è giusto che venga messo l’autotune. Come fai a considerare se l’autotune è messo come effetto o come correzione? Non potrai mai saperlo, però le regole non le faccio io e, comunque, a me non preoccupa il fatto di non averlo. Non l’ho mai avuto e, anche quest’anno, ne farò a meno>>.

Nella settimana sanremese uscirà “8 canzoni“, il vostro nuovo album. Un ottimo lavoro, potente, pieno di vita vera, molto riflessivo e personale. Cosa devono aspettarsi i vostri fan da questo progetto?

<<Mi auguro che possa raggiungere le aspettative del nostro pubblico perchè è un disco che a me dà grande soddisfazione. Ho cercato di fare il possibile per inserire le cose migliori che ho scritto in questi anni e mettere tutta l’essenza dei Modà, raccontando più cose e più argomenti. Mi rincuora sapere che ti sia piaciuto perché oggi l’industria musicale non ti permette di fare le cose con le stesse tempistiche di prima, quindi bisogna fare meno cose per cercare di portare l’attenzione su quello che fai>>.

In “Forse” si parla di un passato purtroppo sconosciuto a chi sta su Instagram e viaggia su Google Maps, arrivando alla conclusione che siamo tutti complici di questo distacco dalla realtà. Cosa ti ha portato a sviluppare questa riflessione?

<<Questa canzone è legata alla nostalgia della mia adolescenza, dove la vita e i rapporti erano completamente diversi. La vita te la inventavi ritrovandoti in compagnia e decidendo lì cosa fare. Io adesso vado a vedere mia figlia quando esce con la sua compagnia e vedo i giovani tutti con la faccia sul cellulare. È ovvio che non li puoi condannare questi ragazzi se sono stati messi al mondo in quest’epoca. Il problema è che non ci sono regole e leggi sui social, e questo fa molta paura. Perché tu puoi spiegare quello che vuoi ai ragazzi, ma poi si sa che seguono la massa.

Dico che siamo tutti complici di questo distacco dalla realtà perché il telefonino in mano ce l’ho sempre anch’io, magari non sui social perché sono un boomer, però tra Tutto Napoli, TgCom e cose varie ci passo tanto tempo. E, quindi, in “Forse” canto la nostalgia per un passato che non c’è più, perchè vorrei avere una macchina del tempo per tornare negli anni ’90>>.

Cash” emoziona particolarmente, è molto toccante e ricca di immagini struggenti. Cosa rappresenta per te questa canzone?

<<Cash era un mio carissimo amico, un ragazzo con cui sono cresciuto e che è morto il giorno del mio anniversario di matrimonio, dietro casa mia, per un incidente in moto. Io sono ancora sotto un treno per questo episodio, da cui credo che non guarirò mai, e volevo scrivere una canzone per lui a distanza di mesi da quando è morto però, quando ho iniziato a scrivere per lui, capivo che stavo parlando più del mio dolore che di lui.

Quindi ho preso questa musica stile country e ho cercato, invece, di raccontare la sua persona per cercare di farlo sentire meno triste possibile, e anche per strappare dei sorrisi a chi lo conosceva perché racconta, esattamente, com’era lui.
Questa canzone rappresenta molto per me, rappresenta un ragazzo per cui ho scritto anche un romanzo nel 2017 che parlava della sua vita e questo fa capire quanto eravamo legati. La vita è questa, bisogna andare avanti, ma lui rimarrà sempre nel mio cuore>>.

Classe '92, il sogno della scrittura l'ho lasciato per troppo tempo chiuso in un cassetto definitivamente riaperto grazie a Kekko dei Modà, il primo artista ad essersi accorto di me e a convincermi che questa è la strada che devo percorrere. Per descrivere il mio modo di raccontare la musica utilizzo le parole che mi ha detto una giovane cantautrice, Joey Noir: "Grazie per aver acceso la luce su di me quando si sono spenti i riflettori". Non faccio distinzioni tra la musica che è sotto i riflettori e quella che invece non lo è, perchè l'unica vera differenza dovrebbe essere tra musica fatta bene e musica fatta male.