Il Volo 2024

Il Volo cerca un nuovo “Capolavoro” con una virata pop – RECENSIONE

Il trio, tornato in gara a Sanremo 2024, guarda ad una nuova soluzione musicale

Un nuovo “Capolavoro” è il buon proposito che i tre ragazzi de Il Volo hanno fissato per il loro 2024. La partenza è quella del ritorno in gara al Festival di Sanremo e l’arrivo la pubblicazione del primo vero album d’inediti della loro carriera a distanza di quindici anni dal debutto. Tanta carne al fuoco, dunque, per Ignazio Boschetto, Gianluca Ginoble e Piero Barone che, forse proprio per questo, hanno sentito per la prima volta il bisogno di confrontarsi con un qualcosa di almeno in parte nuovo e diverso.

L’amore, la costante

Se qualcosa cambia, qualcos’altro rimane costante e fedele a sé stesso. Il Volo non smette, dunque, di parlare d’amore. Per farlo guarda al sentimento più puro e assoluto sublimando il valore stesso del tempo e rendendolo assoluto: “prima di te non c’era niente di buono”. L’amore che Piero, Ignazio e Gianluca raccontano è quello che ha il potere di dare un senso a tutto liberando il meglio di noi dalla prigione dell’insensatezza e dello smarrimento nei confronti dell’ampiezza della vita (“io che mi sentivo perso come vele in mare aperto e all’improvviso tu…”).

Ora che l’amore ci ha trovati e ci ha uniti è come se “tu fossi l’unica luce a dare un senso”. Ecco, dunque, che anche la vita stessa cambia il proprio significato e si rivela densa di quel senso che, fino a poco prima dell’innamoramento, risultava difficile da comprendere appieno o anche soltanto afferrare.

La novità della svolta pop

Più che il racconto testuale, però, a risultare innovativo è il linguaggio musicale scelto da Il Volo per questo “Capolavoro”. Non è difficile cogliere, durante l’ascolto della canzone, quella che è la vera volontà dietro questa nuova partenza e cioè quella di compiere una virata, più o meno esplicita, verso un pop più attuale rispetto all’impronta classica che da sempre ne ha connotato il percorso. Partenza al piano, strofe crescenti ed un’apertura d’inciso che inserisce anche un graffiato per nulla tenorile ma, anzi, spiccatamente pop-rock nelle intenzioni connotano e evidenziano questa tendenza.

Se la teatralità interpretativa di Gianluca, che poi si riversa anche nel suo cantato, e la timbrica potenzialmente graffiata di Ignazio ben si addicono a questa svolta più forzato appare l’inserimento di Piero in questo tipo di proposta. Il più tenore dei tre fatica a lasciar andare il canto a pieni polmoni e, anzi, prova a portarlo all’interno di una canzone che, per forza di cose, non può rappresentarlo appieno. Una forzatura che si giustifica con il rispetto dell’essenza artistica di ognuno dei suoi tre interpreti ma che confonde anche le acque rendendo quella virata necessaria e legittima non del tutto riuscita e compiuta, anzi, a tratti anche la banalizza e la storce.

La necessità dell’attualità

Dopo quindici anni passati in giro per il mondo ad esportare il bel canto italiano (e non solo) con un repertorio classico, maestoso e per lunghi tratti tenorile, Il Volo ha, di fatto, bisogno di questo “Capolavoro” per poter rimanere nel tempo. Se “Grande amore” nel 2015 era apparsa come la canzone fortunata, da allora Ignazio, Gianluca e Piero non hanno più ritrovato quella stessa alchimia all’interno di un brano inedito confermando la difficoltà autoriale dello scrivere qualcosa di nuovo su quel registro.

Capolavoro” è un ottimo tentativo per tracciare una strada nuova percorribile con coerenza da Il Volo rispettando il proprio passato ma aprendosi, doverosamente, al futuro. Il brano è bello, universale nel racconto e correttamente fedele al percorso compiuto. Per approfondire il discorso e sfruttarne appieno le possibilità occorrerà trovare una nuova alchimia vocale ed interpretativa che abbia il coraggio di sposare in pieno questa svolta o che, piuttosto, scelga di non proseguirla ritornando congiuntamente sui propri passi. Il difficile sarà rimanere insieme su uno qualsiasi di questi due binari. Ora è il momento di scegliere e servirà farlo ancor prima di guardare alle canzoni che si interpreteranno per risultare, questa volta, convincenti fino in fondo.

Direttore editoriale e fondatore di "Libera la Musica" dal 2024 dopo essere stato per 12 anni alla guida di uno dei principali siti d'informazione e critica musicale. Amante del pop, delle belle voci, della nostalgia e del mondo andato fatto di classe, divismo, qualità e canto. Non rinnego il futuro, lo incoraggio ad essere migliore non cancellando il passato.