Negramaro

I Negramaro pronti al “Ricominciamo tutto” con una nuova complessità – RECENSIONE

Recensione del brano che ha riportato i Negramaro sul palco del Teatro Ariston

Diciannove anni dopo un debutto che ha fatto la storia della musica italiana, i Negramaro sono tornati sul palco del Teatro Ariston per la gara del Festival di Sanremo 2024 con il brano “Ricominciamo tutto“. Un titolo che risulta essere già un manifesto programmatico preciso inneggiando alla voglia di ripartire dall’inizio per trovare dentro di sé nuova linfa vitale.

Il racconto narrativo

In un climax continuo, Giuliano Sangiorgi, autore unico del brano, racconta un viaggio a due capace di riempire di speranze e aspettative il contorno. Il vero punto nevralgico della narrativa, non a caso, è costituito da quel verso che ricorda come “tu dici ‘andiamo ovunque basta sia lontano dalla gente’ e non fa niente basta sapere andare, andare, andare: chi se ne frega dove” su di uno sfondo amoroso passionale e classico.

Il gruppo salentino racchiude dietro il senso figurativo del viaggio il percorso interiore che porta a riscoprirsi, rinascere e dimostrarsi pronti a ricominciare. E la ripartenza, in questo caso, è quella della vita ma anche, e soprattutto, quella dell’accettazione di sé per dimostrarsi capaci di comprendersi, scoprirsi e perdonarsi. Proprio come avviene nell’amore a due dove ogni giorno occorre conoscersi nuovamente e più profondamente.

L’esperienza sonora

Il vero focus di Ricominciamo tutto” è quello che la penna di Giuliano Sangiorgi, il suono dei Negramaro e la produzione di Davide Simonetta hanno saputo conferire alla struttura musicale del brano. In un crescendo continuo, la canzone si trova ad implementare continuamente la propria forza sostenendo anche la stessa crescita vocale del vocalist e l’intensità narrativa del testo.

La partenza soffusa poggiata su di un pianoforte trova la prima apertura ritmica con l’arrivo dell’inciso in cui entrano in gioco anche le chitarre che trasportano il tutto verso il mondo di una ballad rock. Tra le “discese e risalite” di battistiana memoria, anche la voce di Giuliano Sangiorgi si concede, come nella sua miglior tradizione, diversi momenti di sali e scendi dandosi modo di esplorare a più riprese il proprio falsetto più identificativo.

La complessità come premio

Battisti torna ad essere evocato nel racconto testuale anche quando si ricorda come “eravamo una canzone di Battisti all’alba anche senza bionde trecce”. In realtà, però, il brano ha in Lucio Dalla il proprio referente principale. Come in molte delle composizioni dell’autore bolognese, i Negramaro per “Ricominciamo tutto” guardano alla complessità della composizione più che alla sua immediatezza. I sali e scendi vocali, la linea melodica della voce stessa e la forma-canzone così attenta al versante narrativo sono alcuni dei più bei lasciti dalliani alla musica italiana.

Pur capace di scrivere un brano perfetto per l’alta rotazione radiofonica e d’impatto, la band salentina ha deciso di riproporsi sul palco che, in qualche modo, consacrò l’avvio della loro carriera con un brano difficile. Non c’è il ritornello martellante o un cantato leggero e semplice da replicare dall’ascoltatore. C’è piuttosto una prova di coraggio e una complessità che, però, l’ascoltatore attento può vivere come premio. Giuliano Sangiorgi e compagni regalano al Festival e al pubblico una canzone che racconta di una storia e che suona imponente. Ne deriva una complessità che è bella e che spiega perfettamente in cosa consisti la maturità e lo status di big della canzone: la ricerca di una musica senza schemi capace di esplodere ed illuminare. Proprio come fa questo brano. Proprio come succede quando accettiamo di dirci “Ricominciamo tutto”.

Direttore editoriale e fondatore di "Libera la Musica" dal 2024 dopo essere stato per 12 anni alla guida di uno dei principali siti d'informazione e critica musicale. Amante del pop, delle belle voci, della nostalgia e del mondo andato fatto di classe, divismo, qualità e canto. Non rinnego il futuro, lo incoraggio ad essere migliore non cancellando il passato.