Eramo Nubi

Eramo Nubi: “La nostra ombra non ci può sorridere, ma noi possiamo sorridere a lei” – INTERVISTA

Intervista al rapper palermitano Eramo Nubi

È disponibile sulle piattaforme digitali dallo scorso 24 maggio “Svenire“, nuovo singolo del rapper palermitano Gaetano Vicari in arte Eramo Nubi, subito inserito nelle playlist editoriali di Spotify New Music Friday e Anima R&B. Scritto dallo stesso artista e prodotto da MIND, il brano racconta la fase dell’innamoramento, contornata da luci e ombre caravaggesche con l’autore che, pur vivendo uno splendido scorcio d’amore, si trova ad accusare stati di presincope dettati da un momento non particolarmente felice in termini di salute.
Abbiamo raggiunto Eramo Nubi per farci raccontare qualcosa in più della canzone e di lui.

Ciao Gaetano, benvenuto su Libera La Musica. Hai da poco pubblicato il tuo nuovo singolo “Svenire” e uno dei versi che mi ha colpito di più è: “La mia cara ombra saluta e non sorride“. Da cosa deriva questa sensazione così cupa?

<<Ciao a voi e grazie. La frase che ho utilizzato può avere diversi significati e suscitare altrettante sensazioni, una di esse potrebbe essere quella che hai descritto. Per me invece l’ombra rappresenta un’amica che ci accompagna sempre, in più rappresenta una prima forma di riconoscimento di sé quando siamo bimbi. Il fatto che saluti e non sorrida è semplicemente dettato dal fatto che non può farlo, ma questo non vuol dire che tu non possa sorridere a lei>>.

Perché “la vertigine si arrende al vertice“?

<<Questo verso lo interpreto così: l’amore sta al centro e le sensazioni del primo innamoramento che possono farci traballare si arrendono (bonariamente) ad esso. Così ci si vuole scoprire ulteriormente>>.

La persona a cui ti rivolgi in questo brano alla fine l’ha sciolta “la neve che ho dentro“?

<<Sì, eccome. Ci siamo scolpiti e poi sciolti e poi trasformati>>.

Il tuo hip-hop mi ha ricordato un po’ il mondo dei Sottotono per il modo di mescolare il rap con tendenze soul e r’n’b. Ti senti più vicino alla scena old-school che a quella attuale?

<<Io per generazione faccio parte della middle age dell’hip-hop italiano ed è quindi naturale per me sentirmi contaminato dalle vecchie e delle nuove influenze e suoni. Aldilà di ciò, resto dell’opinione che bisogna sempre sperimentare e cercare nuove formule come del resto restare dove si sta bene>>.

Nel tuo curriculum ci sono diverse collaborazioni con la scena hip-hop belga. Cosa ti ha lasciato questa esperienza estera?

<<L’esperienza in Belgio è stata una delle più arricchenti nella mia vita in termini musicali in quanto ho conosciuto una comunità che (dal mio punto di vista) non conosce barriere culturali né razziali quando si tratta di condividere le energie che il mondo dell’arte ci dà. Ciò che mi ha lasciato è un profondo senso di inclusione>>.

Fai inoltre parte dei Jack In The Box, gruppo fusion che fonde i colori del jazz con la metrica rap, esperimento molto interessante. Qual è il punto d’incontro tra questi due mondi all’apparenza molto lontani?

<<Non ho mai pensato ad una vera lontananza fra me e loro. Abbiamo cominciato semplicemente a suonare assieme cercando una mediazione nel linguaggio: improvvisazione soprattutto. Credo tuttora che il nostro punto d’incontro, la chiave alchemica, sia il groove>>.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

<<In realtà mi sto concentrando molto sul presente, vorrei tanto suonare in giro e portare la mia esperienza, poter condividere con il pubblico i colori e le dimensioni che abbiamo creato. Il resto si vedrà, del resto siamo nel flusso>>.

Classe '92, il sogno della scrittura l'ho lasciato per troppo tempo chiuso in un cassetto definitivamente riaperto grazie a Kekko dei Modà, il primo artista ad essersi accorto di me e a convincermi che questa è la strada che devo percorrere. Per descrivere il mio modo di raccontare la musica utilizzo le parole che mi ha detto una giovane cantautrice, Joey Noir: "Grazie per aver acceso la luce su di me quando si sono spenti i riflettori". Non faccio distinzioni tra la musica che è sotto i riflettori e quella che invece non lo è, perchè l'unica vera differenza dovrebbe essere tra musica fatta bene e musica fatta male.