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Il bisogno di “rifiatare”: quando fermarsi è d’obbligo anche per l’artista

La pausa dell’artista: un bisogno fisiologico o un trucchetto mediatico?

Una certa continuità mediatica nel mondo della musica pop italiana ed internazionale è la “dichiarazione di pausa” dell’artista. Non conta quanto sia la sua durata, l’importante è dare rilievo a quella che sembra più che altro una “tregua” nella guerra macina-numeri del sistema discografico attuale. Così, fa notizia tanto Annalisa con la sua fisiologica necessità di “rifiatare” a estate finita (“Finita l’estate voglio rifiatare un attimo. Vorrei godermi di più gli affetti” ha dichiarato la cantante) quanto la scelta di Adele che decide di ritirarsi dalle scene musicali per vivere la vita che ha costruito con fatica negli ultimi anni (“Ho passato gli ultimi sette anni a rifarmi una vita e voglio godermela. Mi mancherete tantissimo”).

Il punto è riuscire a mantenere nei fatti quelle che, in certi casi, sembrano più belle intenzioni, magari utili anche ad alimentare la macchina dei media. Per esempio, Tananai lo scorso ottobre aveva dichiarato di fermarsi “per un pochino”, salvo rivederlo appena cinque mesi dopo con “Veleno” (di cui qui la nostra recensione).

Con molta probabilità, anche quello della sua amica e collega Annalisa avrà la durata di un soffio, diversamente dal fermo di Elisa, annunciato lo scorso dicembre: “Mi fermerò un attimo anche per quasi due anni. Sicuramente non mi sento di dire che vorrei abbandonare quello fatto sino ad ora con la musica ma nemmeno vorrei rinunciare all’energia, l’atmosfera più intensa con pezzi up-tempo e anche incazzati in certi contesti. Abbiamo dato tutto e siamo arrivati ad una conclusione di un ciclo. Sono iperattiva e impiegherò il mio tempo in queste settimane, facendo cose come lo snowboard”.

Ancora diverso il motivo che ha portato Sangiovanni a fare lo stesso passo. Alla fine di Sanremo 2024, il cantante racconta (qui) delle ragioni di salute che lo hanno portato a vivere con disagio quel festival come pure la partecipazione al precedente. “Non riesco più a fingere che vada tutto bene e che sia felice di quello che sto facendo. A volte bisogna avere il coraggio di fermarsi e sono qui per condividere con voi che ho deciso di farlo”. Il lavoro dell’artista è sottoposto ad uno stress difficile da sopportare, e quasi impossibile da gestire quando subentra il motivo clinico, ma c’è da domandarsi quanto incida il sistema dello show business.

Dunque, pause significative dal sapore differente, che invece di gridare al clamore per il vuoto temporaneo dovrebbero far riflettere sul senso della ricerca come bisogno primario per chi fa arte e che negli ultimi anni sembra essere passato in secondo piano, se non addirittura archiviato chissà in quale cassetto del cuore. Tanto basta cantare qualsiasi cosa risponda all’obiettivo della produttività economica senza tenere conto del messaggio della canzone o del valore che potrà avere nella vita di chi l’ascolta.

All’artista non dovrebbe bastare fermarsi per carburare e ricaricarsi, ma per dare nuova ispirazione alla propria dimensione creativa e senza porre limiti alle direzioni ipotetiche del proprio estro. Spesso, le canzoni pop più recenti, oltre ad essere “stagionali”, si caratterizzano per sonorità molto simili fra loro, se non addirittura sovrapponibili, per essere massimamente “ballabili” e il più possibile intrattenenti. Lo stesso vale per l’uso della voce, a cui si richiede minore tecnica, rendendo il pezzo “cantabile” con facile immediatezza. Aspetti di non poco conto, quando si punta a raggiungere una clientela estesa, varia e che magari ascolta in maniera distratta e occasionale. Poco male, se quello che conta è battere cassa.

Qui, entra in gioco lo sforzo personale dell’artista di mantenere e fidelizzare una fan base mediante l’intreccio narrativo tra il progetto artistico e la condivisione sui social di spezzoni di vita privata. Insomma, un impegno su più fronti, che richiede costanza quotidiana e sacrifici tali da indurre, prima o poi, il bisogno di una pausa; di fermarsi, lasciando spazio e opportunità a qualche “collega” nuovo, magari fresco di talent show, sicuramente disposto a farsi avanti per essere spremuto a sua volta. Esattamente, come è stato per Alessandra Amoroso ed Emma, vincitrici di due fortunate edizioni della scuola di “Amici”, quando colmano il vuoto lasciato nel 2009 dal ritiro biennale di Laura Pausini, perché “dovevo capire che cos’è la vita normale”.

Chissà che anche questo sistema non sia arrivato all’apice a cui faccia seguito una pausa di riflessione autentica con l’obiettivo di rifondarlo su direzioni “di senso” più umane e sopportabili. A questo punto, è lecito domandarsi quante pause artistiche dovremo ancora aspettare per arrivare a vedere un nuovo modo di fare arte; nel frattempo, queste parole siano l’augurio per un buon cambiamento senza sosta.

Appassionato della parola in tutte le sue forme; prediligo, in particolar modo, la poesia a schema metrico libero. Strizzo l'occhio all'ironico, all'onirico e al bizzarro. Insieme alla musica sia la parola. Dopo la musica, il silenzio; dal "vuoto sonoro", il nuovo concerto.