Bianca Atzei 2024

Bianca Atzei va in “Discoteca” senza dimenticare il suo graffio – RECENSIONE

Recensione del nuovo singolo di Bianca Atzei

È il singolo che apre la strada al nuovo album in uscita a maggio e ci mostra una Bianca Atzei sorprendente: perché la cantautrice di origini sarde, che firma il brano insieme al suo produttore Diego Calvetti, non è mai stata così danzereccia, sbarazzina e scanzonata come in “Discoteca“. E l’esperimento si rivela riuscito grazie alla forte identità vocale di Bianca che la rende riconoscibile anche in una svolta così netta.

Voce che rimane in primo piano e non si fa coprire dalle sonorità che raccontano una svolta

Perché in canzoni di questo tipo l’elettronica spesso diventa un po’ troppo ingombrante fino a coprire la vocalità del cantante che quindi non ne esce esaltato, mentre qui il timbro di Bianca si prende eccome il proprio spazio e anzi, è ciò che fa letteralmente volare il ritornello costruito proprio su quel graffio che è la caratteristica principale dell’artista. La voce che, così, non si mette al semplice servizio delle sonorità ma si prende una posizione di primo piano.

Sono proprio le sonorità a dare maggiormente i segnali di una svolta, con un omaggio agli anni ’80 e l’evidente – e voluto – richiamo a “Sweet dreams” degli Eurythmics, che non è però l’unica hit leggendaria di quel decennio ad essere omaggiata: il testo rimanda infatti a “La isla bonita” di Madonna, sia con la citazione diretta della seconda strofa (“Sul lungomare riflessi e vita, sembra dipinta questa isla bonita“) che con il riferimento a San Pedro – luogo d’ispirazione della canzone – nel ritornello. Brani che fanno parte della vita di Bianca sin da quando era bambina e che, come tutti i ricordi d’infanzia, lasciano sempre un pizzico di nostalgia quando si torna ad assaporarli.

Canzone che fotografa tutta la spensieratezza di Bianca in questo momento della sua vita

Discoteca” profuma quindi di nostalgia verso le serate trascorse a ballare lontani da ogni preoccupazione, ma ci parla soprattutto del periodo che sta vivendo la cantante, ricco di serenità, armonia e radiosità. Una canzone sicuramente in linea con ciò che oggi richiede il mercato musicale, ma sarebbe profondamente sbagliato parlare di scelta furba o di voler cavalcare quello che già funziona. Perché le scelte di Bianca non sono mai state dettate da ciò che dice la discografia: sono semplicemente una fotografia delle emozioni che la avvolgono in quel preciso momento.

La sua è una connessione sempre precisa, trasparente e diretta tra l’artista e la donna: vive quello che canta e canta quello che vive. Non è un caso che, prima di questa canzone, ci sia stato un progetto di ninne nanne come “Il mio canto libero“, lontanissimo dal mainstream e da qualsiasi logica commerciale. Perché il suo grande obiettivo è raccontare ciò che ha dentro. Se qualche mese fa c’era il bisogno di ritrarre la dolcezza dei primi momenti da mamma, oggi c’è una grande voglia di spensieratezza e, quindi, un brano come “Discoteca” arriva proprio nel momento giusto.

Classe '92, il sogno della scrittura l'ho lasciato per troppo tempo chiuso in un cassetto definitivamente riaperto grazie a Kekko dei Modà, il primo artista ad essersi accorto di me e a convincermi che questa è la strada che devo percorrere. Per descrivere il mio modo di raccontare la musica utilizzo le parole che mi ha detto una giovane cantautrice, Joey Noir: "Grazie per aver acceso la luce su di me quando si sono spenti i riflettori". Non faccio distinzioni tra la musica che è sotto i riflettori e quella che invece non lo è, perchè l'unica vera differenza dovrebbe essere tra musica fatta bene e musica fatta male.