Angelina Mango

Angelina Mango: la cumbia, un antidoto al dolore e a “La noia” – RECENSIONE

Recensione del brano vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo 2024

Più ascolto “La noia” cantata da Angelina Mango e più mi sento di evidenziare che il pezzo è di Madame; scritto e sentito letteralmente da Madame. Un testo non affatto scontato, perché l’autrice è pregevole penna dei nostri tempi, capace di indagare la dimensione profonda dell’umano vivere e sentire il Sé e il suo posto nel mondo. Il tema de La noia si accosta, senza dubbio, al pensiero filosofico esistenzialista del primo Novecento e, in particolare, richiama il pensiero di uno dei suoi maggiori rappresentanti: Arthur Schopenhauer. Secondo il filosofo tedesco, «La vita umana è come un pendolo che oscilla incessantemente tra il dolore e la noia, passando per l’intervallo fugace, e per di più illusorio, del piacere e della gioia».

Il racconto testuale

Proprio in questo intervallo, potremmo collocare la canzone di Angelina Mango, in una cornice decisamente più leggera e con fini evidentemente diversi. La giovane interprete apre il racconto con particolari che rimandano alla sua biografia (“La mia collana non ha perle di saggezza A me hanno dato le perline colorate Per le bimbe incasinate con i traumi Da snodare piano piano con l’età Eppure sto una pasqua guarda zero drammi”) per arrivare a innescare una riflessione sulla propria condizione interiore, sospesa tra consapevolezza e contraddizione, negazione del dolore ed una strana gioia esaltante, che tuttavia non la esula dalla sofferenza della noia. (“Quasi quasi cambio di nuovo città Che a stare ferma a me mi viene La noia”).

La noia è uno stato di perenne contraddizione emotiva, che rende vittima la persona, ugualmente a un Cristo sulla croce, in attesa di trasformare quella passione in una festa di rinascita (“Muoio senza morire In questi giorni usati Vivo senza soffrire Non c’è croce più grande Non ci resta che ridere in queste notti bruciate Una corona di spine sarà il dress-code per la mia festa”). Sarà il ballo liberatorio della cumbia, l’antidoto a quelle spine che fanno male e l’unica via per salvarsi sarà proprio ballarla. (“Cumbia, ballo la cumbia Se rischio di inciampare almeno fermo la noia Quindi faccio una festa Perché è l’unico modo per fermare La noia”).

La scelta della cumbia

La cumbia è un genere musicale colombiano, che risente dell’influenza di almeno tre etnie: i neri d’Africa, fin dal tempo della schiavitù, per le percussioni dei tamburi; gli indigeni per l’introduzione dei flauti, che garantiscono una componente più armonica; gli spagnoli per le variazioni melodiche, coreografiche e dei costumi dei ballerini. Oggi, la cumbia si balla nel Centro e nel Sudamerica senza contatto diretto, avanzando e indietreggiando insieme.

I riferimenti del passato

Prima di Angelina, Adriano Celentano ha cantato “La cumbia di chi cambia”, con un testo politico, scritto da Jovanotti, che descrive le dinamiche di una classe dirigente corrotta e ladra. Quella danza diventa il simbolo di un possibile cambiamento, in grado di attuare la trasformazione dei vizi di un intero Paese (“Se c’è qualcuno che c’ha voglia di ballare Si faccia avanti, si faccia avanti Se c’è qualcuno che c’ha voglia di cambiare Si faccia avanti, si faccia avanti I funzionari dello stato italiano Si fanno prendere spesso la mano Iniziano bene e finiscono male Capita spesso che li trovi a rubare E fanno cose che stan bene solo a loro A usufruire di vantaggi esagerati Così abbandonano ogni tipo di decoro E si comportano come degli impuniti Questa è la cumbia di chi cambia”).

A ritmo di cumbia, pure l’omaggio alla città Milano dei Tre Allegri Ragazzi Morti feat Jovanotti. In “In questa grande città (La prima cumbia)”, il capoluogo lombardo è presentato come una realtà complessa e in continuo cambiamento, dove tutt* possono trovare il proprio posto e realizzare i propri desideri (“In questa grande città La capital In questa grande città che tutto il mondo conosce Qualcuno diventa ricco, qualcuno resta uguale In questa grande città che tutto il mondo conosce Qualcuno vuol farsi vedere, qualcuno si nasconde (…) In questa grande città Che tutto il mondo conosce Qualcuno cerca l’amore Qualcuno si fa male In questa grande città Che tutto il mondo conosce Di giorno si lavora, di notte ci si consola”).

Cantare e danzare la cumbia significa, dunque, denunciare una condizione esistente e la possibilità di trasformarla. In tal senso, la cumbia diventa sinonimo di evoluzione, cambiamento o anche solo di una temporanea evasione che, quando non risolve, quantomeno distrae e alleggerisce. Ce la farà la nostra Angelina Mango a traghettare un messaggio così potente sul palcoscenico europeo? Basterà la sua purezza, vagamente gitana, scelta come abito sanremese, a conquistare l’Eurofestival e magari a vincerlo?

Appassionato della parola in tutte le sue forme; prediligo, in particolar modo, la poesia a schema metrico libero. Strizzo l'occhio all'ironico, all'onirico e al bizzarro. Insieme alla musica sia la parola. Dopo la musica, il silenzio; dal "vuoto sonoro", il nuovo concerto.