Simona Molinari

“Nell’aria” e la libertà di essere Simona Molinari – RECENSIONE

Recensione di “Nell’aria“, brano pubblicato nel 2009 da Simona Molinari e ora rilasciato in una nuova versione

A ottobre “Amore a prima vista“, ora “Nell’aria“: Simona Molinari ha scelto di proporre in versione rinnovata alcune canzoni contenute nei suoi primi due album “Egocentrica” e “Croce e delizia“, non più disponibili sulle piattaforme digitali per motivi legati alla sua prima etichetta indipendente. Un modo per dare una nuova vita a pezzi importanti per il percorso della cantautrice napoletana di nascita e spesso ancora presenti nelle scalette dei suoi concerti.

Canzone profondamente riflessiva e interpretazione di grande pathos emotivo

Nell’aria” ci riporta al terribile sisma che, nel 2009, ha colpito L’Aquila – città in cui l’artista ha vissuto fino ai ventisette anni – con una sentita dedica a una persona cara scomparsa in quella drammatica circostanza. Il ricordo dell’amico, il dolore causato dalla perdita e la speranza di riuscire, comunque, a mantenere un contatto con lui, simboleggiata dall’immagine della “voce” che “possa arrivare oltre il cielo e trovarti lassù, dove sei un angelo tu“, diventano un modo per riflettere anche sulla precarietà dell’esistenza umana e sull’importanza di rimettere al centro delle nostre vite ciò che conta di più.

Vita, ne capisci il senso solo quando l’hai perduta, stringo il tuo sorriso morbido tra le mie dita, è un sorriso che ora durerà per sempre, vola nell’aria“, canta Simona nella seconda strofa fotografando una drammatica esperienza da cui scaturisce, però, anche la consapevolezza di saper riconoscere le cose davvero importanti che, molto spesso, coincidono con le più semplici – come, appunto, un sorriso – e che capiamo solo quando vengono a mancare.

Parliamo, quindi, di una canzone profondamente riflessiva, delicata e malinconica che trova il proprio, azzeccato, abito nella produzione curata da Roberto Costa – in arte Pisk – e dai Four on Six. Un suono volutamente minimale e che gioca in sottrazione tra piano, chitarre acustiche, archi e synth leggeri, volto a lasciare in primo piano la voce soave, magnetica e sempre affascinante dell’artista, che accarezza dolcemente la melodia nelle strofe e si fa più solenne nel ritornello, in un’interpretazione di grande pathos emotivo capace di toccare le corde più sensibili dell’ascoltatore.

Il campionato diverso che sta giocando l’artista

In un’epoca in cui sembrerebbe decisamente più conveniente adattarsi allo spirito dei tempi anziché guardare, e guardarsi, indietro, Simona Molinari conferma di voler “tenere il passo controvento” riprendendo il proprio passato per valorizzarlo e rinverdirlo. Una scelta che è specchio di un’artista fedele alla propria anima e al proprio racconto di vita, portati al centro di una proposta musicale pura, onesta, autentica e figlia di una risolutezza prima di tutto come donna, che la tiene lontana dall’essere schiava della ricerca di una popolarità effimera.

Se dovessi cercare di fare numeri utilizzando dei trucchi mi sentirei morta come artista“, ha dichiarato, recentemente, in un’intervista rilasciata a Repubblica e questo suo nuovo rilascio, proprio mentre l’attenzione di gran parte dell’industria musicale è già rivolta ai tormentoni della prossima estate, è conferma di un’attitudine di fare musica mai condizionata dalle classifiche ma che le sta, comunque, dando parecchie soddisfazioni, come dimostrano le due Targhe Tenco conquistate con gli album “Petali” e “Hasta siempre Mercedes” e una fruttuosa attività live che le sta garantendo diversi sold-out in tutta Italia. È il campionato diverso che sta giocando Simona Molinari, dove al primo posto c’è uno dei valori più importanti per un’artista: la libertà.

Classe '92, il sogno della scrittura l'ho lasciato per troppo tempo chiuso in un cassetto definitivamente riaperto grazie a Kekko dei Modà, il primo artista ad essersi accorto di me e a convincermi che questa è la strada che devo percorrere. Per descrivere il mio modo di raccontare la musica utilizzo le parole che mi ha detto una giovane cantautrice, Joey Noir: "Grazie per aver acceso la luce su di me quando si sono spenti i riflettori". Non faccio distinzioni tra la musica che è sotto i riflettori e quella che invece non lo è, perchè l'unica vera differenza dovrebbe essere tra musica fatta bene e musica fatta male.